Uno dei motivi per cui mi piace tantissimo organizzare #Betullacontest è il fatto di incontrare nuovi mondi. Orietta, in questo senso, è un regalo del contest che ho organizzato quest’autunno per festeggiare i 5 anni di blog. Oltre ad essere la vincitrice dell’agguerrita gara a colpi di libri e ricette (#pagineaifornellicontest), Orietta è diventata una cara amica e una presenza costante della mia vita social. Così ho pensato che sarebbe stato bello conoscerla ancora meglio e farle quelle due domandine in più che sono diventate questa deliziosa intervista. C’è un mondo fatto di ironia, viaggi e curiosità in queste risposte, di cui le fotografie riflettono incanto e meraviglia…
1.Cominciamo come sempre con la classica domanda: “Come hai imparato a cucinare?”.
In verità ho iniziato a cucinare per sopravvivenza! Quando mi sono sposata riuscivo a carbonizzare anche un toast! Ricordo l’ultima estate prima del matrimonio: ore a scrivere minuziosamente ricette che mi dettava mia mamma!
Gli inizi sono stati piuttosto disastrosi ma, fortunatamente, mio marito, provenendo da una cultura culinaria basata sui cibi già pronti, non notò la differenza.
Col passare degli anni, mi sono appassionata alla cucina, soprattutto ai dolci. Ricordo che in quegli anni era di moda la pasticceria di Buddy Valastro quindi feci preparare una grande torta guarnita di pasta di zucchero per il primo compleanno di mio figlio. Rimasi molto delusa dal risultato e quindi capii che era il momento di mettermi in gioco.
2.Sei molto attiva sui social, in particolare sul tuo profilo fb quasi ogni giorno pubblichi foto golose dei manicaretti che prepari per la tua famiglia. Come ti sei avvicinata a questo mondo della cucina 2.0 (e non ti è mai venuta voglia di aprire un tuo blog di cucina)?
Inizialmente sono stata spinta a pubblicare le mie modeste realizzazioni seguendo un po’ la moda. Poi una sera vidi con mio marito il film “Julie & Julia” e mi venne l’idea di cucinare ogni giorno un piatto diverso, soprattutto per diversificare un po’ la nostra alimentazione: la mia pagina di facebook ne è semplicemente la testimone.
Da qui a creare un mio blog, però, vi è un abisso! Prima devo trovare un mio stile; vorrei creare un diario di ricette che sia un punto di riferimento, davvero unico che esprima la mia passione, non uno dei tanti blog che si trovano in rete.
Per ora mi limito a perfezionare e diversificare le mie tecniche di cucina e di food photography.
3. Cosa ispira la cucina di Orietta? Libri, riviste, blog, programmi tv, ristoranti…qual è la principale fonte di ispirazione dei tuoi fornelli?
Quando mi sono avvicinata alla cucina traevo ispirazione dai numerosi viaggi intorno al mondo che ho avuto la fortuna di fare con mio marito: ci è sempre piaciuto mantenere vivo il ricordo di posti lontani ricreando a casa sapori provati, tant’è che ritornavo dai viaggi con libri di cucina come souvenir. Sorrido ancora al ricordo del viaggio in Canada: credo di aver trascorso un mese a cucinare dall’antipasto al dolce con fiumi di sciroppo d’acero!! E dal viaggio in Cina? In ogni cassetto avevo un cestino di bambù. Per non parlare del viaggio in Australia: delusa nel non trovare in Italia carne di canguro e di coccodrillo, sfornavo settimanalmente Pavlove e Lamington.
Con la nascita di mio figlio i viaggi sono stati un po’ accantonati. Ma il fatto di fermarmi mi ha forse permesso di riflettere meglio su un elemento imprescindibile della cucina: le materie prime. In particolare nei lievitati mi sono resa conto di quanto la qualità e la varietà delle farine sia fondamentale. Spinta da questa considerazione ho iniziato a cercare mulini dove poter acquistare farine non trattate e provenienti da grani locali. Io e la mia famiglia ne abbiamo visitati una ventina ancora attivi (molti altri in disuso) ed è stato molto interessante ed a volte commovente ascoltarne la storia da anziani mugnai.
Ovviamente, nella vita di tutti i giorni i miei numerosissimi libri di dolci e di lievitati nonché il web ed una famosa rivista la fanno da padrona.
Quello che mi affascina molto è trovare ricette legate a tradizioni, soprattutto religiose, forse perché sono una convinta cattolica.
Ultimamente poi, grazie al contest che tu hai indetto, ho iniziato a trarre ispirazione dai libri di narrativa: ricreare un cibo che viene solo accennato in una storia è per me molto stimolante e divertente e poi è l’input per implementare e diversificare le mie letture!
4. Ragione o sentimento? Mi spiego meglio: la cucina per te è una questione di logica o di creatività? Segui le ricette alla lettera o le modifichi a tua immagine e somiglianza? Ci racconti qualche grande successo o grande fallimento legato all’eccesso di filologia, o al contrario alla modifica di un piatto “in corso d’opera”?
Fondamentalmente per me la cucina è una questione di…. dispensa. Quando faccio la spesa faccio incetta di prodotti inusuali che mi capitano sotto mano e poi procedo a ritroso: parto da un ingrediente e adoro cercare qua e là spunti per realizzare qualcosa di goloso.
