Dopo anni di gironzolamenti ho capito che per visitare davvero bene un monumento occorre sempre essere guidati da un Cicerone eloquente, preparatissimo ed entusiasta di rivelare ai suoi ascoltatori segreti, tesori e curiosità del luogo attraverso il quale vi conduce. Che poi questa guida sia in carne ed ossa, o che vi parli attraverso le pagine di un libro, questo è un altro discorso…
Oggi vi porto con me a Staffarda, abbazia Cistercense fondata tra il 1122 ed il 1138 in quello che era il Marchesato di Saluzzo, o meglio nella pianura ai piedi della Valle Po, e della Valle Pellice (le cosiddette Valli del Monviso dove sgorga appunto il grande fiume). Con noi una guida eccezionale, il libro di Carlo Peano intitolato, appunto “I Segreti Solari di una Abbazia Cistercense. Santa Maria di Staffarda”. Comincio subito col dirvi che Carlo Peano era un sacerdote, e che dopo anni di apostolato a tutto tondo (con incarichi che vanno dall’insegnamento, alla direzione della Caritas alla fondazione del Telefono Amico e al club Anonimi Alcolisti nella diocesi di Saluzzo), è diventato abate-parroco di Staffarda (incarico durato circa 11 anni, e lasciato poco prima della scomparsa avvenuta alla fine del 2007). In questo decennio il sacerdote si è impegnato intensamente per restituire Staffarda alla vitalità spirituale e culturale di un tempo, e nel suo prezioso libro non fa che esporre ai lettori le riflessioni e le ricerche raccolte durante il periodo di sacerdozio nella chiesa di Santa Maria, “tesoro e cuore” del ben più ampio complesso Abbaziale.
Io naturalmente consiglio di procurarsi il libro, di leggerselo gustandone ogni pagina e ogni colto riferimento, per poi andare in seguito a visitare il complesso. A questo punto potete anche sentire l’audioguida fornita con il biglietto d’ingresso (completissima e suggestiva), ma fidatevi che Carlo Peano è meglio.*
Nell’introduzione lo stesso Carlo Peano ammette di aver frequentato Staffarda per oltre trent’anni come organista senza mai trovare il tempo di approfondire o indagare davvero le stranezze della struttura, prima tra tutte l’incredibile acustica. Poi un giorno viene invitato ad assistere ad una conferenza su Staffarda. Una frase di un relatore, il prof. Mario Perotti, lo colpisce e lo inchioda con le spalle al muro « l’edilizia di Staffarda necessita di una introspezione psicoanalitica… ». Comincia così una lunghissima, appassionante ricerca sulla “grammatica nascosta” dei costruttori cistercensi che realizzarono Staffarda. Bussola di questa introspezione raccontata è per ammissione dell’autore la stessa regola benedettina « ora et labora » in cui l’ « et » non è disgiuntivo, ma cumulativo, ovvero prega lavorando, e lavora pregando. Il monaco cistercense pregava per costruire, e costruiva pregando. Solo comprendendo questo, ovvero, solo pensando che in una vita di preghiera tutto diventa preghiera, anche l’architettura, si capisce davvero Staffarda (“Non tanto casa di Dio, ma piuttosto casa per condurre gli uomini a Dio”).
Mille anni fa dire “va a Staffarda” era esattamente come dire “va all’Inferno”! Il terreno allora paludoso, ma molto boschivo fu bonificato proprio dai Cistercensi che risanarono, l’intera zona facendo defluire le acque con un’ingegnoso sistema di canali, visibili, e soprattutto funzionanti ancora oggi. Celebre la bealera « di ris » (del riso) che convogliava l’acqua del Po e del vicino lago alle marcite di Staffarda dove, udite udite, ben prima che a Novara e a Vercelli, si coltivava il riso**.
Ma non facciamo distrarre subito dalle questioni alimentari, e torniamo a Staffarda fondata il 25 luglio 1135 da Manfredi del Vasto (primo signore di Saluzzo) alla presenza del monaco Pietro, discepolo di San Bernardo. É comune convinzione che i monaci cistercensi giunsero a Staffarda da Tiglieto (in Liguria), dove erano presenti sin dal 1123, e soprattutto dove nel 1133 era abate San Bernardo. Posto che in quel tempo lontano i monaci bonificarono, costruirono ed evangelizzarono la zona, Peano ci conduce per mano nella Chiesa di Santa Maria. Ci invita a entrare, dove subito scrive: «nel suo stile romanico-lombardo la chiesa colpisce per la sua solidità d’insieme, mentre la spoglia e religiosa penombra avvince». E prosegue descrivendo i giochi di luce, gli archi, i contrasti cromatici (rosso-bianco-nero), i pilastri potenti, gli interni disadorni che tutti insieme sono «la nobile semplicità dell’Abbazia » la stessa che contribuisce ad infondere nel visitatore una pace armoniosa («ciò che altrove pare mare in burrasca, corsa velocità , provvisorio qui è bonaccia e stabilità »). Subito dopo però Peano ci guida tra le navate, tra i pilastri spingendoci ad osservare meglio, come diceva Plinio: oculis videmus-animo cernimus (con gli occhi vediamo, con l’intelletto scopriamo). E infatti dove molti visitatori vedono una felice armonia, l’osservatore attento e debitamente istruito da Peano coglie differenze, e difformità impressionanti. La verità è che a Staffarda l’armonia d’insieme non è che un’impressione, frutto di curiose, studiate e sapientemente mimetizzate anasimmetrie. Diversissimi tra loro tutti i capitelli (sono centinaia ognuno con fregi floreali o geometrici diversi), ma anche i pilastri stessi, che variano nella forma, nell’ubicazione, nelle dimensioni volumetriche e persino nell’altezza. Ogni arco, ogni finestra, ogni porta, le tre navate, ogni fregio a Staffarda è unico. Niente è uguale a qualcos’altro.
