Ebbene sì cari amici del #Betullablog. Anche io dedico un post alle cosiddette “letture estive”. Solo che mentre normalmente con “letture estive” ci si riferisce a quei libri leggeri e leggiadri, da affrontare distrattamente in vacanza, io intendo invece raccontarvi di una piacevole compagnia su carta stampata, da sfogliare in cucina mentre la torta cuoce, o se è troppo caldo per accendere il forno, mentre la gelatiera prepara il sorbetto. 😉
In Italia abbiamo numerosissime (quasi infinite) pubblicazioni generiche da edicola dedicate alla cucina, il cui target gira e rigira è principalmente “la casalinga disperata”, o meglio quella fantomatica “massaia” (creatura ereditata dal Ventennio) che è nume tutelare della casa, dei fornelli e dell’economia domestica (spadellare è il suo dovere). Poi abbiamo dall’altro lato le riviste di settore, specifiche per la ristorazione, ovvero pensate a chi ha fatto della cucina una professione e un’impresa.
In mezzo a queste due sponde si agita il nulla. O meglio ci sono vaghi tentativi ibridi e furbetti (in formato di costola mensile a quotidiano) di strizzare gli occhi a entrambe le parti, mescolando storie di Chef, ricette sommarie e popolari, un po’ di buone maniere, inchieste, paginoni prezzolati dalle aziende, e la classica, immancabile, intervista alla signora (della moda, dell’industria, della buona borghesia, della politica…) che, pur dimenticando di dirci il numero esorbitante di dipendenti al suo servizio, ci svela generosamente i segreti del suo successo (anche culinario), in equilibrio perfetto tra famiglia e realizzazione personale.
Insomma sono purtroppo convinta che la stampa italiana dedicata al cibo trascuri da sempre una categoria fondamentale (e senza genere): gli appassionati. Coloro i quali amano profondamente cucinare in sé e per sé, non perché sia una necessità (o peggio un dovere) e viceversa non perché sognano di avere un ristorante, di andare a Masterchef e cambiare vita con il sifone/frullatore alla mano a favore di telecamere.
Tutto questo luungo preambolo per dire che, considerate le “pubblicazioni spassionate” del nostro povero e a volte ottuso Bel Paese, mi rivolgo spesso e volentieri all’edicola internazionale e ai nostri vicini francesi, che invece hanno capito benissimo “il valore” degli appassionati (“les amateur”, che significa al contempo amanti/dilettanti/principianti).
E qui entra in gioco la mia simpatica “lettura estiva” firmata “Fou de Pâtisserie”. “Fou de Pâtisserie” è per prima di tutto una rivista nata nel 2013 da due editori indipendenti, Muriel Tallandier e Julie Mathieu, che hanno avuto l’idea (geniale) di creare la prima rivista francese dedicata esclusivamente al mondo dell’alta pasticceria. Come spiega bene il sito il concetto era: offrire ai propri lettori le ricette dei migliori chef, raccolte direttamente da loro, spiegate e integrate in modo da renderle fruibili a chiunque. Il soggetto è l’alta pasticceria, ma la rivista si rivolge a TUTTI, non solo ai professionisti. E questa semplice banalità è la fortunata formula di questo curioso bimestrale, che sin dalla prima uscita ha conquistato il pubblico di lettori golosi e appassionati: tant’è che pur vantando numerosi concorrenti, ormai da 10 anni, è considerato il media n.1 di riferimento sulla pasticceria. Nel tempo la stessa mentalità innovativa e corale della rivista ha dato vita a tre deliziose boutique parigine, dove i clienti possono trovare contemporaneamente una selezione dei migliori dolci freschi preparati ogni giorno dalle più prestigiose pasticcerie e dai migliori artigiani di Francia (in un unico negozio si puoi comprare un Mont Blanc di Angélina, i macaron di Pierre Hermé, i cioccolatini di Michalak, una crostata di frutta di Hugo&Victor…e sì è un paradiso in terra!).
Dopo aver sollazzato (e istruito) per anni i propri lettori con le ricette e le storie delle più straordinarie delizie del mondo, proporre au kiosque (in edicola) il “cahier de vacances” di “Fou de Pâtisserie” è proprio un bel lampo di genio all’altezza della rivista.
Certo, anche nelle nostre librerie ormai abbondano i quaderni di compiti delle vacanze per adulti…ma questo è in realtà molto più simile ad una “settimana enigmistica” declinata a tema pasticceria, che a un vero eserciziario di compiti. E per fortuna, aggiungo, perché se c’è una cosa dell’infanzia che non ho alcuna intenzione di trasferire e mantenere nella vita adulta è proprio la noia infinita del quaderno dei compiti che pendeva come una spada di Damocle sulle gioie dell’estate sino a che non lo finivo tutto.
