Cari Amici,
finalmente oggi vi racconto una storia che mi è particolarmente cara. Come -più o meno- sapete, creare mondi è uno dei miei esercizi di fantasia preferiti! Il mondo che qualche anno fa ho immaginato per mio blog ha il nome di “l’Isola dei dolci Sperduti”. Ha la forma della mitica Taprobane, è popolata come un bestiario medievale, e vi regna incontrastato un bel clima festoso (misto tra il bengodi del Calandrino di Boccaccio e il Paese del Cucù di LegoMovie). E c’è anche una fontana della giovinezza, come nel Castello della Manta…un po’ perchè ho la fissa dell’arte del Quattrocento, un po’ perchè lo scopo dell’Isola è di accogliere – e ringiovanire- tutti quei dolcini e dolcetti senza fissa dimora, senza gloria, senza storia che incontro nei miei divagamenti libreschi! Insomma una vera Eutopia (nel senso di luogo buono), dove per ora vivono felici più di 30 ricette…
Detta così sembro una matta, ma per fortuna ogni matto ha qualcuno che lo prende sul serio. Ecco, io ho la mia cara amica Daniela, che dai temi delle scuole superiori in poi si è sempre sciroppata ogni cosa che ho scritto e molte delle fantasie che mi rallegrano la mente (come questo blog). Lei ha capito talmente bene la mia fissa per i dolci vecchierelli, che un giorno (bellissimo) mi ha regalato il piccolo ricettario appartenuto alla sua nonna Lucia. La sua storia è così affascinante che per celebrarla degnamente ho pensato di far partecipare il manoscritto al progetto sugli antichi ricettari di famiglia italiani tenuta ogni mese a Geo&Geo dal prof. Danilo Gasparini e dalla presidentessa dell’ Aifb Anna Maria Pellegrino (che ha messo a punto e realizzato in trasmissione le ricette tratte dal ricettario). A questo link trovate la puntata intera di giovedì 22 dicembre 2016 (intorno 1:12).
Sono cose già dette nella trasmissione, ma mi fa piacere scriverle anche qui per i lettori del blog, e per chi è giunto fin qui perchè vuole preparare il mitico “Biscotto di Savoia”.
La nonna di Daniela si chiamava Lucia (1903-1973), e viveva in una borgata vicino a Bernezzo (in provincia di Cuneo). Per tutta la vita Lucia ha lavorato “a servizio” come domestica a ore di diverse signore della borghesia cuneese. In particolare era molto legata alla signorina Beatrice, appartenente ad una antica famiglia nobile presso la quale Lucia lavorava sin da giovanissima. Il piccolo ricettario di cui sono l’orgogliosa custode è stato redatto proprio da questa Tota Bice (tota significa “signorina” in piemontese) per la sua cara domestica Lucia intorno agli anni ‘50 (dentro al quaderno c’è una ricetta medica del dottore della mutua di Bernezzo datata 1952 sul cui retro sono appuntate dosi e procedimento del liquore nocino). Come si nota dall’indice si tratta per lo più di ricette di dolci, quelle che in piemontese sono dette “galupperie” (ovvero golosità), con un’occhio di riguardo verso le ricette economiche o semplici. È possibile che le ricette quotidiane, quelle tradizionali cuneesi, fossero cosa nota e ben presente nel “saper fare contadino” di Lucia, e per questo non necessitassero di appunti scritti e di indicazioni della Tota Bice (che nutriva una gioiosa passione per la cucina). Di entrambe queste donne nel tempo non è sopravvissuto quasi nulla (oltre ai ricordi di Daniela e di sua mamma, ci sono solo queste fotografie, il ricettario e le pentole di rame rattoppate esposte sul bancone di Geo&Geo). Spero però che raccontare qui la loro storia, pur parziale e ricostruita da una sconosciuta, così come accogliere sull’Isola dei dolci sperduti il “Biscotto di Savoia” sia un modo per conservarne la memoria e rendere omaggio a due vite originali, lontanissime, eppure straordinariamente vicine. Senza contare che io, personalmente, sarei immensamente felice se 50 dopo la mia morte qualcuno rifacesse una delle mie ricette, e per fotografare adeguatamente il mio dolce apparecchiasse la tavola con tazzine d’argento (le più consone all’occasione) come se fossi davvero l’invitata principale!
Voi che dite?
Questo “Biscotto di Savoia” è dolce davvero bacucco, di cui potete leggere sia la ricetta di Tota Bice, che quella lievemente modificata per la trasmissione. Anna Maria Pellegrino per questa versione “televisiva” ha trovato riscontri anche un libro di cucina francese di fine ‘800, La Bonne Cuisine, di E. Dumont, una sorta di manuale pratico per la signora che dalla città si trasferiva in campagna per le vacanze, con personale ed attrezzature ridotte (anche se nel trasferimento gli stampi per i dolci a buffet, “bisquits”, come il Biscotto di Savoia, non dovevano mancare!). Io, data l’atmosfera da centrini e signorina Felicita, ero in vena di raffinatezze, per cui non ho aromatizzato il biscotto con “corteccia di limone”, come consigliava la Tota Bice, ma con scorza di Bergamotto e Acqua di fior d’arancio. Il risultato è delizioso…soffice soffice pur senza lievito e senza grassi aggiunti. Immaginate il sapore di un savoiardo sardo (quelli morbidi, i pistokkeddus, avete presente?), ma in forma di torta. Imperdibile, e profumato d’antico!