Una volta instillato il dubbio scovare queste differenze visitando la chiesa diventa un gioco formidabile, irresistibile. E a fronte della prima rassicurante impressione, una dopo l’altra crollano tutte le certezze che il colpo d’occhio iniziale credeva di aver colto.
Ritorniamo quindi al nostro libro guida. Certamente Staffarda fu costruita da un’equipe borgognona di monaci cistercensi, ma chi esattamente ha ideato l’abbazia e perchè? E qui mi sento taanto Giacobbo! Ovviamente le risposte possibili sono molte, e il merito di Peano è indubbiamente quello di riportarle tutte, tutte ugualmente degne di suggerire una via e una chiave al visitatore disorientato per l’inganno subito. Non so dire se ce ne sia una più convincente dell’altra, o se alla fine tutte insieme contribuiscono a restituire almeno parzialmente quello che poteva avere in mente un monaco cistercense architetto 883 anni or sono (o un gruppo di monaci) capace di costruire una abbazia con una cordicella da 13 nodi (il metro non esisteva) perfettamente allineata sull’asse solare.**** In ogni caso se fossi Dan Brown avrei fatto un pensierino su Staffarda, e sui suoi misteri … certo la pianura cuneese ha meno appel che certe chiesette provenzali ( vedi Rennes-le-Château, con annesse fantasie dell’abate Saunière), ma almeno qui i Templari ci sono stati davvero!
Concludo dicendo che dalla sua fondazione per tutto il XIII secolo Staffarda ebbe uno sviluppo incredibile, diventando un centro agricolo fiorentissimo, dove si svolgevano mercati e fiere, con tanto di sportello (tipo bancomat ante litteram) per prestiti di denaro. Alla fine del ‘400 venuti meno i motivi riformatori l’Abbazia comincia una lenta ed inesorabile decadenza. Nel 1750, con bolla pontificia di Benedetto XIV, l’Abbazia passa all’Ordine Mauriziano di Torino, l’attuale proprietario. Staffarda è oggi una grande tenuta agricola, e la chiesa è la sede dell’omonima parrocchia (consultate questo sito per info e orari). Segnalo infine il polittico di Pascale Oddone (1531) in legno policromo, e lo straordinario pulpito in stile gotico borgognone. Staffarda aveva ovviamente un coro nel medesimo stile e di pari bellezza, che nel 1932 venne trasferito a Torino.
Oggi questo coro è uno dei tanti vanti di Palazzo Madama (la prima sala dopo l’ingresso). Dopo la foto della “rosa di Staffarda” (affascinante simbolo/labirinto simile a quello di Chartres), ho riassunto per voi le diverse ipotesi affrontate da Carlo Peano, e termino questo post lunghissimo, con una frase di Santa Ildegarda, altra figura cara a questo piccolo blog: « Egli così, può concepire ed innalzare un grande edificio che vibrerà come un’eccezionale strumento musicale ». Vibra Staffarda, di musica, di Storia, e di spiritualità. Ma quando andrete a visitarla sarete voi a vibrare, corde emozionate e imperfette di una magnifica armonia terrena e celeste.
Suggestione esoterica: basata su un messaggio di illusorietà dei sensi, ovvero la struttura architettonica, espressione più idonea, ineccepibile e matematica di una verità oggettiva , qui diventa inganno, miraggio e monito sulla fallacia dei nostri sensi.
Suggestione estetica: basata sul pensiero di Platone, caro anche a Sant’Agostino e a San Bernardo, secondo il quale “la bellezza è l’armonia di elementi diversi”. Differenze ed elementi così intelligentemente sbagliati che ogni sbaglio, rimedia, ripara e annulla il precedente in una catena di errori che creano meravigliosa armonia.
Suggestione spirituale: basata sul principio che “Dio solo è perfetto”. Solo quel che fa Dio è perfetto, mentre tutto quello che fa l’uomo è imperfetto, in quanto legato ai limiti della sua natura. Nel suo desiderio di infinito l’uomo usa capacità cercando il meglio, il bello e il bene. Ma usare l’intelligenza per migliorare, creare costruire non permette comunque un successo totale.
Suggestione dei sensi: secondo San Bernardo i sensi non sono affidabili, solo la parola di Dio è sicura! I sensi ingannano, la fede illumina la verità. Per questo i monaci innalzarono un edificio che dimostrasse l’assunto filosofico del loro maestro.
