11 APRILE 1945: IL GIORNO IN CUI I VALDIERESI SI SVEGLIARONO SENZA CAMPANILE
Da bambina mi sono fatta raccontare questa storia mille volte. Pur ben consapevole del contesto tragico nel quale si sono svolti questi eventi ho sempre trovato un qualcosa di davvero esilarante nel figurarmi il campanile di Valdieri che si accascia silenzioso durante la notte mentre intorno imperversa una guerra assurda e ottusa. Credo che questo mio “dare spazio all’aspetto ironico della vicenda” sia dovuto in larga parte alle doti di eccezionale narratore di mio papà, che da buon maestro elementare, riusciva a catturare l’attenzione dei bambini persino inerpicandosi in argomenti complessi o scomodi come la Seconda Guerra Mondiale. In ogni caso “la storia del campanile di Valdieri” finiva sempre con una sua sconsolata considerazione: c’è un motivo, diceva, se Bonvi ha inventato le “SturmTruppen” (fumetto satirico e surreale che racconta la seconda guerra mondiale dal punto di vista delle truppe d’assalto tedesche), guarda solo cosa hanno fatto i tedeschi a Valdieri!!! Ebbene sì: la notte dell’11 aprile 1945 il campanile della chiesa non è caduto da solo, per bombardamenti, cedimenti strutturali o per chissà quale accidente, è caduto perché durante l’occupazione il comando tedesco si era installato nella canonica, e aveva pensato bene di scavare un cunicolo sotto la chiesa da usare come rifugio antiaereo (inglesi e americani sorvolavano ripetutamente la valle cercando di bombardare gli obiettivi sensibili come ponti, caserme e attività industriali: per questo il comando tedesco era stato spostato in centro al paese nella canonica del prete). Pare oltretutto che gliel’avessero detto in ogni modo: «quel bunker è una pessima idea, lede le fondamenta della chiesa»! Ma loro non hanno ascoltato nessuno, neppure il priore cui avevano usurpato la casa, preoccupatissimo per lo sfacelo materiale e morale che aveva intorno. E così alla fine il campanile è caduto, trascinandosi dietro parte della parrocchiale. Non si sa bene per quale miracolo lo schianto ha lasciato indenne la canonica, e soprattutto, le case vicine: la bella pensata quindi, almeno non ha mietuto vittime. Però il crollo del campanile è rimasto lì, culmine tragicomico senza né capo né coda di un periodo pieno di irrazionalità, difficoltà e paura. Non posso non sottolineare l’aspetto simbolico del tracollo di questo edificio, che persino nella parlata comune è metafora di tutto l’abitato dintorno. La mattina dell’11 aprile 1945 il campanile di Valdieri era prostrato al suolo, distrutto, in macerie, esattamente come i valdieresi, come la gente della Valle Gesso dopo tutti quegli anni di conflitto, miserie, privazioni, ripicche, prepotenza e guerra civile. C’è sempre un sacco di retorica e troppa faziosa “politica” negli scritti, nelle commemorazioni e negli anniversari che riguardano la guerra. Forse per noi che non abbiamo vissuto quei tempi grami rimarrà impossibile sapere e capire davvero tutto, almeno io, più cerco di addentrarmi tra le pieghe di questi accadimenti, più constato che non studierò mai abbastanza per maneggiare l’argomento con disinvoltura. Ugualmente però non smetterò mai di chiedermi cos’è stata la Seconda Guerra Mondiale per Valdieri e per queste montagne. E la risposta è sempre la stessa: è crollato persino il campanile! E questo, senza tanti giri di parole, dice tutto!



Riporto un breve estratto del resoconto redatto da Don Giuseppe Giordanengo, all’epoca dei fatti Priore di Valdieri. Don Giordanengo nato a Santo Stefano di Cervasca, già professore in Seminario e assistente diocesano, era succeduto a Don Raimondo Dutto da Caraglio, che ha retto la Parrocchia di San Martino per ben 33 anni (da 9 gennaio 1909 sino alla morte improvvisa il 31 ottobre 1942). Ho trovato date discordanti sull’arrivo e sull’investitura di Don Giordanengo a Valdieri, in ogni caso, al di là del suo ingresso ufficiale, è certo che a lui fu affidata la cura pastorale del paese nei tempi assai complessi della lotta partigiana (impegno che durò fino al 6/6/1962 dopodiché divenne Canonico Arciprete del duomo di Cuneo e Direttore dell’ufficio amministrativo diocesano). Il testo che segue è uno stralcio della lunga cronaca che compare nel volume “Valdieri. Centro turistico di Valle Gesso” pubblicato nel 1973 a cura del sacerdote Maurizio Ristorto prolifico studioso di storia locale. Ristorto si appoggiava da un lato ai numerosi lavori a lui precedenti di Alfonso Maria Riberi (1876-1952), che per oltre quarant’anni scrisse di storia e archeologia del cuneese su Lo Stendardo, Il Dovere e La Guida (e su molti bollettini parrocchiali). E dall’altro si documentava abbastanza bene nelle parrocchie che intendeva raccontare consultando materiali e collaboratori locali con l’aiuto del sacerdote in carica (all’epoca era Don Giuseppe Brignone). Così facendo ha scritto oltre quaranta volumetti sulla storia e sulla cultura dei piccoli centri della diocesi di Cuneo, tra i quali anche questo, dedicato appunto a Valdieri.
