Le nostre vite, e le nostre case sono in continuo cambiamento (non vi stupite mai trovando qualche vecchia foto nello smartphone?), figuriamoci una libreria di cucina, che proprio in virtù della sua funzione pratica è continuamente letta, usata, studiata e arricchita! Anche se la gastronomia è da sempre la mia grande passione insieme alla letteratura (altri libri sig-!), prima di avere il blog non mi rendevo conto così bene dell’evoluzione dei miei gusti. 5 anni di post, quattrocento ricette, foto, top ten e infinite interazioni con lettori e amici golosi, testimoniano invece che nulla è immobile, tanto meno le mie letture, le ricette e il mio modo di cucinare.
Sono un’inguaribile curiosa, e visto che parliamo di libri concedetemi la metafora libresca di “curiosità alla Miss.Marple”, che magari finisce anche per farsi i fatti altrui, ma è prima di tutto un’osservatrice attenta, una grande deduttrice, una donna presente a sé stessa e al suo piccolo mondo. Proprio con questo genere di curiosità leggo, provo, sperimento, vivo di grandi innamoramenti, cambio idea, tradisco, ripudio libri e autori, li rivaluto e torno sui miei passi. Insomma è tutto un grande movimento di pagine, carta e volumi, ricette e storie che si riflette anche sugli scaffali che ospitano tutto ciò. Certo, per essere proprio onesta non ho ancora riunito davvero tutti i miei libri di cucina in una fantastica spaziosissima libreria dei miei sogni (tanti per necessità sono anche in e-book, che non mi piacciono, ma almeno non sono ingombranti!), e anche gli scaffali sono sempre un po’ recuperati, adattati (come la fioriera da balcone in ferro bianco che vedete usata come libreria) con più attenzione alla solidità che all’estetica! Ma ho appena 35 anni, per la realizzazione dei sogni e la casa perfetta c’è ancora tempo…quindi, ecco la mia libreria golosa in un giorno d’aprile del 2018! Le foto, non sono un gran chè perchè la bella luce primaverile che aspettavo latita, ma questo post oltre a farvi curiosare tra le mie letture, serve a ricordarvi di partecipare al contest con leggerezza: non cerchiamo la #bibliotecagolosa più bella, ordinata e precisa ma per quella raccontata meglio, quella più vissuta, sentita, usata, amata…
Vi aspetto!
Apro le danze con i libri di cucina piemontese, che sono la mia grande passione. Purtroppo poco conosciuta, e mal praticata anche in patria (la maggior parte dei ristoranti sabaudi serve vitel tonnè, ravioli del plin al sugo d’arrosto, tajarin 1.000 tuorli, bunet e basta), quella piemontese è in realtà una cucina ricchissima di sfumature, di varianti interessanti e di piccoli grandi capolavori. La mia collezione di ricettari sul tema è in realtà la minima parte di un universo gastronomico stratificato nei secoli, che poggia le basi su materie prime eccellenti, su influenze blasonate e su una terra variegata, generosa e sorprendente.
Subito sotto, sempre disponibili per dubbi dell’ultimo minuto ci sono i miei grandi classici, quelli su cui conto quando non so dove sbattere la testa e la mia dolce metà mi chiede cose come la trippa fritta! Il numero è esiguo, a fronte del fatto che queste sono Bibbie, e averne più di una può anche nuocere e confondere. Sostanzialmente per la cucina tradizionale italiana Ada Boni, Carnacina, Veronelli e Marchesi (anche se il ricettario non è suo ma è una raccolta). Per quella italiana più moderna Allan Bay. Per tutto il mondo anglosassone The joy of cooking. Per la cucina internazionale/classica Escoffier, Pellaprat e la Scuola di cucina del Cordon Bleu. E per tutto il resto l’Enciclopedia illustrata della gastronomia a cura di Marco Guarnaschelli Gotti. Fine. Una costellazione luminosa, sicurissima e sempre presente quando alzo gli occhi al cielo e cerco la stella polare per orientarmi tra le stelle! 😉
Passiamo poi alle letture più impegnate, ovvero al ripiano dei volumi di Storia&Cultura dell’alimentazione, con una dose consistente di letteratura in cucina (colleziono gli adorabili volumetti della collana “Leggere è un gusto” dell’editore “Leone Verde”).
Altro mio grande amore sono le cucine regionali italiane. Di solito mi compro come souvenir il ricettario più noto della città che visito, abitudine che mi regala grandissime soddisfazioni, come vi ho raccontato di recente per il ricettario dotale triestino di Maria Stelvio (grazie al quale ho scoperto quello di Katharina Prato).