Suggestione biblica: l’abbazia funzionale alla vita comunitaria e alle necessità della Liturgia. In essa le dissonanze architettoniche hanno la funzione di rendere leggibile il mistero e il trascendente: la bellezza, la varietà e l’armonia lodano Dio.
Suggestione evangelica: l’orientamento della struttura, con l’ingresso a occidente e l’abside a oriente è simbolo del progessivo allontanamento del credente dalle tenebre e dal male avanzando verso la luce, e verso il grande Cristo Sole – Luce -Grazia -Salvezza. L’ipotesi non spiega le anasimmetrie se non forse con gli errori della vita umana in cammino vero la luminosa perfezione, ma l’uso della luce, e i cosiddetti baci del sole sulle colonne della Chiesa hanno qualcosa di sovrannaturale.
Suggestione liturgica: al contrario delle più celebri “bibbie dei poveri”, qui l’avvicinamento a Dio avviene in uno spazio che invita all’introspezione, e che con elementi accennati sulla struttura architettonica guida il credente nell’anno liturgico avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste.
Suggestione mistica: Staffarda richiamo, invito, anticipo e segno della realtà ultraterrena che il Catechismo chiama Paradiso. Casa di Dio sulla Terra per essere casa nostra nel Regno!
*Esistono moltissimi libri interessanti su Staffarda. Ne ho letti tanti, e benchè questo sia degli anni ‘90 è l’unico che mi porto dietro ogni volta che vado a Staffarda e che ci accompagno qualcuno. Carlo Peano ha qualcosa che gli altri non hanno, cioè come ha scritto Maria Grazia Gobbi nell’introduzione del volume, ha “lucida competenza e trasparente amore” per questo luogo. Peano non svela nessun mistero, pone tante domande e da lì permette al visitatore di partire alla scoperta di Staffarda.
**non manca anche a Staffarda la leggenda secondo la quale i monaci avrebbero ingannato i doganieri occultando le preziose e proibite sementi nell’orlo inferiore delle tonache. La coltivazione di riso nella zona fu proibita nel 1732 per il riacutizzarsi della malaria.
*** Sul perchè del rapporto tra questi due luoghi si può dire poco, ma a testimonianza del legame si possono citare due lapidi (una sul ponte a Tiglieto, l’altra all’ingresso a Staffarda) sulle quali alla data segue in entrambi i casi la inusuale formula « a partu Virginis » (dal parto di Maria Vergine) anziché il più comune Anno Domini. Non ci sono certezze neppure sull’effettiva venuta di San Bernardo, anche se in più documenti si legge che Manfredi « donò il terreno a San Bernardo », anche se nella vicina Carmagnola c’è un pilone eretto proprio dove san Bernardo fermò a dissetarsi, e anche seBonifacio del Vasto, figlio di Manfredi, aveva sposato Agnese Vermandois cugina di San Bernardo e sorella del vescovo di Nojon.
****Peano ricorda che il metro è invenzione recentissima (1791 o 1875), e si pone un dubbio che tanti autori non prendono neanche in considerazione: che misura usavano i cistercensi? Molto probabilmente usavano il cubito di Chartres (m.0,74), che è la stessa unità usata anche per costruire Cluny (1120). La cordicella aveva 12 nodi e 13 spazi di uguale distanza tra loro. Paradossalmente i costruttori usavano poco i numeri, per loro era complessa sia l’addizione che la sottrazione, poco conosciuto era l’abaco per cui la divisione restava ancora più difficile. La corda invece era mezzo concreto e pratico, oltre che simbolo per legare il mondo visibile a quello invisibile!
Altra anomalia di Staffarda è constatare per noi moderni come sia costruita sull’asse solare. Conoscere l’asse solare vuol dire ammettere un sistema eliocentrico, mentre all’epoca la scienza ufficiale si rifaceva ancora al sistema tolemaico! A Keplero e Copernico mancano ancora quattro secoli, tre a Cristoforo Colombo, cinque secoli a Galileo! Eppure a Staffarda anche la penombra è incantata da luci splendenti!
N.B: come sempre TUTTE le fotografie sono MIE (2/8/2017). Pertanto NON autorizzo nessuno ad utilizzarle (no, neanche la pro loco, il bollettino locale dei ratti delle bialere e l’associazione di flautostrozzato; no neanche se sono pubblicate su internet. Pubblicate non significa libere da diritti e senza autore). Grazie!
Irene dice
Posso dire? M A G N I F I C O Tutto
Il luogo, dove ogni respiro, ogni sguardo, ogni passo rimane confuso e ammaliato da tanto splendore.
La storia del luogo abilmente da te proposta è un inno alla vita, alla bellezza di quanto abili mani hanno saputo creare (seppur divinamente ispirate).
E poi vogliamo parlare delle foto?
… Sei proprio sicura di non volere che il bollettino dei ratti delle bialere le usi e le vada a pubblicare sul numero che uscirà a maggio? Pensaci bene … 😉
Ti lancio una stuzzicante curiosità: L’ abbazia di Nostra Signora di Vezzolano ad Albugnano ….
Vai qui http://www.vezzolano.it Sono sicura che ti incanterà!
A presto