Oggi ho preso alla lettera l’idea delle #buonaletture, così invece di condividere con voi soltanto la ricetta golosissima di questo bel libro di Donna Hay (Le basi dell’eccellenza in cucina, Guido Tomasi Editore, 2019, 39 euro), vi parlo anche della lettura delle poesie di Emily Dickinson. Vi ricordate? Qualche post fa vi ho raccontato che per marzo mi ero iscritta ad un gruppo di lettura. L’esperienza è durata un mese, e il fatto di leggere in contemporanea ad altre persone, riflettendo cioè a voce alta è stato davvero utilissimo. Visti anche i limiti imposti dalla quarantena ognuna di noi in pratica ha letto la raccolta che aveva disponibile in casa, in soffitta o nel pc…questo ha fatto scaturire un confronto interessante sul discorso delle traduzioni (in alcuni casi abbiamo avuto addirittura l’impressione di leggere poesie diverse). Meglio un traduttore che lascia intatti metrica, musicalità e giochi di parole o uno capace di rendere anche in italiano il senso generale e profondo del componimento? Traduttore traditore? Un poeta traduce poesia con maggiore sensibilità o tende a riscrivere le poesie altrui? Queste domande sono ovviamente rimaste senza una risposta netta e universalmente valida. Ma a me è venuto spontaneo il paragone con la cucina: meglio seguire fedelmente la ricetta o inserire personalissime variazioni sul tema? La soluzione è come sempre l’equilibrio tra i due versanti. Per questo oggi vi parlo proprio di questo libro di cucina. Il suo significato è quello di darci le “basi” di una cucina moderna, fresca e contemporanea. Una volta che si padroneggiano queste preparazioni, si comincia a giocare con varianti furbissime e curiose. In sostanza questo libro mi piace perché è una specie di apprendimento modulato in scalini di difficoltà, la volta che vuoi seguire la ricetta senza pensare a niente sai che otterrai un ottimo risultato, la volta che sei in vena di novità ci troverai molte ispirazioni.
E così con in bilico (o in equilibrio) tra poesie, Banana Bread e impalpabili soffioni vi saluto!
Qui di seguito trovate la ricetta tale e quale al libro. I miei appunti sono:
1. la ricetta viene benissimo anche con meno banane (io faccio 300 g di polpa + una banana per decorazione, 4 banane in tutto).
2. se non trovate la farina auto lievitante aggiungete semplicemente alla farina 00 mezza bustina di lievito chimico per dolci vanigliato (8 g circa).
3. trovo un po’ inutile imburrare la teglia e poi metterci la carta da forno: io di solito preferisco la carta.
4. In aggiunta alla ricetta di Donna Hay mi piace cospargere la superficie del dolce con 2 cucchiaino di zucchero di canna misto a un pizzico di cannella.
p.s: è veramente una ricetta eccellente, morbidissima, equilibrata e ricca di gusto!
BANANA BREAD di Donna Hay
ingredienti:
390 g di banane mature schiacciate (circa 4)*
125 ml di olio di semi o olio extravergine d’oliva delicato
3 uova
260 g di zucchero di canna
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
225 g di farina autolievitante
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 banana in più tagliata a metà per il lungo (per decorare)
Procedimento:
1.Mettete le banane schiacciate in una ciotola grande . Unite l’olio, le uova, lo zucchero e la vaniglia e mescolate bene.
2. Unite la farina e la cannella e mescolate fino ad amalgamare appena. **
3. Scaldate il forno a 180°C.
4. Imburrate leggermente uno stampo per plumcake di 10 cm x 20 cm (da 2 litri) e rivestitelo di carta da forno***
5.Versate nello stampo il composto alla banana e completate con la banana in più con il lato tagliato in alto.
6. Infornate per 1 ora o finchè il banana bread è cotto verificando con uno stecchino. Fate intiepidire nello stampo per 5 minuti prima di fare raffreddare del tutto su una gratella. Tagliate a fette e servirte. Per 8-10 persone.
Note:
*Le banane mature danno a questo dolce una deliziosa dolcezza naturale.
** È meglio non lavorare troppo l’impasto : mescolare solo fino ad amalgamare appena gli ingredienti.
***Quando rivestite lo stampo lasciate fuoriuscire dal bordo del lato lungo qualche centimetro di carta da forno: vi aiuterà a sollevare il banana bread dallo stampo e trasferirlo sulla gratella.
Cristina dice
L’idea del gruppo di lettura la coltivo da tempo. Molto bella la poesia della Dickinson che hai pubblicato sulla pagina facebook e la tua foto dei soffioni mi fa sentire ancor di più la mancanza della primavera all’aria aperta. Sulla bontà della ricetta ti credo sulla parola (le banane in casa mia non entrano proprio)
Betulla dice
Che bello riaverti qui…mi sei mancata! Immagino che anche tu come me senta la mancanza delle montagne e della vita all’aria aperta…Però coraggio, torneranno anche loro nelle nostre vite! Ci credi che io le banane le compro apposta per fare questo dolce? Invece il gruppo di lettura è un’esperienza curiosa: io sono un po’ solitaria nel rapporto con i libri ma questa condivisione di pagine mi ha fatto bene (poi molto dipende credo dal libro e dal gruppo). Un bacione…a presto!
zia Consu dice
L’aspetto è divino! In questo periodo devo riprendere in mano i libri di cucina che ho in casa..sono certa che ci siano dei tesori nascosti ^_^
Buon we cara <3
Betulla dice
hai proprio ragione…è un periodo di rivalutazione generale di quel che abbiamo intorno e che avevamo un po’ trascurato! 😉