Il “cahier de vacances” di “Fou de Pâtisserie” ha una parte di cultura generale, e poi è organizzato secondo le principali aree geografiche del Paese (Paris ile-de-France, nord-est, nord-ouest, sud-est, sud-ouest, outre-mer). In ogni sezione si trovano ben due ricette Hit, ovvero due ricette significative di quel territorio firmate dai migliori pasticceri della zona.
Infine chiude il tutto un test molto divertente intitolato “Cap ou pas cap?” Il Cap è certificato di attitudine professionale (C.A.P.) che conferisce una qualifica di operaio specializzato o impiegato in un mestiere specifico. Esistono in Francia circa 200 specialità CAP nei settori industriale, commerciale e dei servizi…e ovviamente esiste un CAP per diventare pasticcieri (è un corso di formazione abilitante di uno o due anni cui si accede dopo il terzo anno di superiori, oppure dopo un diploma di ambito alberghiero).
Il test finale del “cahier de vacances” di “Fou de Pâtisserie” è un modo ironico per mettere alla prova le proprie conoscenze e per farti vedere se passeresti il CAP Pâtisserie, fermo restando che queste sono solo nozioni teoriche, e che il CAP prevede una consistente componente pratica di stage e apprendimento “sul campo”.
Senza scadere in pericolosi eccessi di esterofilia, capite a cosa mi riferisco quando dico che in Italia non esiste una rivista di questo spessore?
Per la mia tesi magistrale ho studiato a lungo i personaggi femminili dei romanzi di uno scrittore tedesco di fine Ottocento. Queste soavi fanciulle si sentivano donne cosmopolite, e pur vivendo in questo o quel salotto dorato dell’Europa centrale, tenevano libera la loro mente grazie all’abbonamento a diverse riviste di stampa estera, che leggevano avidamente per non essere condizionate ad una visione particolarista del mondo.
Da allora, e benché ormai desueto, l’aggettivo cosmopolita (significa letteralmente “cittadino del mondo) mi è sempre stato caro, come una specie di monito, una condizione cui mirare nella vita.
«Essere una donna cosmopolita».
E alla fin fine, che sia per sostenere la conversazione durante le serate del bel mondo al tramonto del secolo, per migliorare i propri dolci e la propria cucina, o banalmente per diversificare le fonti delle proprie informazioni e cambiare punto di vista sulla realtà, ho finito per constatare che leggere la stampa estera con assiduità è davvero un tassello fondamentale per sentire di appartenere al Mondo intero!
C’è sempre qualcosa da imparare leggendo un buon romanzo (e anche una buona rivista naturalmente)!
Buona estate amici, e come sempre buona Pâtisserie!
Restez curieux! 😉
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Edicola internazionale a Torino:
Libreria Luxemburg
Libreria Bodoni
Edicola King’s Cross (corso Re Umberto 17)
Come sempre non ho alcun rapporto commerciale con marchi e le attività citate: in questo post racconto la mia opinione personale e i prodotti di cui parlo sono tutti comprati di tasca mia! #noadv
Paolo dice
Complimenti per l’articolo.
Anche io e mia moglie siamo appassionati della rivista fou de patisserie, infatti ogni qualvolta ci rechiamo in costa azzurra una delle prime cose che acquistiamo è proprio la rivista!
Peccato che a Torino sia complicato trovarla.
Le librerie citate quasi sempre esauriscono immediatamente le poche copie che ricevono( le comprano subito i ristoranti e le pasticcerie in zona😉) per cui non ci resta che abbonarsi, cosa che stiamo provando a fare.
Grazie per la sua competenza e chiarezza di esposizione.
Buon lavoro e soprattutto buona patisserie!
Paolo e Rossella
Betulla dice
Cari Paolo e Rossella, mi ha fatto davvero piacere leggere il vostro commento e sapere che anche voi siete appassionati di questa bella rivista francese dedicata alla pasticceria. Avete proprio ragione: trovarla a Torino non è facile, tant’è che anche io diverse volte ho pensato come voi all’abbonamento. Fin’ora ho sempre rimandato, anche per alternare un po’ con Fou de Cuisine…ma in futuro ci penserò seriamente. Grazie di cuore per le parole gentili e per aver apprezzato il mio post! Buoni dolci e buona Francia anche a voi…