La storia militare non mi ha mai entusiasmata: tutto quel susseguirsi di battaglie, date, vittorie armi e sconfitte costituisce indubbiamente l’ossatura della Storia, ma mi lascia quasi sempre distratta e indifferente. A meno che nella sfilata di conquiste, disfatte e strategie non si infili, casualmente, un qualcosa di strano, sovrannaturale o leggendario. Motivo per cui, di tutte le legioni che si sono avvicendate nella lunga Storia di Roma, le uniche due di cui ricordo qualcosa sono la Legione Tebea e la fantomatica Legio IX (quella scomparsa nella Germania meridionale). Lasciando perdere la seconda (per cui rimando almeno ad Alberto Angela), legione tebea o tebana è il nome che una bella leggenda* attribuisce ad una Legione di 6600 uomini composta da cristiani egiziani (dei dintorni di Tebe appunto) di servizio nel III secolo d.C ai confini orientali dell’impero. Secondo il racconto la legione venne poi spostata nella pianura padana, e da qui, sotto Massimiano mosse verso l’arco alpino per placare le continue incursioni di Quadi, Marcomanni e Bagaudi. Solo durante la spedizione i Tebei appresero che avrebbero dovuto sterminare i Bagaudi (popolazione contadina parzialmente cristianizzata). I Tebei rifiutarono di macchiarsi le mani con il sangue di uomini della propria fede, ma Massimiano risolse ferocemente la rivolta con fustigazione dei soldati, la decimazione, e (forse) sterminando l’intera legione. Il massacro avvenne nella Valle del Rodano, dove all’epoca si trovava Agaunum, presidio militare e doganale romano. Nel V secolo Eucherio, vescovo di Lione, visitò, come altri pellegrini dell’epoca, una piccola basilica addossata all’imponente parete rocciosa che incombe su Agaunum (oggi è la laccatissima Sankt Moritz). Questa basilica era stata eretta, da un centinaio di anni proprio in memoria dei soldati della legione Tebea, massacrati fra queste montagne. Eucherio racconta la sua visita e la vicenda dell’eccidio, riportando i nomi dei comandanti Maurizio, Esuperio e Candido, e del veterano Vittore, qui venerati come martiri cristiani. Se però cercate qualche informazione su questa mitica legione troverete senza problemi circa quattrocento nomi di santi che, evitati fortunosamente castighi di Massimiano, si spesero nell’evangelizzazione delle rudi popolazioni alpine. Scampati (o scappati?) alla persecuzione, la schiera di valorosi soldati non riuscì comunque ad evitare che le popolazioni evangelizzate coronassero le loro curiose vite con il supremo sacrificio del martirio.
Uno dei tanti soldati tebani in fuga sulle montagne di Francia, Svizzera e Germania, si chiamava Magno. Nel luogo (in valle Grana sulle montagne Cuneesi) in cui ebbe luogo il suo martirio, sorge oggi il celebre santuario di San Magno (1800 mt s.l.m) intorno al quale una manciata di minuscole borgate (Chiappi, Chiotti, Colletto e Campomolino) produce l’ancor più celebre formaggio piemontese: il Castelmagno. Formaggio semigrasso erborinato di latte vaccino a pasta dura, il Castelmagno (D.O.P), stagionato per 2 o 3 mesi in grotte naturali, ha forma cilindrica (diametro 20-25 cm per circa 15 cm di altezza) e sapore delicatissimo. Tutt’ora i valligiani sostengono che la stagionatura migliore sia quella ottenuta nelle malghe delle frazioni più alte di Castelmagno, con le finestre rivolte verso la cima Parvo.
Lo straordinario formaggio è una parte importantissima del mio cavallo di battaglia, sapete quel piatto che riesce sempre, quello che conquista gli ospiti e immancabilmente nutre la tua fama di “ottima cuoca”? Ecco, il mio piatto forte è semplicemente l’unione tra un grande classico della cucina piemontese (la carne cruda) e l’eccellente formaggio cuneese. Il risultato sono questi piccoli bocconcini di carne “scottata dal grill” e ripieni di Castelmagno e rosmarino. Una vera delizia, velocissima da preparare e capace di stuzzicare anche chi non ama molto il carpaccio.
