La storia della mia famiglia è talmente ingarbugliata e intrecciata a diverse regioni d’Italia che praticamente si può raccontare solo a voce. Ironia della sorte però io sono nata nel bel mezzo della pianura padana, all’ombra della Madonnina (dico ironia della sorte perchè poi sono cresciuta come una bestiolina selvatica sui monti cuneesi). Insomma questo per dirvi che volenti o nolenti non si può prescindere da una nascita milanese. E questo elemento ogni tanto riemerge con guizzi di inspiegabilmente vitali (almeno in cucina). Ecco perchè, come la maggior parte dei bambini lombardi, il 13 dicembre ho sempre pensato a Santa Lucia. Non che le scrivessi una vera e propria letterina, o che aspettassi i suoi doni, però ogni tanto capitava che mi lasciasse qualche piccolo giocattolo, un giornalino, oppure mandarini e torroncini (insomma nella mia testa era una specie di befana anticipata, molto povera ma molto simpatica). Comunque intorno al 13 dicembre erano immancabili in casa le frolle di Santa Lucia, dei biscotti semplici semplici (all’epoca era la stessa frolla della Crostata Eliolina) spolverati di zucchero a velo. Solo in età adulta ho scoperto che questi biscotti andrebbero lasciati in un piatto la notte del 12 per rifocillare la Santa nel suo viaggio sulla terra (la povera martire ha una storia tristissima, che sono contenta di non aver mai sentito da bambina!), mentre io ho sempre creduto che si mangiassero solo il 13 in onore della Santa. Questa cosa del cibo rituale dei Santi ha, antropologicamente parlando, elementi di grande fascino, su cui potrei scrivere pagine e pagine. Ma taglio corto perchè in sostanza volevo solo spiegare che per me Santa Lucia è una tradizione sentita, ma un po’ lontana e scolorita, motivo per cui in famiglia è sempre stata modificata e adattata al quotidiano senza troppi problemi. Per questo i frollini di Santa Lucia nel tempo sono diventati gli asinelli di Santa Lucia (il somarello era l’elemento iconografico che me l’ha sempre resa immensamente simpatica), e i torroncini delle bancarelle lodigiane raccontati da mia mamma, o quelli lasciati dalla Santa, sono finiti nel ripieno.
Di recente mi sono resa conto che questo “adattamento” famigliare e un po’ eretico alla tradizione di Santa Lucia non è del tutto infondato, perchè documentandomi sull’infinita quantità di feste e cibi legati alla Santa (incredibilmente da Siracusa alla Svezia, passando per Avellino, Bergamo, Lodi, e Verona Santa Lucia gode di una popolarità senza pari), ho letto che in Trentino per questo giorno di confezionano proprio dei piccoli asinelli in pasta di pane. 😉
Frollini di Santa Lucia con crema al torroncino
Ingredienti
(dosi per circa 32/35 frollini o 16 biscotti farciti -doppi-)
Per la frolla:
250 g di farina 00
125 g di Burro
100 g di zucchero semolato (meglio quello fine tipo zefiro)
1 uovo intero
la scorza grattugiata di mezzo limone bio
i semini di mezza bacca di vaniglia
Per la crema al torroncino:
100 g di torrone duro (torrone classico)
30 ml di latte intero
5 g di burro
Procedimento:
-Setacciare la farina in una terrina, aggiungere i pezzettini di burro mou (cioè a temperatura ambiente), lo zucchero la scorza del limone grattugiata e la vanilia (volendo sostituitela con un pizzico di vanillina). Con la punta delle dita, o nell’impastatrice lavorate l’impasto fino ad avere un composto sablé (consistenza sabbiosa). Infine aggiungete l’uovo e impastare fino a ottenere una frolla liscia (questa fase fatela rapidamente a mano, il calore dei palmi renderò l’impasto compatto). Avvolgere con della pellicola per alimenti e lasciar riposare almeno un’oretta al fresco.
-Trascorso questo tempo dividere accendere il forno a 180°, dividere l’impasto in 4 panetti circa. Stenderli con un mattarello direttamente sulla carta da forno (devono avere lo spessore di circa 4mm). Ritagliare con un tagliabiscotti nella forma desiderata (io un cerchio tondo -bicchiere- poi ho impresso con un tampone il disegno dell’asinello). Trasferire i dischetti su una teglia coperta con un foglio di carta da forno e procedere così fino all’esaurimento dell’impasto. Cuocere in forno caldo per circa 8 minuti (non devono brunirsi).
-Nel frattempo preparare la farcitura tritando finemente il torrone duro su un tagliere. Metterlo in un pentolino insieme a 30 ml di latte e a 5 ml di burro. Sul fuoco piccolo sciogliere delicatamente il tutto mescolando continuamente. In pochi minuti si otterrà una crema, quindi spegnere immediatamente.
-Fare raffreddare bene i biscotti, poi unirli a due a due ponendo al centro un cucchiaino di crema al torroncino. Sistemarli in un pirottino di carta e servirli con il the o il caffè.
Silvia dice
Questi ciuchini sono spettacolari! Buffi! E il tuo proverbio me ne ha ricordato un altro che diceva sempre mia nonna, da usare il 21 dicembre: per san Tommè, il giorno allunga quanto il gallo alza un pie’! ? rende, eh?
Betulla dice
Oh che tenerezza chiamarli ciuchini, mi ricorda tanto Pinocchio, e anche il mio Papà che me lo leggeva sempre. E poi che bello questo proverbio della nonna. non l’avevo mai sentito, e come sempre rimango incantata dalla saggezza contadina dei nostri avi! bellissimo. Me lo segno sul mio librino delle cose importanti, che poi è un quaderno a pois pieno di scritte e appunti su cose inutili che io adoro andare a rileggermi ogni tanto. Grazie!
Silvia dice
❤