Dalla cronaca di Don Giordanengo, in “Valdieri. Centro turistico di Valle Gesso” di Maurizio Ristorto 1973, pp.100-112:
26-8-1944: Dopo l’esodo dei tedeschi venuti come truppe d’urto ne arrivano altri per presidiare il paese e la valle, e siccome giudicano le caserme esposte al pericolo di bombardamento, occupano le case private, sequestrano a tale fine la maggior parte della canonica e le case Bianco, Rabbia e Baretto. La vita nella canonica è resa impossibile perché c’è un viavai continuo: i soldati entrano ovunque e prendono quanto loro piace senza neanche domandare permesso…
[…]
[NdR: pochi giorni dopo il Parroco lascia quindi la casa canonica e va ad abitare nella Villa del Seminario]
La Liberazione
3-1-1945: Primo bombardamento: vengono sganciate diverse bombe al Ponte Rosso e sulle caserme: nessun obiettivo colpito, nessun danno alle case e alle persone, solo profonde buche nel terreno. Sono anche bombardate e semidistrutte le Terme.
14-1-1945: Viene a Valdieri il Gen. Graziani: assenteismo della popolazione. I soldati fanno radunare in piazza gli scolari con i loro insegnanti e vanno cercando uomini e donne nelle stalle e li conducono in piazza per dare dimostrazione di solidarietà. Durante questo periodo tutti gli uomini validi fino all’età di cinquant’anni devono a turno andare sui colli per portare viveri e legna ai soldati che si trovano ai confini della Francia. In canonica, per ordine del Col. Ramer, si apre un rifugio, che, partendo dalla cantina, esce sulla piazza, vicino alla casa di Celestino Rabbia e si prepara il terreno per farne un altro nel cortile adiacente mediante uno scavo che comprende quasi tutta la superficie del cortile e profondo quasi quattro metri.
10-2-1945: Bombardamento e mitragliamento verso le dieci: vengono uccisi due soldati e distrutta, lungo la via provinciale, una palazzina del Genio militale, adibita ad infermeria, in quel momento vuota. Verso le quindici altro mitragliamento.
11-2-1945: A motore spento piombano su Valdieri quattro apparecchi provenienti dalla parte di Entracque e mitragliano un po’ ovunque: sul tetto della parrocchia fanno diversi buchi. Da quella data il paese, di giorno, rimane pressoché deserto perché verso le otto la maggior parte della popolazione se ne va fuori: per fortuna l’inverno è mite e la neve poca.
[…]
1-4-1945: Giorno di Pasqua: verso le tre del pomeriggio un bombardamento distrugge un angolo del cimitero.
3-4-1945: Avendo il Comando Militare stabilito di mettere gli uffici nella Villa del seminario sono pregato di andarmene e mi si cerca un alloggio di quattro camere vicino al Ricovero e alla Confraternita.
9-4-1945: Volendo allargare il rifugio a cui si accede dalla canonica, il Comando fa scavare sotto la chiesa e verso il campanile. Sono avvisato dagli operai e insieme col Commissario Prefettizio rag. Allasia mi porto in canonica dal comando, faccio le mie rimostranze e dico che così facendo faranno crollare il campanile e la chiesa. Con un sorriso di persona superiore l’aiutante di campo mi dice che essi hanno i loro tecnici e che ogni mia apprensione è superflua.
11-4-1945: Avviene ciò che si prevedeva: la mattina la popolazione di Valdieri vede la chiesa senza campanile, crollato dalle fondamenta durante la notte, precipitando tra la canonica e la casa di Rabbia Celestino, nella quale alloggia il Col. Ramer. Anche l’altare della Madonna è crollato e la statua dell’Immacolata, illesa, giace tra le macerie fino al petto; delle campane una è rimasta intatta, la maggiore è andata in frantumi… Si cerca di dimostrare da parte degli ufficiali che è stata opera di sabotaggio, ma come elementi probanti si trovano soltanto manici di scope rotte…
13-4-1945: Incontro l’aiutante maggiore e un altro ufficiale e dico loro: «Avete visto? Che cosa hanno fatto i vostri tecnici?». «Sì, mi rispondono, ma anche voi ieri avete fatto apprezzamenti poco benevoli sul nostro conto». «Ringraziate, soggiungo, che oggi sono più calmo perché diversamente non mi terrei dal dirvene altre».
