Il Castello di Pralormo è conosciuto e amatissimo tra gli appassionati di fiori e giardini, perché ogni primavera da ormai 20 anni, ospita “Messer Tulipano”, ovvero la straordinaria fioritura di 90.000 bulbi di tulipani e narcisi che tingono di parco secolare della tenuta. L’appuntamento è davvero una gioia per gli occhi, e anno dopo anno è diventato per tantissimi visitatori una gita imperdibile, che segna l’inizio della bella stagione.
Naturalmente amando moltissimo alberi e tulipani, sono stata a Pralormo in molte occasioni, ogni volta però, mi sono ripromessa di tornarci d’autunno, stagione di riflessioni e introspezioni, che mi è particolarmente affine. La buona occasione, finalmente, è stata questa mostra dal titolo particolarmente ghiotto per una foodblogger: “L’arte della bella tavola. Porcellane, argenti e cristalli protagonisti di straordinarie tavole, collezioni di menu e ricettari di famiglia”. Così domenica scorsa, accompagnata da una morbida nebbia novembrina, sono andata a Pralormo (il paesino si trova ad appena 30 km da Torino, verso le colline del Roero).
Il percorso di visita comincia “dal basso”, ovvero dalle imponenti cantine che si trovano nel seminterrato dell’edificio, e poco oltre si passa all’Office, una bellissima “stanza delle porcellane e delle suppellettili”, dove gli armadi custodiscono ancora oggi argenteria e servizi di piatti, bicchieri e posate, e una serie di bizzarri oggetti che in passato arrivavano al Castello attraverso “cataloghi di vendita per corrispondenza” allineati sulle mode seguite nell’alta aristocrazia europea.
Per entrare nel vivo del complesso macchinario che regolava pasti e convivialità al castello, ecco le meravigliose cucine: immobili, come se i cuochi avessero appena finito di riordinarle dopo un banchetto importante, ma sincere e ricchissime di dettagli adorabili in cui ognuno di noi, amante della buona tavola come delle “carabattole” perderebbe ore e ore.
Salendo invece “ai piani alti”, ovvero entrando nel grande salone d’onore (è alto tre piani, sormontato da una volta e da un lucernario, con arcate e finestre neoclassiche sulle facciate interne), si incontrano ben otto tavole allestite con ceramiche, argenti e suppellettili testimoni dell’importanza che in passato rivestiva “l’arte della bella tavola”. Nulla era lasciato al caso! Ogni servizio di ceramiche aveva decori inconfondibili, ed era utilizzato in occasioni ben precise. La sua presenza dimostrava anche quanto la famiglia che allestiva il banchetto fosse cosmopolita e “à la mode” (si possono vedere servizi di Meissen dalla Germania, Gien e Limoges dalla Francia, Wedgwood dall’Inghilterra, porcellane di Vienna dall’Austria, ma anche rare porcellane e lacche provenienti dall’Oriente -venivano portate dai piemontesi produttori di seta di ritorno dai viaggi che svolgevano alla ricerca dei bachi da seta-).
Tra le ceramiche brillano i pregiati cristalli: ogni vino o liquore ha il suo bicchiere, e nella forma di questi “contenitori” si intravede anche l’evoluzione -trasparente- del gusto (curioso il cambiamento del bicchiere da champagne, che da coppa a semi-coppa è diventato una sottilissima flute).
Impossibile non lustrarsi gli occhi sulle argenterie, cui, come ci insegna ogni serie tv in costume, erano dedicate attenzioni particolari: simbolo di prestigio da “esporre” in evidenza, l’argenteria era conservata in un armadio apposito -ovviamente sotto chiave- e richiedeva cure specifiche perché doveva essere sempre lucida e brillante.
Mi è piaciuto moltissimo vedere che ad ognuna di queste tavole è stata abbinata una ricetta tratta da menù, e dai ricettari presenti nel ricchissimo archivio o nella nutrita biblioteca del castello (tra i libri di cucina ho notato con gioia un mitico Pellaprat di cui vi ho parlato qui con entusiasmo). Oltre all’allestimento e alla sua storia, questi piatti contribuiscono a ricreare l’atmosfera che un tempo avvolgeva la famiglia dei Conti di Pralormo e i loro prestigiosi ospiti (il conte Carlo Beraudo di Pralormo, fu un importante uomo politico dell’età albertina, e pare che la sua “bella tavola” contribuisse particolarmente alla buona riuscita della sua attività diplomatica!).