Quello che mi piace fare è cucinare piatti sempre diversi e non scontati, particolari e preferibilmente scenografici, il tutto adeguando la ricetta a gusti personali.
Se però mi innamoro della fotografia di una ricetta procedo al fine di ricrearla fedelmente. Questo mi capita soprattutto con i dolci ed i lievitati di grandi maestri. Avendo però poche conoscenze tecniche mi capita di fare grossi disastri. Ma io ho un motto: la ricetta non è venuta bene al primo tentativo non per le mie lacune culinarie, ma perché non è spiegata bene!! Modesta vero? Autostima prima di tutto ?
5. C’è uno strumento di cucina, oppure un cibo (ricetta, sapore) a cui ti senti particolarmente legata? Una specie di “bacchetta magica/ ricetta magica”, cui ti rivolgi quando vuoi cambiare la giornata?
Personalmente non c’è un piatto o un sapore a cui sono legata, ma più frequentemente cucino la lasagna al radicchio e le torte al cioccolato, amati particolarmente dagli uomini di casa.
Per questo aspetto avallo la teoria di Henry Bonnington (amico di Hercule Poirot), letta nel racconto “La torta di more” di Agatha Christie secondo la quale: “Di solito non ci si può fidare delle donne per quanto riguarda il cibo. Grazie al cielo gli uomini non sono così. Alle signore piace la varietà. I signori scelgono sempre la stessa cosa”.
Ecco, dal punto di vista culinario non sono assolutamente affidabile!!
A proposito: chissà cosa bolle in pentola in questi giorni…..
Esatto…tenetevi pronti perchè nei prossimi giorni partirà un nuovo contest (più primaverile e leggero del precedente, ma sempre a tema Libri&Cucina)! Passiamo però alla ricetta di Orietta, che ricordo non ha un blog, ma un’attivissima pagina Fb dove ogni giorno condivide leccornie. Tra le tante ho scelto questi delicatissimi panini. Per prima cosa perchè sono legati ad un libro ( “Scandikitchen Dolci Hygge” di Bronte Aurell), poi perchè sono “panini da compleanno”, che richiama nella mia mente feste piene di bambini che strillano e giocano felici (e Orietta è una super mamma), e infine perchè il concetto di Hygge, oggi tanto in voga, rappresenta perfettamente Orietta e il suo mondo domestico, delicato e goloso.
Quindi, liberamente ispirata ai “panini del compleanno” di Bronte Aurell (la ricetta originale qui), ecco i Panini Hygge di Orietta S. soffici come nuvole e sogni che vagano curiosi nel mondo (la cartina -bacucca- con penisola scandinava di sfondo è un omaggio a tutte le tue esplorazioni reali e culinarie!).
Panini Hygge di Orietta S.
Ingredienti per 18 pezzi
200 ml di latte intero
50 ml di panna
2 g di lievito di birra secco attivo (pari a 7 g di lievito di birra fresco)*
50 g di zucchero
400 g di farina manitoba (forte per pane)
1 cucchiaino di sale
1 uovo
80 g di burro, ammorbidito
qualche cucchiaio di latte intero per spennellare la superficie
sesamo
Due teglie rivestite di carta da forno.
Procedimento:
Mescolare il latte con la panna e intiepidire il composto (portandolo a circa 35°), unire lo zucchero mescolando bene, infine il lievito di birra secco. Coprire il recipiente con della pellicola per alimenti e lasciare in un angolo caldo della cucina per 15 minuti circa, in modo che il lievito si attivi (si formerà della schiuma in superficie al liquido). Trascorso questo tempo rovesciare il composto nella ciotola dell’impastatrice (con gancio impastatore), attivare la macchina e poco a poco unire la metà della farina setacciata mescolata con il sale. Sempre lasciando girare la macchina impastatrice unire l’uovo intero, e il burro a dadini a temperatura ambiente. Quando entrambi saranno incorporati unire la farina rimasta. Lasciare la macchina attiva fino a che non si avrà un composto appiccicoso che si stacca dalle pareti della ciotola (lo si ottiene con circa 5/7 minuti di impasto a bassa velocità). Coprire quindi la ciotola con della pellicola per alimenti e lasciarlo lievitare in un luogo riparato della cucina fino al raddoppio del volume (con la quantità di lievito usata da me l’ho lasciato 3 orette circa a riposo). Trasferire con delicatezza l’impasto sulla spianatoia infarinata e assottigliarlo leggermente con le mani. Con un taglia pasta rotondo di 5 cm di diametro ritagliare i paninetti, disponendoli poi su due teglie coperte di carta da forno (non preoccupatevi dei ritagli: reimpastateli e fate altri paninetti, fino ad aver esaurito la pasta. Lieviteranno un pochino meno in altezza, ma saranno comunque ottimi, e praticamente nessuno se ne accorgerà). Coprirli con un panno e farli lievitare ancora 20 minuti.
Accendere in forno e portarlo a 180° (ventilato). Spennellare i paninetti con latte ed eventualmente sesamo. Infornare e cuocere per 12 minuti fino alla doratura. Non appena sfornati coprire i paninetti con un panno pulito e privo di odori in modo da evitare la formazione di una crosta troppo secca e croccante.
Servire con formaggio, salmone, avocado, marmellata, nutella e fantasia…
*di comune accordo con Orietta ho ridotto sensibilmente la quantità di lievito della ricetta originale, optando per una lievitazione un po’ più lunga.
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