C’è chi sostiene, semplificando un po’ troppo, che per dimagrire sia sufficiente non mangiare. Allo stesso modo per evitare di essere sommersi dalla carta basterebbe non comprarne in continuazione di nuova. Peccato che le verità di fede troppo semplici con me non funzionino mai. Sono inesorabilmente, inevitabilmente e assolutamente una mangia carta. Leggo qualunque cosa scritta, dal giornaletto dell’Esselunga ai quotidiani, passando per i volantini pubblicitari e per tutte le riviste patinate che per un motivo o per l’altro passano per la casa. Io leggo avidamente. La dolce metà ironizza sulla certezza di trovarmi, prima o poi, immersa tra le pagine di PlayBoy o di Caccia&Pesca…cosa che, se capitasse l’occasione, di certo non disdegnerei. Insomma, tutto questo per dirvi che come ogni lettore onnivoro, troppo onnivoro tendo ad accumulare mucchietti di carta negli angoli meno consoni della casa. Il comodino, pur scelto appositamente in affinità spirituale con questa mia mania, cioè 1 mt x 1 mt di superficie d’appoggio, è stato il primo a perdere la sua funzione di appoggio, per trasformarsi in un banchetto simil-Bouquinistes parigini. I davanzali soffrono costantemente dei miei ingombri, così come almeno una delle quattro sedie intorno alla tavola (tanto siamo solo in due, mica le dobbiamo usare tutte!), e all’occorrenza (cioè in estate) non esito a ingolfare di carta anche il cassetto scalda vivande della stufa (che tanto è spenta!). Ora, tolti i libri rilegati (che per fortuna posso accumulare lecitamente e hanno i loro appositi scaffali), e tolti i giornali che non avrebbe alcun senso conservare (Notting Hill insegna: “i giornali di oggi serviranno a ricoprire le pattumiere di domani”), rimaneva il problema delle riviste. Per evitare di soccombere sotto una babelica torre di carta patinata mi sono imposta delle regole: 1. per le riviste di argomento vario e improbabile vegeto sui miei famigliari (le leggo a scrocco, non le compero, e e non le trascino in casa per nessun motivo). 2. per le riviste di argomento culinario cerco di contenermi accontentandomi delle uniche due che gira e rigira mi danno qualche soddisfazione: La cucina Italiana e Cucina Moderna. La prima mi piace perchè è una garanzia, una specie di bibbia, le ricette sono perfette (sempre), e il fatto che ci sia davvero una cucina nella redazione si sente. La seconda è una lettura più agile e leggera, con spunti per la cucina quotidiana e veloce. Da quando poi ho scoperto che posso avere l’abbonamento di entrambe con i punti del supermercato sono ancora più contenta 😉
Nonostante tutta questa “rigidissima autodisciplina” periodicamente mi trovo delle specie di panettoni gastronomici di ritagli e pagine strappate ad argomento cibo accumulati qua e là: vuoi non conservare un interessantissimo dossier sui coloranti alimentari? E quelle 7 righe sulle virtù della curcuma? la ricetta del polpettone di Anna Moroni sul giornalino di Acqua&Sapone? Niente, ci sono cose che è IMPOSSIBILE buttare.
Così mi è venuta l’idea di mettere tutti questi “preziosissimi” fogli volanti dentro dei raccoglitori plastificati…anzi, meglio, dato che non ho lo spazio per conservare annate di riviste di cucina, e dato che dubito di avere mai il tempo per andare a rileggermele per intero, ho deciso di conservare solo gli articoli/ricette che mi interessano di più. Morale della favola, ogni 5 o 6 mesi, mentre ladolcemetà si intrattiene con una delle tante assurde serie tv americane a tema giallo/triller/potere/politica e mortiammazzati, io imbandisco il tavolo con il tappetino da taglio, mi armo di forbici, tagliacarte affilatissimo, e seleziono minuziosamente le ricette che voglio davvero conservare. Lo so, sembra un’attività da nonnetta, ma questi raccoglitori sono infinitamente più semplici da consultare rispetto a blocchi di annate di riviste di cucina stipate in cantina. Ladolcemetà, a cui non mancano né ironia ne riferimenti al mondo classico, ha iniziato a sostenere che nelle mie serate tra giornali, colla e forbici io stessi facendo una sorta di “Digesto della cucina”. Ora il Digesto vero è un’immensa raccolta in 50 libri di frammenti delle principali opere della giurisprudenza romana promulgata dall’imperatore Giustiniano nel 533. Che volete che vi dica? Giustiniano deve aver pensato (esattamente come me con i ritagli di cucina) “qui c’è un gran guazzabuglio di norme, leggi e interpretazioni, bisogna fare ordine”! Poi però, siccome era l’imperatore, non poteva mettersi a selezionare personalmente tutto quel materiale forense (e forse la moglie Teodora non era avvezza alle serie televisive…), così ha formato una commissione di dotti saggi che l’ha fatto per lui, componendo il Digesto (che prende il nome dal participio passato del verbo digerere, “disporre classificando gli argomenti in modo ordinato”).
In effetti sì: con i miei classificatori colorati faccio una sorta di Digesto culinario, per cui “fare il digesto” è diventato il nome di questa domestica attività serale estremamente rilassante per quanto assurda e un po’ ridicola (ovviamente il suddetto lavoretto non mi impedisce di commentare la serie in carica della dolcemetà, questionando su certi macroscopici errori di sceneggiatura!).
E voi? Che riviste di cucina comprate? Come gestite la loro conservazione? Le buttate a cuor leggero, o le conservate per la vita? Daiii ditemi che non sono l’unica con certi problemi di accumulo di carta!
Lascia un commento