Il Parrozzo mi è sempre sembrato inavvicinabile. Arrivava sulla nostra tavola dopo il viaggio in Abruzzo di qualche parente che andava a rivedere le sue origini, oppure quando una zia cuoca si metteva d’impegno! Morale: o era una cupoletta rinsecchita avvolta da versi dannunziani (versione industriale), o era una cupoletta magnifica che deliziava le merende pomeridiane. In entrambi i casi era il dolce simbolo di un luogo lontano, che portava in sé qualcosa di epico (la traversata di mezza Italia in una valigia piena di bottiglioni di olio), o la laboriosa preparazione nella misteriosa cucina sotterranea della zia. Quello che mi sono sempre chiesta da piccola è come facessero a dare al dolce quella forma? Quella semisfera perfetta scura come un cielo notturno? La zia in questione parlava di uno stampo speciale, che si trovava solo in Abruzzo, al mercato del paesello, contribuendo così ad alimentare l’aura misteriosa intorno al dolce.
Passano gli anni e il Parrozzo scivola tra i ricordi, come quella regione da cui vengo, ma dove non ho mai vissuto. Qualche mese fa ho avuto un’illuminazione: girovagavo tra gli scaffali di un magazzino di casalinghi, e cosa mi trovo davanti? Un luccicante stampo in alluminio per Zuccotto!! Ecco il Parrozzo, quel bel mezzo cielo concavo! Naturalmente ho comprato lo stampo, e naturalmente ho deciso di provare a fare il mitico dolce.
Il libro “Le Ricette Regionali Italiane” edizione Solares, alla voce Parrozzo Abruzzese riporta una nota curiosa: “L’Abruzzo è una delle regioni della penisola in cui la tradizione gastronomica è più gelosamente e rigorosamente custodita”. Infatti, in un momento di sincerità spassionata, sono riuscita ad estorcere alla caara zietta la confessione che lei non rivela mai a nessuno le sue ricette…le aggiusta un po’, le cambia e le infioretta affinchè il malcapitato non riesca a ripetere le meraviglie assaggiate a casa sua. Insomma, per fare il Parrozzo alla fin fine mi sono rivolta al libro di Anna Gossetti della Salda…meno romantico di “una ricetta di famiglia tramandata di generazione in generazione”, ma sicuramente più affidabile.
A parte i miei ricordi infantili questo non è un dolce eclatante, è un dolce modesto, rustico come le focaccine rotonde dei pastori da cui deriva. Talmente semplice che appena sfornato ero perplessa se servirlo agli ospiti oppure no. Un dinosauro azzurro tra le briciole di Parrozzo ha fugato ogni dubbio: il dolce è stato gradito.
PARROZZO ABRUZZESE
dal libro Le cucine Regionali Italiane di Anna Gossetti della Salda
Ingredienti:
-150 gr di cioccolato fondente da copertura
-125 gr di zucchero semolato
-80 gr di burro
-60 gr di mandorle + 12 mandorle Amare (io ho fatto direttamente 80 gr di mandorle pelate)
-55 gr di fecola di patate
-55 gr di farina bianca
-5 uova
(io ho aggiunto a questi ingredienti anche una bustina di vanillina per profumare un po’ l’impasto).
Preparazione:
–Mettere le mandorle pelate nella Moulinettacon due cucchiai di zucchero semolato e ridurle in polvere (se avete solo mandorle con la pellicina, scottatele in acqua bollente e sbucciatele con molta pazienza).
-Sciogliete il burro in un pentolino, tranne una noce che servirà per imburrare la forma.
-Versate in una terrina i tuorli e il rimanente zucchero, sbatterli a lungo sino ad averli montati e soffici, unire poi la polvere di mandorle, la farina, la fecola e la vanillina setacciate, e infine il burro sciolto ma raffreddato.
-Montare gli albumi a neve ben soda e aggiungerli delicatamente al composto, versarlo poi nello stampo imburrato (o in una semplice tortiera da 18 cm), e cuocere in forno caldo (180°) per 40 minuti circa.
-A cottura ultimata estrarlo dallo stampo e porlo a raffreddare su una gratella per dolci. Nel frattempo tagliare il cioccolato fondente (o per velocizzare scaldare in acqua bollente una busta di cioccolato da copertura della Paneangeli), farlo sciogliere in un pentolino a fuoco bassissimo. Rovesciarlo sulla torta e con l’aiuto di una spatola formare uno strato sottile. Servire a fette con un po’di panna montata e zucchero di canna.
* * *
Ingredients:
-Dark chocolate 150 gr (5.3 oz)
-Sugar 125 gr (4.4 oz)
-Butter 80 gr (2.8 oz)
-Almonds 80 gr (2.8 oz)
-Potato starch 55 gr (1.9 oz)
-Flour 55gr (1.9 oz)
– 5 eggs
Proceeding:
-Pulverize the almonds together with 2 spoons of sugar (use a blender or pestle and mortar).
-Melt almost all of the butter in a small pan. Keep just a knob for buttering the pie-dish.
-Pour in a bowl the yolks and the remaining sugar, then whip for a long time (until they become frothy). Join flour, starch (both sifted), vanillin, almond dust and melted butter.
-Beat the white of eggs till stiff, then gently join to the mixture, after that pour in the buttered pie-dish and bake at 180° C (356° F) for 40 minutes (the oven must reach that temperature before you put the cake inside).
– When it is cooked take out from the pie-dish and let it cool.
-In the meantime, cut the chocolate into small pieces, then melt it in a pan keeping the flame low.
-After that pour on top the cake. Cut in slices and serve with whipped cream and a bit of brown sugar.
Tatì Sirenè dice
Da felice cavia posso dirti che nonostante il tuo
scetticismo il parrozzo era ottimo, soprattutto il giorno dopo!
La foto di Diderot è bellissima 🙂
Diego Jagod dice
Se mangiandolo mi stimola la mente come la stimolava a D'Annunzio, dovrò provare a farlo! Prossimamente potreste vedermi coinvolto in una trasvolata sulla Valle Gesso, con annesso lancio di volantini con impressa la ricetta del parrozzo! XD