Oggi perchè ho il piacere di presentarvi Claudia, autrice del blog La Mora Romagnola. Di lei vi ho già accennato in altra occasione, ovvero circa un annetto fa, quando grazie ad un suo post su fb ho scoperto come acquistare libri usati inglesi (e appesantire ulteriormente le librerie di casa mia). Questa folgorazione libresca la dice moolto lunga sull’affinità tra me e lei, tant’è che quando il mese scorso ci siamo trovate sui social a parlare di dolci bacucchi e ricette tradizionali dei tempi andati ha avuto una seconda illuminazione. Così non solo siamo passate dalla Pinza a questa intervista, ma Claudia è stata anche così gentile da spedirmi direttamente la mitica (e qui in Piemonte introvabile) Mostarda Bolognese, ovvero quella particolare mostarda nera (composta di frutta -mele e pere cotogne, arance…dal sapore straordinario) con cui ho poturo realizzare una Pinza filologicamente corretta. Avete idea della mia felicità? Un dolce da credenza, antico (antichissimo direi), popolare e natalizio. Insomma, l’isoletta dei dolci perduti ha un nuovo caro abitante. E io ringrazio di cuore la dolce Claudia, che insieme alla mostarda mi ha spedito un po’ della sua romagna, e tanto del suo cuore…Sicuramente sentirete ancora parlare di lei su questi schermi…ma adesso lascio spazio alle sue parole, che è bello leggerle tutte d’un fiato, e perché così mi sembra di ascoltarla e non di leggerla…
1.Cominciamo dalla solita e ormai classica domanda: come hai imparato a cucinare?
Mia mamma ha sempre cucinato molto, mi è sempre piaciuto mangiare e di conseguenza volevo cucinare anche io. Non mi era permesso e in casa mia i dolci erano riservati solo a grandi occasioni così appena mia mamma usciva di casa io cercavo di cucinare torte. A caso, con quel che trovavo in dispensa.Quando i miei tornavano dicevo “sorpresa!” ma immancabilmente, non seguendo ricette, erano schifezze.Poi sono andata a vivere fuori casa per fare l’università, ho cucinato gomito a gomito con amici di tutta Italia e verso gli ultimi anni con carissimi amici greco- inglesi e siculo- venezuelani.Il resto è stata tutta esperienza casalinga, tentativi, qualche corso amatoriale, suggerimenti, esperimenti.
2.La tua presentazione sul tuo blog (La Mora Romagnola) è una sintesi di te in tre righe (“Blogger per diletto, pessima fotografa, mamma e moglie.Vado in crisi quando devo parlare di me nel dettaglio, oltre alla cucina amo la lettura, le serie tv, condivido col mio bimbo la passione per Star Wars e i Lego. Detesto il caldo, il mio piano B per la vita è aprire una piadineria in Islanda con la mia migliore amica”). Ci racconti il passaggio da “brava a cucinare” a “blogger” appassionata?
Il passaggio da “brava a cucinare” a “blogger” non c’è mai stato perché non mi sono mai reputata brava a cucinare: come dico sempre io non cucino, paciugo! In realtà l’idea di base era avere un ricettario mio consultabile ovunque, l’idea è sempre stata nella mia testa poi, una noiosissima domenica del 2006 (o 2005?), mentre guardavo Bourdain girare per il mondo e mangiare qualsiasi cosa, ho aperto un blog. Così, a caso. Non sapevo né come si tenesse un blog né cosa ci avrei scritto ma il passaggio a ricettario è stato breve.
3. Grazie a te ho scoperto i venditori inglesi di libri usati su Amazon (preciso anche per scritto così mio marito sa con chi arrabbiarsi 😉 ). Questo per dire che oltre a pubblicare su Fb foto bellissime e tentatrici di pacchi di cookbook interessantissimi, in alcuni casi li recensisci anche sul blog… C’è un libro particolarmente significativo sulla mensola accanto ai fornelli? Un libro di cui non ti stanchi mai, che consiglieresti a un’amica neofita?
Consigliare un libro di cucina fra quelli in mio possesso è difficile. Difficile perché ognuno ha pregi e difetti. Alcuni hanno solo difetti, sono onesta, difetti grossi tipo dosi sbagliate, spiegazioni mancanti, etc. Posso dire che in linea di massima trovo migliori i libri del mercato americano/ inglese: molto precisi, ricchi di consigli e alternative, non mi sono mai capitate ricette malriuscite (con alcuni testi italiani si ma non voglio fare nomi). Volendo proprio citare qualche autore (più che libro specifico) consiglio Paul Hollywood, Lorraine Pascale, Yotam ottolenghi.
4. Scorrendo l’indice delle tue ricette si incontrano cibi etnici, preparazioni storiche della tua Romagna, e piatti della cucina internazionale….con che criterio scegli e realizzi i le ricette che pubblichi sul blog? E soprattutto qual è l’asso nella manica de La Mora Romagnola a tavola?
