Buone Letture (con ricetta):

La progenitrice di tutte le Madri era stata Mère Guy, che tra il 1759 e il 1801 aveva animato un pionieristico localino sulle sponde del Rodano, dove i lionesi, la domenica, accorrevano a frotte per mangiare la sua rinomata matelote (lo stesso Rousseau, vi si sarebbe attardato -consumato flâneur-per spezzare le lunghe passeggiate nell’ansa bucolica del grande fiume). Precisiamo: 1759, Madame Guy ha anticipato l’istituzione stessa dei ristoranti, collocata dagli storici all’indomani della Rivoluzione francese.

Di lei sappiamo pochissimo, se non che le anguille della Saona (l’altro fiume di Lione) non potevano aspirare ad una fine più gloriosa delle sue pentole. Alla sua morte due nipotine raccolsero il testimone: Génie e Madame Maréchal. Proprio Génie passo alla storia come Mére Guy. I chroniqueurs raccontano di una donna colorita, capace di intrattenere con brio l’alta società (anche l’imperatrice Eugénie si fermava dalla Mère quando andava alle terme di Aix-les-Bains). Ci furono poi la Mère Brigousse, celebre per trote e lucci a Charpennes dal 1830 al 1859. La Mère Pompon, specializzata nell’anatra all’arancia. La Mère Bijean, che in rue d’Algérie serviva sogliole al gratin, filetti con patate e spinaci in cocotte.

La Mère Bourgeois, che dal 1933 al 1936 guidò un ristorante celebrato dalle tre stelle Michelin…e un po’ fuori zona c’era anche Mélanie Rouat, che, con i suoi incredibili colletti di pizzo e trine, animava un cenacolo di pennelli e fornelli sulla costa bretone. Ma la più famosa di tutte era Eugénie Brazier la “santa dei gastronomi”, che negli anni Trenta fece incetta di stelle Michelin, addirittura sei a incoronare i suoi due ristoranti lionesi (uno in rue Royale, l’altro sul Col de la Luère), un exploit fin’ora eguagliato solo da Alain Ducasse e Marc Veyrat per brevi periodi della loro carriera.



Le tue parole si mangiano prima con la poesia, poi con gli occhi e infine con il gusto..6 eccezionale!
Una 'felicissima parentesi di inizio novecento' che dovremmo riaprire, anche magari solo parlandone, chissà… Ti dirò che sto leggendo un libro (il perfezionista) che parla dei cuochi (ho scritto proprio cuochi) che hanno 'fatto la ristorazione' francese nella seconda metà del Novecento e riflettevo proprio su come solitamente la cucina sia considerata appannaggio femminile, ma non appena si parla di quella di un ristorante si cambi genere. Ora, per par condicio, non posso proprio mancare la lettura del libro che hai scovato tu, che rende onore a queste antesignane.
Attivo già la mia biblioteca!
V.
È sempre un piacere leggerti e lasciarsi trasportare dai tuoi racconti, cara Betulla!
Quanto alle ricchezze celate delle biblioteche, non posso che concordare pienamente con te: ci ho lavorato per un periodo e ho trovato dei piccoli tesori anche nel settore gastronomia. Ed ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio penso proprio che cercherò questo libro. Per intanto, comincio dai tuoi pomodori, che hanno un'aria bellissima.
Un abbraccio
Grazie Consu…è sempre bello quando passi di qui!
Il Perfezionista mi attende sulla mensola della cucina (l'ho preso con la collana del "Corriere" Storie di Cucina)…ma non l'ho ancora cominciato! Credo proprio che grazie al tuo suggerimento sarà il prossimo:lo leggerò a breve! Che bello questo scambio di idee, libri e pensieri! Grazie carissima, sono proprio curiosa di leggere l'altra faccia della medaglia.
Hai proprio ragione: le biblioteche custodiscono piccoli tesori…e si posso fare scoperte interessantissime! Cercalo, questo libro, sono sicura che ti piacerà tanto!un abbaccio grande
Anche io adoro le biblioteche, credo siano luoghi magici, quando ci entro resto rapita e potrei perdermici per delle ore…ora che tu mi hai fatto notare che potrei coniugare la cosa con la mia passione per la cucina, sarà meglio che avvisi a casa la prossima volta che entrerò in biblioteca perché mi assenterò per parecchio 🙂 I libri di cucina storici sono per me ancora un terreno inesplorato (a parte il famoso libro dell'Artusi) e voglio proprio recuperare! Un abbraccio!