Siccome quest’anno ho fatto la tessera musei (abbonamento annuale che permette di visitare quasi tutti i musei e le mostre del Piemonte) mi sono prefissata di sfruttarla al meglio visitando almeno due musei al mese. Non che la cosa mi risulti difficile, anzi, mi stupisco sempre di quanti posti straordinari mancano all’appello, e non appena ho un po’ di tempo libero mi perdo volentieri tra racconti di Storia & Memoria che trovo in questi luoghi.
Da qualche tempo avevo nella mia lista il Museo della Frutta di Torino, che mi incuriosiva moltissimo anche dal punto di vista “gastronomico”. Così mentre la gente normale senza ombrello aspetta che il temporale passi dentro ad un bar o a un negozio, io mi sono rifugiata nel Museo della frutta godendomi le sue bizzarre stanze ottocentesche con la colonna sonora di un immane nubifragio che si abbatteva sulla città (tutto molto tetro e pittoresco).
Ma torniamo a questo museo, che si trova nel palazzo che un tempo era la sede della facoltà di Agraria. