

Afrodita
racconti, ricette e altri afrodisiaci
Isabel Allende (1977)
“Viaggio senza carta geografica attraverso le regioni della memoria sensuale, là dove i confini tra l’amore e l’appetito sono talmente labili da confondersi completamente.”
Ho letto questo libro da giovincella. Dopo circa 15 anni su ben 325 pagine di racconti, ricette e altri afrodisiaci mi era rimasta solo l’immagine di Isabel Allende intenta a nuotare con la grazia di un delfino in una piscina colma di riso al latte. Mi sono messa a rileggere Afrodita, per vedere se quel delfino esistesse davvero, o se invece non fosse uno dei miei frequenti “ricordi a fantasia” crasi impazzita di mille belle suggestioni. L’ho trovato subito. Nelle prime pagine l’autrice racconta del bizzarro sogno legato al suo dolce preferito e anche di come una volta, in un ristorante di Madrid, fosse riuscita a ordinare 4 porzioni di riso al latte, più una quinta per dessert, con la tenue speranza che il nostalgico dolce dell’ infanzia la aiutasse a sopportare l’angoscia della grave malattia della figlia. Il sogno del delfino non è un semplice ricordo, infatti poco oltre la Allende racconta: « Dopo la morte di mia figlia Paula, trascorsi tre anni a tentare di esorcizzare la tristezza con rituali inutili. Per me furono tre secoli, durante i quali avevo la sensazione che il mondo avesse perso i colori e che un grigio universale si stendesse inesorabile sulle cose. Non so ricostruire con precisione il momento in cui ricomparvero le prime pennellate di colore, ma quando ripresi a sognare di mangiare, capii che ero prossima alla fine del lungo tunnel del dolore, e che stavo per riemergere dall’altra parte, in piena luce, con una voglia incontenibile di tornare al cibo e ai giochi amorosi. E così, poco a poco, chilo a chilo e bacio a bacio, prese corpo questo progetto».
Ecco perchè io ricordavo solo il delfino, e la piscina di riso al latte…in questo sogno è racchiuso il senso del libro intero, che, badate bene, non vi insegnerà niente di nuovo sulla cucina, e forse ancor meno sui cibi afrodisiaci. Certo all’apparenza il libro fa il dovere per cui (forse) l’avete comprato, infatti l’autrice indaga pazientemente ogni sorta sostanza o attività sospetta di pungolare il desiderio amoroso… dai molluschi, alle erbe, passando per spezie, camicie di pizzo, luci soffuse e sali da bagno aromatici. Ma constatato il legame indissolubile tra cibo ed erotismo, o meglio ancora, constatato che sesso e appetito sono i grandi motori della storia («l’intero creato è un processo ininterrotto di digestione e fertilità; tutto si riduce a organismi che si divorano l’un l’altro, si riproducono, muoiono, fertilizzano la terra e rinascono trasformati. Sangue seme, sudore, cenere, lacrime e l’incurabile immaginazione poetica dell’umanità alla ricerca di un senso… »), questo libro è essenzialmente un piccante e ironico inno alla vita e agli unici due afrodisiaci che una scrittrice può contemplare: il racconto e l’amore. Vivere davvero, significa avere voglia di assaggiare il mondo, di gustarlo, e di sguazzarci dentro come in una piscina di riso al latte, per poi raccontarlo e su quelle parole aggrapparsi, e salvarsi come una novella, eterna Shahrazàd. Amare davvero significa non avere bisogno di alcun afrodisiaco («mi sento in dovere di confessare, a cuore aperto e prima che il lettore continui a perdere il suo tempo su queste pagine, che l’unico afrodisiaco davvero infallibile è l’amore. Niente può smorzare la passione che si accende tra due persone. In questo caso, le seccature dell’esistenza, il tempo che corre inesorabile, la goffaggine fisica o la penuria di occasioni non riusciranno a scoraggiare gli amanti, che troveranno sempre il modo di amarsi, perchè, per definizione, questo è il loro destino»). Insomma la ricetta è davvero semplice Amore + Buona cucina = Vita meravigliosa… le 300 pagine sull’argomento sono un di più (gustoso però).

PESTO AMARANTA
Pesto è un nome generico…qui presentiamo una ricetta base, ma si possono aggiungere aromi e condimenti, o sostituirne alcuni a piacimento. Fare il pesto è un po’ come fare l’amore: bastano i rudimenti, tutto il resto è pura improvvisazione.
Ingredienti:
½ tazza di mandorle pelate e tritate finemente
2 cucchiai di uvetta bionda
½ tazza di brodo
1 spicchio di aglio schiacciato
1 cucchiaio di olio di semi (io olio extravergine di oliva)
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
3 cucchiai di origano fresco tritato (1 cucchiaino secco)
½ cucchiaino di cumino
½ cucchiaino di paprica
sale
Procedimento:
Lascia a bagno l’uvetta nel brodo fino a farla ammorbidire. Aggiungi lo spicchio d’aglio fatto soffriggere nell’olio e scalda il tutto dopo aver unito le mandorle, l’origano, il cumino, la paprica e il sale. Prima di togliere dal fuoco, cospargi di formaggio grattugiato.
***
In realtà io ho messo a bagno l’uvetta nel brodo per circa un’ora, poi ho soffritto lo spicchio di aglio in una padella antiaderente con un cucchiaio di olio di oliva. Ho aggiunto nella padella l’uvetta scolata e tritata grossolanamente, poi le mandorle tritate, l’origano (secco e solo un cucchiaino), la paprica e il cumino. Ho mescolato con un cucchiaio di legno aggiungendo mezzo mestolino di brodo caldo e un pizzico di sale. Ho fatto asciugare fino alla densità desiderata, infine un attimo prima di spegnere il fornello ho aggiunto il Parmigiano.
Profumata, intensa e vagamente esotica… perfetta in abbinamento a crostini di pane o carni bianche, forse meno adatta ad accompagnare gli amanti sulla soglia dell’alcova, perché non so quanto sia afrodisiaco avere le mani odorose di aglio e di spezie!
Ciao Betulla! So che questo è un libro molto famoso ma non mi ha mai attratto più di tanto. Non so, inizio ad essere sospettosa (forse stufa già in partenza) dei libri che associano racconti e ricette.
Mi rendo conto che è un pregiudizio e ad ognuno andrebbe data una possibilità. Anche perché, indipendentemente dall'empatia con l'autore, si possono comunque "scovare" buone ricette.
Questa, per esempio, la torvo molto interessante…magari alla fine leggerò anche il libro 😉
Un abbraccio e buona settimana,
Alice