15-4-1945: Altro bombardamento: due bombe cadono nel giardino del beneficio asportando alberi e scavando un’enorme buca: vetri della canonica e parte di quelli della chiesa in frantumi; i tedeschi pensano di trasferire il comando ad Andonno…intanto gli avvenimenti incalzano e si presagisce imminente la fine: in tutta la Valle Gesso non c’è un’automobile, ma soltanto carrette trainate da cavalli.
22-4-1945: Mia sorella, di ritorno da Cuneo, annuncia che gli avvenimenti precipitano; dovunque s’incontrano carrette cariche di roba che dalle valli si dirigono verso la pianura.
23-4-1945: Ricevo una lettera da parte del Comandante dei partigiani che si sono riorganizzati e hanno il loro quartiere generale a Roaschia, in cui mi si dice di radunare determinati uomini che dovrebbero costituire il Comitato di Liberazione. Parlo con questi uomini.
25-4-1945: Ordine di sgomberare; Don Volta, cappellano dei partigiani, viene a dirmi che tutto sta per crollare; giunge il Parroco di Andonno con una lettera del Comando partigiano da consegnare ai repubblichini. I partigiani tagliano i fili telefonici, ma i tedeschi riescono ancora a chiedere rinforzi. […]
26-4-1945: Continua l’esodo; giunge un primo gruppo di partigiani, ma è tutto calmo. Alla sera ritorno in canonica. Che desolazione! Hanno asportato mobili e letti miei e ne hanno trasportati altri; in tutte le stanze fucili, cartucce e bombe a mano, nella mia camera un pugno corazzato; i topi dominano la situazione, indisturbati.
1-5-1945: Essendo il paese senza campane e senza orologio pubblico, ordino a un muratore e ad un fabbro di collocare su di una cappella laterale della parrocchia la campana rimasta intatta.
Le piogge abbondanti dell’autunno del 1945 peggiorarono la situazione aggravando il cedimento che alla fine del mese di ottobre interessò anche la parte sopravvissuta della Cappella della Madonna. Il 4 novembre Don Giordanengo fece cominciare i lavori di restauro dell’edificio che terminarono nell’aprile dell’anno seguente. Decise inoltre di far ricostruire anche il campanile, ma dall’altro lato della chiesa considerato più stabile e solido. Il nuovo campanile (decisamente più alto e snello del precedente che risaliva al 1872) fu inaugurato il 27 aprile del 1947 con la benedizione delle tre nuove campane. Da allora veglia su Valdieri e sui suoi parrocchiani, augurandosi un destino più clemente rispetto a quello toccato al suo povero predecessore!



Bibliografia:
– Ristorto Maurizio, “Valdieri. Centro turistico di Valle Gesso”, Cuneo, S.A.S.T.E, 1973.
– “Vaudìer Cuénto…” (opera dell’omonima associazione culturale), vol. I, pp. 1-36 dedicate alla Chiesa Parrocchiale di san Martino.
– Fantino Mauro, “Borgo nella Resistenza”, il Mensile di Borgo, 1994.
– Dante Livio Bianco, “Guerra Partigiana”, Einaudi, 1973.
– Quaranta Aldo, “Gente e partigiani della Valle Gesso”, Mauro Fantino Editore, 1998.
– Alpi in Guerra 1939/1945 (Guida alla mostra del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà).
Sull’argomento leggi anche “LA RESISTENZA A MADONNA DEL COLLETTO” che ho pubblicato nel 2017.
Grazie di cuore Beatrice!
Leggere i tuoi racconti su Valdieri e sulla Valle mi fa sentire un po’ meno lontana dalla mia terra facendomi tornare in mente il periodo delle scuole elementari quando tuo papà ci raccontava la storia del paese…
E’ necessario mantenere viva la memoria e tu sei un’abile narratrice!! Grazie per questo!
Cara Chiara, che piacere il tuo commento…Ci sono tante “storie di Valdieri” che mi ha raccontato mio papà, pian piano le voglio scrivere anche qui in modo che non siano solo un “ricordo di famiglia”, ma che rimangano disponibili anche per chi legge il blog e ama il nostro piccolo paese alpino…(una ogni tanto in mezzo a ricette e delizie)! Grazie davvero per il tuo dolce pensiero!