Cari Amici,
scrivo questo post prima di tutto per raccontarvi che la chiacchierata sull’alimentazione a Chianale nel secolo scorso è andata molto bene…Ringrazio tantissimo tutte le persone che sono venute ad ascoltarmi, quelle che (dopo) mi hanno raccontato con affetto i loro ricordi legati alla panificazione e al cibo di alta montagna, e infine ringrazio il comitato che gestisce il Museo del Costume e l’associazione “Borghi più belli d’Italia”!
Sono convinta che amare il luogo in cui si vive significhi anche conservarne la memoria e fare il meglio affinché questo patrimonio di usi e tradizioni esista, condiviso, negli occhi e nel cuore di quante più anime possibili…
Insomma il mio grazie più grande e caro va a Silvana, Olimpia, Tris e Daniele…perché ho potuto parlare del passato di un paese che per fortuna è vivo e vitale ancora oggi!



E ora passiamo alla ricetta di oggi! Siccome è San Giovanni e siccome le ho mangiate appena l’altro ieri come delizioso aperitivo dopo la chiacchierata, ho pensato bene di replicare qui “ez binhes”, ovvero delle buonissime frittelle che un tempo a Chianale si friggevano la mattina del 24 giugno. Ogni famiglia le offriva al proprio pastore, e come riporta la ricerca “Bén Minjà bén begù…”: “Bisognava alzarsi molto presto, quel giorno – sono in molti a ricordare – per cucinare le frittelle e in tutto il paese si sentiva un forte odore di fritto”.
“EZ BINHES”* (con Ménto o Purétto)
FRITTELLE DI CHIANALE ALLA MENTA O ALL’ERBA CIPOLLINA
Ingredienti:
300 g di farina di grano tenero
3 uova intere
Latte (circa 100/120 ml)
Sale
Qualche fogliolina di menta o qualche stelo di erba cipollina tritati finemente
Olio per friggere
Sale fino o zucchero per servire
Procedimento:
Rompere le uova in una ciotola, sbatterle leggermente con una forchetta, aggiungere poco a poco la farina setacciata (un cucchiaio per volta), poi incorporare il latte, infine aggiungere un pizzico di sale e la menta tritata fine (alcuni mettono anche due patate cotte, ben schiacciate, altri grattugiano nella pasta due patate crude). Rimestare con cura l’impasto che non deve essere né troppo spesso né troppo liquido, ma ben liscio e senza grumi (la pastella può essere preparata anche qualche ora in anticipo, addirittura in “Bén Minjà bén begù…” è riportato che la pastella veniva preparata alla vigilia di San Giovanni proprio per essere fritta di prima mattina).
Fare scaldare circa un dito di olio in una padella bassa e larga. Quando l’olio raggiunge i 180° formare le frittelle versando una cucchiaiata di pasta per volta nell’olio caldo (eventualmente allargarle e appiattirle un poco con il dorso del cucchiaio). Non appena i bordi delle frittelle prendono un colore leggermente dorato occorre girarle perché cuociano anche dall’altro lato.
Quando entrambi i lati sono coloriti scolare le frittelle con una schiumarola e appoggiarle su un piatto rivestito di carta scottex da cucina. Tamponare delicatamente le frittelle perché perdano l’unto in eccesso e spolverizzarle con zucchero o con sale a seconda dei gusti. Consumare caldissime e fumanti…
*La ricetta che trovate qui è la mia versione, liberamente ispirata, di quella presente nel libro “Bén Minjà bén begù…” ovvero la ricerca di Sergio Ottonelli che intervistando sette testimoni ha indagato con cura e curiosità l’alimentazione a Chianale nel secolo scorso (a chiosa del volume ci sono 34 ricette messe a punto da Silvana Cortona e Olimpia Ottonelli). Il lavoro è stato pubblicato per la prima volta negli anni ’70 per le edizioni del Comitato per San Lorenzo. Il volume è sempre disponibile presso la biglietteria del Museo del Costume e dell’Artigianato Tessile di Chianale insieme a molti altri testi di Storia e Cultura locale (consultare il sito per gli orari di apertura estiva).
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