BISCOTTO DI SAVOIA (o Torta Savoiarda o Gateau de Savoie)
ricetta di Anna Maria Pellegrino chef e foodblogger autrice di la cucina di qb
Ingredienti:
(per 6-8 persone stampo da 20 cm di diametro)
5 uova bio, a temperatura ambiente
220 g di zucchero semolato
70 g di farina 00
50 g di fecola di patate
½bacca di vaniglia,
la scorza di un limone o di un arancio bio,
1 cucchiaio di acqua di rose o acqua di arancio
1 noce di burro
1 cucchiaio colmo di zucchero semolato per lo stampo
Preparazione:
Scaldate il forno a 175°, statico.
Imburrare ed infarinare uno stampo da kugelhopf (gughelupf, kuglof o da ciambella alto) e spargere all’interno un cucchiaio abbondante di zucchero semolato così da ottenere una deliziosa e croccante superficie.
Setacciate per due volte la farina con la fecola
Ottenete dalla bacca di vaniglia i semini interni o dalla scorza di un agrume ben lavato lo scorza esterna, grattugiandola, facendo attenzione a con utilizzare la parte bianca, più amara.
Nella planetaria con la frusta a foglia, o con un frullino manuale, montate i tuorli con lo zucchero e l’aroma fino a renderli bianchi e spumosi (l’impasto deve “scrivere”).
Montate ora gli albumi (mi raccomando: frusta e contenitori in acciaio e pulitissimi, altrimenti gli albumi non monteranno) a neve fermissima.
Aggiungere ora, aiutandosi con una frusta a mano, una cucchiaiata di farina e fecola ed una di albumi, operando con molta attenzione facendo in modo che tutti gli ingredienti si uniscano tra loro, non smontando.
Versare il composto all’interno dello stampo e cuocere nel forno già caldo per circa 40’: la superficie deve dorarsi ma non scurirsi e la prova dello stecchino è d’obbligo.
Far raffreddare nel forno con lo sportello semiaperto per circa 10’, sformare e far raffreddare completamente sopra una gratella.
Servire con frutta fresca e panna montata fresca o con zabaione.
Elena dice
Assutamente da fare! Bellissima anche la storia di questa ricetta, un valore aggiunto enorme! Grazie di averla condivisa, con calma mi guardo anche la puntata! Complimenti, Elena.
Betulla dice
Cara Elena, questo Biscotto di Savoia è una gran bella scoperta anche per me! Non immaginavo mi piacesse così tanto, e invece ha un sapore genuino (come ho scritto somiglia davvero ai savoiardi sardi!). Sono sicura che ti piacerà! Quanto alla storia del ricettario ci sarebbero ancora taante cose da raccontare: un po’ per volta vi racconterò tutti i segreti della cara Tota Bice! Mi fa davvero piacere che tu sia arrivata fin qui a leggermi! un abbraccio!
Roberta Massa dice
Semplicemente unica….ti adoro!!!
Betulla dice
Grazie Roberta, sono contenta che tu apprezzi così le ie storie di vecchie carte e vecchie cucine! Non è una scelta molto “glamour” quella di affrontare sul blog anche un certo tipo di cultura gastronomica del passato, però poi ci sono persone come te, e commenti come il tuo che mi ricordano che i miei interessi non sono poi così assurdi! Grazie!
Mariacristina dice
Ma che bella storia e che dolce delizioso!!
Ancora! …. Ancora!….
Betulla dice
Mariacristina attenta, che se mi stuzzichi così poi rifaccio il ricettario di Tota Bice da cima a fondo! 😉 Grazie per errsere passata di qui!
Daniela Sarale dice
Grazie cara Bea, speriamo che tu rifaccia tutto il ricettario di Tota Bice, peccato che non ne ho altri però ci sono le ricette che abbiamo accumulato…..
Daniela
Irene dice
Grazie davvero per questa chicca, sarà molto presto il dolce che farò (forse subito questa sera rientrando).
Posso dire che sono un tantino gelosetta di questo ricettario di Tota Bice?
Quanta emozione nel veder scritte su un quadernetto ingiallito e nel provare a rifare queste ricette!