Bocconcini caldi di Fassone al Castelmagno
Ingredienti per 4 persone (3 bocconcini a porzione):
220 g circa di fettine sottilissime di Fassone Piemontese (12 fette di circa 18 grammi)
150 g circa di Castelmagno D.O.P (12/13 gr di formaggio per ogni fettina)
due o tre aghetti di rosmarino per ogni bocconcino
olio extravergine di oliva, sale e pepe nero macinato fresco q.b
Procedimento:
-Tagliare il formaggio in dadini di circa 5 mm di lato (la pasta del Castelmagno tende a sbriciolarsi, quindi potete anche usarlo a scaglie). Su un tagliere stendere le fettine di carne, disporre al centro un mucchietto di formaggio (pesatelo per sicurezza), e due o tre aghetti di rosmarino, e se ritenete una macinata di pepe nero. Chiudete i bocconcini di carne con grande delicatezza avvicinando i lembi della fettina di vitello con una certa pressione. Trasferite i bocconcini in una teglia coperta di carta antiaderente.
Al momento di servire accendete il grill del vostro forno e fatelo scaldare bene almeno una decina di minuti. Inserite la griglia del forno a circa 10 cm dal grill. Infornate i bocconcini sorvegliandoli accuratamente. I tempi di questa “scottatura” variano moltissimo a seconda del vostro forno: considerate che queste fettine sono così tenere da poter essere mangiate crude, per cui hanno bisogno solamente di “abbrustolirsi” un po’, giusto il tempo di far cominciare a sciogliere il formaggio. Il mio fornetto, che è piuttosto deboluccio, ci mette 8 minuti per ottenere questa perfezione. Dopodichè servite con qualche goccia di olio extravergine, sale e pepe secondo i gusti. Per impiattare potete usare un lettino di songino, misticanza di insalatine, o lasciare il bocconcino tale quale per un antipasto più minimale nella forma ma non nella sostanza!
*Eucherio, vescovo di Lione è l’autore della Passio acaunensium martyrum, testo agiografico scritto per uso liturgico che riporta la leggenda della legione tebana e attesta un radicato culto dei soldati martiri in tutta l’area alpina. L’episodio sarebbe avvenuto nel 287 d.C. presso Agaunum (in Vallese), oggi San Maurizio, dal nome del comandante-martire, ma gli unici riscontri storici sono nel nome della legione (effettivamente esistita) e i saggi archeologici sotto l’abbazia che hanno rivelato l’esistenza di sei tombe (in cui probabilmente vennero inumati alcuni soldati romani). Da questa leggenda ebbe origine l’Ordine di San Maurizio, poi Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro di cui dal 1572 il duca Emanuele Filiberto di Savoia e i suoi successori portano titolo di “gran maestro”. Il duca fece inoltre trasferire a Torino parte delle reliquie del capitano della Legione Tebea, nonchè la sua spada, la croce e l’anello, che ancora oggi riposano nella Cappella della Sindone.
Per saperne di più:
Valeria Della Fina dice
Un piatto saporito che mi ispira molto, lo metto tra le cose da provare 😉
Un bacio 🙂
Anisja dice
Ma sono deliziosi!!!! gustosi, invitanti e particolarissimi!!!! una vera bontà!!! grazie per aver condiviso il tuo piatto forte!!!!
Ciao, a presto ….
Francesca P. dice
Io amo carpaccio e carne cruda, la mangio senza problemi, quindi questi bottoni golosi (o biglie ripiene?) mi piacerebbero tanto… 🙂 Che tu sia un'ottima cuoco non ho dubbi, in più intrattieni gli ospiti con cultura e aneddoti storici, bello condividere la tua tavola, come leggere un libro… 🙂
Annalisa B dice
I tuoi bocconcini sono meravigliosi!!! Li mangerei molto volentieri!
Buona notte cara 🙂
Ros Mj dice
Carissima, da alcune settimane ho abbandonato definitivamente la carne, tornando ad essere vegetariana ma, da democratica quale ritengo di essere, continuerò a cucinarla per mio marito, per cui ben venga il piatto forte della mia amica :-)!! Poi, scusa, il Castelmagno è buonissimo…lui mangia i tuoi bocconcini e io finisco la forma di formaggio con un bel filoncino e un'insalata ;-). Un bacione, tesoro!!
Maddalena Laschi dice
E dopo tutto questo bel racconto non posso che apprezzare ancora di più la tua ricetta, semplicemente perfetta! grazie per avermela regalata!
Maddy