Come scelgo le ricette che metto sul blog? Quello che le persone trovano sul blog è quello che io decido di mangiare a casa: a volte ricette “da tutti i giorni”, a volte ricette più elaborate per la domenica o le feste. Viaggiando molto, avendo abitato con ragazzi stranieri e avendo una passione per il cibo a 360° salto agevolmente dalla piadina alla cucina thai.
Il mio asso nella manica a tavola?
Non lo so, non ne ho idea, ho consultato il marito, lui dice i crostini!
5. Oltre alle ricette sul blog recensisci locali, ristoranti, e dispensi ottimi consigli per altri viaggiatori. I sapori che assaggi durante i tuoi viaggi ispirano la tua cucina? Tenti mai di riprodurre a casa quello che hai mangiato in giro per il mondo?
Sono una copiatrice seriale di ricette provate nei locali, a volte mi avventuro fino nelle cucine per chiedere dettagli (a volte vengo ben accolta, a volte no, in generale all’estero trovo i cuochi più vogliosi di condividere le loro ricette).
6. Io sono affascinata dal rapporto tra letteratura&cucina, e dalle ispirazioni/contaminazioni reciproche. Tu spesso parli del rapporto tra cinema&cucina, o meglio tra serie tv&cucina. C’è una serie che ti ha ingolosita più di altre?
Serie tv che mi hanno ingolosita? Una domanda difficile, mi appassionano per lo più serie crime e horror e in linea di massima in questi casi il cibo è solo un contorno e spesso non troppo appetitoso.
Adesso dico una cosa controversa: la serie tv che ho visto che ha dato più risalto al cibo è Hannibal.
Messa così non suona bene, eh?
Ed ora la ricetta della Pinza, che è davvero un dolce genuino, semplice e confortante. Io ho fatto un po’ una crasi tra le indicazioni di Claudia (la ricetta originale qui), tratte dal libro “Cucina di frontiera”, scritto da Lucia Antonelli, chef de La taverna del cacciatore a Castiglion dei Pepoli, e la ricetta delle Sorelle Simili nel libro “Pane e roba dolce”. Il risultato ha entusiasmato tutta la mia famiglia (compresa ladolcemetà sempre diffidente verso i dolci da credenza), e anche i miei vicini di casa, e anche la cara Giulia che ha compiuto gli anni ed è passata a trovarmi proprio il giorno della Pinza…Insomma è piaciuta a tutti, e di sicuro tenterò di replicarla, anche senza mostarda (magari tento un ripieno al cioccolato). Le Simili dicono che sull’Appennino e nella campagna bolognese è un dolce tipico del Natale e in questa occasione la marmellata è arricchita con uva sultanina, pinoli, cacao e scorza di limone…come consigliato in diversi siti sembra venga bene anche con la confettura di prugne. Vi aggiornerò …per ora però ecco la mia Pinza con mostarda bolognese liberamente ispirata a quella di Claudia
Pinza
- 500 g farina
- 180 g burro a temperatura ambiente
- 180 g zucchero
- 25 ml latte
- 5 g miele millefiori o acacia
- un pizzico di sale
- 12,5 g lievito chimico per dolci
- 2 uova
- la scorza di mezzo limone bio
Per farcitura:
- 1 barattolo di mostarda bolognese
Per la decorazione:
- 1 tuorlo
- zuccherini in abbondanza
- Pre riscaldare il forno impostandolo su 180° circa. Setacciate la farina col lievito in una ciotola, aggiungete lo zucchero il pizzico di sale e il burro a dadinie. Mescolare velocemente fino ad avere un impasto sabbioso.
- Aggiungere poi le due uova, il miele, e la scorza grattugiata del mezzo limone, infine il latte. Impastate rapidamente, solo il tempo necessario per amalgamare bene gli ingredienti.
- Trasferite l’impasto su un foglio di carta forno e con il mattarello dargli la forma di un rettangolo dello spessore di 4 o 5 mm.
- Coprite uniformemente il rettangolo di mostarda o confettura (lasciare tutt’attorno un bordo libero di circa 1 cm).
- Aiutarsi con la carta da forno per ripiegare il bordo inferiore sino a circa metàdel rettangolo.
- Ripiegare anche il lato superiore.
- Richiudere di qualche centimetro (come un pacchettino) anche i lati della pinza.
- Trasferire la Pinza su una teglia avendo cura di rigirarla sottosopra (la falda deve essere a contatto con la teglia.
- Spennellare la superficie della Pinza con un tuorlo leggermente sbattuto. Poi cospargela interamente di zuccherini bianchi (abbondate, sono parte essenziale del dolce)!. a questo punto con un coltellino fate 3 o 4 fori distanziati piantando la lama sino a raggiungere la teglia.
- Cuocere in forno a 180° per 30 minuti (io ho usato il forno ventilato, per quello statico aumentate un po’ i tempi). Si tratta di un perfetto dolce da credenza, perchè questa frolla soffice si mantiene fragrante a lungo anche se conservata a temperatura ambiente.
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