… a quando le prossime? Magari in concomitanza con qualche ricorrenza potresti farci il regalo di una ricetta di Tota Bice …
Betulla dice
Cara Irene, ti conosco appena appena, ma sapevo che avresti adorato questa storia! In realtà la vicenda di Tota Bice e del suo libricino sarebbe ancora più complessa e curiosa di come l’ho scritta per il post, e se mai ci sarà occasione di bere un caffè insieme te ne racconterò volentieri i dettagli. Mentre preparavo la puntata di Geo mi sono sentita una specie di piccola detective a spasso nel tempo, e a furia di supposizioni, indizi del caso e ricordi della povera Daniela (da me tormentata) sono riuscita a costruire un rapporto speciale con questa signorina dei tempi andati. Cioè cercando di ricorstruire la storia del ricettario mi sono affezionata a lei, come se l’avessi incontrata, come se fossi una delle amiche che invitava a pranzo la domenica. Poi in realtà durante la puntata televisiva c’è stato pochissimo spazio per parlare di lei, ma poco importa io le voglio bene, e il suo ricettario è una piccola miniera di ricette bacucche (farcite di buoni consigli). Rifarle è un modo per averla vicina, e fare sopravvivere la sua memoria! In effetti, a un anno da questo post, mi rendo conto che potrei condividerne altre…il tempo stringe, ma magari per Natale riesco a farne almeno una (come regalo ai lettori come te). Se rifarai il biscotto di Savoia, e se ne sarai soddisfatta, mi manderesti una fotografia? Mentre scrivo ti immagino un po’ infarinata a sbirciare dentro al forno…e spero di cuore che il sapore semplice e antico di questo dolce ti conquisti (il meglio è con uno zabaione al moscato)!Fammi sapere…attendo notizie curiosa!
irene dice
Darà fatto! ieri sera sono rientrata che erano le 20 passate (ma va? … non capita mai …) e dunque niente da fare.
Ma non tarderò a farti avete notizie, foto, impressioni.
Per ora ti ringrazio di cuore , un grazie sincero a te, curiosa e passionale ragazza!!
(quanto ci sarebbe da parlare di zabaioni, di raviole -declinate al femminile a casa mia-, di bagne e bagnetti vari, di tutto e tanto di +!!!)
Irene dice
Cara Beatrice, ieri ho inviato sul tuo indirizzo info@betulla.eu le foto di questa delizia.
Qui sul commento di risposta non sono riuscita ad inserire le foto e se c’è modo di farlo .. non so qual è! (sono un po’ capra in queste cose ..).
Ora ho stampato la ricetta della Pinza Bolognese che potrei fare con una marmellatamostardosa (o mostardamarmellatosa) composta da fichi, uvetta, pinoli, nocciole, mandorle e qualcos’altro (che al momento non mi viene in mente .. devo andare a prendere il barattolo o la ricetta che ho nel quaderno a casa). La allungo il giusto per renderla un po’ più fluida e poi via di farcitura. Quando avrò realizzato ti faccio sapere …
Un abbraccio
Irene dice
Oh caspita, hai inserito la foto del mio dolcetto su facebook ..
Tanta Soddisfazione …
GRAZIE !!
e Ri-GRAZIE !!!
resy boatta dice
Ciao Beatrice, sono capitata nel tuo blog per caso cercando la ricetta dei biscotti Savoia siciliani ed invece ho ritrovato questo splendido dolce. Ritrovato, sì, perchè il bello è che da appassionata di Geo & Geo la puntata a cui ti riferisci l’ho vista! La storia di questo ricettario che di mano in mano è giunto fino a te mi ha emozionata, un po’ ti invidio anche se la mia zia austriaca che mi ha fatto appassionare ai dolci mi donò quando ero bambina una sua vecchissima edizione del libro dell’Artusi da cui aveva imparato molte ricette del nostro paese.
Sicuramente lo proverò, i dolci dal sapore di un tempo mi piacciono molto.
E’ stato un piacere trovarti, a presto
Resy de “le tenere dolcezze di resy”
Bea dice
Che meraviglia leggere questo post.. ce ne sono tanti ormai in rete, ma dal tuo si evince proprio una grande passione e ho adorato sapere che c’è qualcun altro oltre me che che tiene ai quaderni di ricette famigliari “vecchi”.. sono adorabili e apprezzo tantissimo quel che hai fatto. Mi procuro l’acqua di arancio e lo stampo adatto e proverò questa ricetta assolutamente, grazie per quel che fai!
Betulla dice
Grazie di cuore: ogni tanto è complesso tenere saldo il timone in questo grande mare, ma dai commenti come il tuo, rendendomi conto che l’impegno arriva anche dall’altra parte dello schermo, capisco che la rotta è quella giusta! I vecchi ricettari sono un patrimonio prezioso, e condividere parte di questo mi sembrava il modo migliore per valorizzarlo e mantenerne viva la memoria. Il Biscotto, vedrai, è un sapore antico, d’altri tempi, semplice eppure confortante…spero davvero che ti piaccia! Fammi sapere… a presto!
Menina Pittarelli dice
Scusatemi ma la bustina di lievito non ci vuole?
Stasera vorrei provare a realizzare questa famosa torta savoiarda.
Grazie
Betulla dice
Questo antico dolce non ha lievito tra i suoi ingredienti. Le chiare montate a neve lo mantengono soffice alto! Buona Torta savoiarda!
Rosalia dice
Grazie Beatrice di aver condiviso con tutte Noi la tua preziosissima ricetta Bravissima!!!!👍🏻👏🏻
Betulla dice
Cara Rosalia, sono davvero molto felice che apprezzi questo genere di bacuccate: dolci antichi e curiosi con una bella storia! Grazie per avermi scritto!