Un ripiano (piuttosto denso) è dedicato ai dolci e ai lievitati da forno, anche se poi per assurdo sul blog vedete quasi sempre dolci sperduti e dimenticati delle nonne, che sono generalmente molto gustosi, ma semplici nella realizzazione, privi di fronzoli e di complicanze estetiche propri invece della pasticceria moderna.
Poi c’è il ripiano guazzabuglio/sgabuzzino…cioè tutto quel che non entra nelle altre categorie e negli altri ripiani finisce qui… cucina etnica, spezie, regali golosi, fritti, verdi, l’ipercalorica Nigella, qualche ricettario stellato, qualcuno televisivo, e per ovvie ragioni il Larousse gastronomique…che è sì la summa del sapere gastronomico francese da 80 euro, ma ha una mole e un peso tali che nessun altro ripiano della libreria, se non uno vicino a terra può ospitarlo.
Infine non poteva mancare una foto panoramica, anche se parziale sulle mie “bacuccate”. C’è qualche numero particolarmente agée della Cucina Italiana (rappresentativi, perchè non avevo voglia di tirarli fuori tutti, e quelli più recenti invece li ritaglio -vedi Digesto Culinario). Ci sono i Guida Cucina del 1982 (il mio anno di nascita), il ricettario Bertolini, quello Pane Angeli, il Cirio e quello dell’Olio Carli (che oltre ai consigli alimentari fornisce un sapere domestico a tutto tondo, dalla lucidatura degli argenti al morso di vipera!). Poi c’è il CASADORO (Liebig), lo Scrigno d’oro di Vanna Piccini, Il Manuale di Nonna Papera della mia infanzia, e “Una Casa tutta da scoprire” (anche lui mescola con nonchalance fitoterapia, restauro, astronomia e cucina per le casalinghe tuttologhe degli anni ‘80). Infine anche questo patinato dal tempo “C’era una volta il dolce…” enciclopedia in 4 volumi dei dolci regionali italiani a cura della mitica Fernanda Gossetti (prima o poi ci scriverò un post apposito). Qualcuno di loro è stato ereditato, qualcun altro scovato su improbabili bancarelle, altri salvati dalle macerie di uno scatolone da cantina in un mercatino delle pulci. Ognuno, oltre alla storia scritta sulle sue pagine, mi racconta sempre anche la maniera più o meno rocambolesca con cui è arrivato in casa. Che non è mai un semplice, vado compro e torno. Ma una più emozionante, infantile avventura che somiglia incredibilmente ad una caccia al tesoro…
Insomma, forse non vi ho fatto vedere proprio tutto tutto, perchè come sapete sono una fanciullina sempre un po’ sparsa e sempre un po’ a zonzo, ma qui trovate sicuramente molto di me! Io ho privilegiato fotografie ravvicinate, in cui si potessero vedere abbastanza bene i titoli per cui se volete parlare di questi libri, chiedermi un consiglio, dirmi cosa ne pensate o sapere cosa ne penso io, scrivetemi (info@betulla.eu)! Parlare/scrivere di libri per me è sempre un grandissimo piacere!
Silvia The Food Traveler dice
Ma la tua è una biblioteca vera e propria, nel senso che potresti davvero prestare libri 😉
Non so se ti può interessare e non sono nemmeno sicura che sia aperta al pubblico, ma mi sa che dovresti provare a vedere se si può visitare la biblioteca dell’Università di scienze gastronomiche a pollenzo. Ci sono stata l’ultima volta un po’ di anni fa ma merita davvero una visita, sia per il posto in sè che per i volumi esposti.
Buona giornata ?
Antonella dice
Ma che bella biblioteca-culinaria. Anche io ho una passione (e una mini collezione) per i libri di cucina, ma tu li hai organizzati in modo molto professionale! Cosa che io non sono riuscita a fare fino ad ora.. mi hai dato un’idea. ciao!
Gaia Sera dice
La disposizione/confusione delle mie stanze non mi permette un sì ordinato compendio ma tengo tutto alla rinfusa con un semplice ordine: davanti i libri che leggo di più e dietro quelli che non sono disposta a far sparire ma che comunque vengono utilizzati meno di frequente. Noto con piacere che abbiamo titoli in comune e non parlo dei libri ovvi ma di quelli pazzi tipo “La cucina del monastero” e come te ho tanti tantissimi libri formato digitale che sono ovviamente meno belli perché non si possono sfogliare, ma infinitamente più pratici quando come me, ti trasferisci per almeno due mesi l’anno e vorresti portarti dietro TUTTI i tuoi libri. Al di là del formato o dei titoli comunque trovo che sedersi al tavolo con un bel caffè davanti ed un libro di cucina tra le mani sia uno dei piaceri più belli della mia vita, battuto solo dal sedersi in poltrona con un libro di narrativa tra le mani, le gambe rialzate, la copertina e fuori la pioggia battente ??