Sono rimasta davvero stupita di sapere che tutti questi allestimenti sono stati realizzati esclusivamente con oggetti già appartenenti ai conti di Pralormo: nulla è stato acquistato, e nulla è arrivato per l’occasione. É stato fatto “solo” un grande lavoro per tirare fuori dal passato (da armadi e bauli) tutte queste meraviglie, e alleggerirle dalla patina opaca del tempo per metterle in mostra. Insomma, anche da queste tavole, così curate, ricche e sontuose, si comprende la storia interessantissima di questo bel castello piemontese che appartiene alla stessa famiglia da ben 400 anni.
In mezzo a tante delicate bellezze faccio una menzione speciale è per il “té alla russa” con Samovar allestito nella stanza molto femminile addiacente alla sala da pranzo. Il delicatissimo servizio di tazze ricorda la Principessa Leonilla Bariatinski, trisnonna degli attuali proprietari e famosa bellezza europea rinomata per i propri ricevimenti nel Palazzo di San Pietroburgo.
Ma il castello di Pralormo non è un fossile che vive di glorie del passato, infatti la mostra di conclude con una tavola che ci fa vedere come oggi i proprietari del Castello, i Conti Filippo e Consolata Beraudo di Pralormo, ricevono i loro ospiti: il giardino, che tanta importanza ha per la vita del castello, si intreccia alla tavola, la decora con foglie, frutta, fiori, e piccoli animaletti. Un pranzo in giardino, o un giardino per pranzo…e con qualche passo si lascia l’edificio per immergersi nel parco secolare.
Ed ecco che, quasi abbagliata dalla bellezza di ori, argenti e tovaglie di Fiandra, ho esplorato con altrettanto incanto il magnifico parco all’inglese creato a metà Ottocento dal famoso architetto paesaggista tedesco Xaver Kurten. Il gusto profondamente romantico del giardino si sposa a meraviglia con l’autunno, con i suoi colori, e con la sua decadente poesia. Un silenzio quieto ha accompagnato la mia passeggiata solitaria tra gli alberi maestosi che avvolgono il castello come una corona verde. Ormai mi conoscete, sapete che avrei voluto abbracciare proprio tutti i tronchi, e fermarmi a fotografare ogni foglia…ma ogni tanto incontrare qualche ricetta tra i rami mi riportava alla realtà ( il percorso “un parco goloso” si snoda tra gli alberi con ricette dedicate agli arbusti e ai fiori del parco).
Infine nell’Orangerie, spazio nel parco dove si ritiravano gli agrumi durante l’inverno, è esposta una bella selezione di manifesti, locandine, cartoncini, oggetti e scatole in latta dedicati a attrezzature e alle cucine d’antan, al cioccolato, ai vini spumanti e al vermouth (con attenzione particolare ai marchi del territorio torinese e piemontese). “Il gusto della pubblicità – manifesti da una collezione torinese” è un piccolo viaggio goloso attraverso l’evoluzione del gusto grafico e dei linguaggi pubblicitari, testimonianza della storia delle aziende che hanno affidato la fortuna dei propri prodotti alla cartellonistica pubblicitaria e alla mano dei più famosi illustratori del tempo.
Conclude la visita la “serra delle orchidee”: la bellissima serra in vetro e ferro dei Fratelli Lefebvre di Parigi, fatta costruire sul finire del XIX secolo da Carlo Beraudo di Pralormo, nonno degli attuali proprietari. Addossata alle spesse mura in mattoni del castello, sul lato sud in pieno sole, la serra consentì alla Contessa Matilde di coltivare piante e fiori che non avrebbero altrimenti sopportato i rigidi inverni piemontesi: agrumi, orchidee e altre varietà esotiche di gran moda al finire del secolo. In occasione dell’ “L’arte della bella tavola” la serra ospita una curiosa collezione di peperoncini e erbe aromatiche, ma anche l’allestimento della scenografia “Merenda sul campo da tennis”, con fotografie d’epoca (da notare l’abbigliamento del 1898 e vecchie racchette da tennis e da volano).
Spero, cari Amici, di avervi raccontato una bella storia e di avervi dato una buona idea per una gitarella domenicale insolita e curiosa nel cuore del Piemonte (meta in autunno di tantissimi viaggiatori golosi). Specifico che le fotografie della mostra “L’arte della bella tavola” sono state fatte con l’autorizzazione esplicita della Contessa di Pralormo, (normalmente non sono consentite le riprese all’interno del castello per cui ringrazio di cuore la Signora Consolata per la graditissima eccezione). Tutti i diritti sono riservati ed è vietato qualunque tipo di riproduzione non autorizzata.
Sul sito del castello di Pralormo trovate maggiori informazioni su visita e percorsi; la mostra “L’arte della bella tavola” è visitabile tutte le domeniche fino al 25 novembre 2018 compreso (per i gruppi, su prenotazione, tutti i giorni), con orario 10-18.
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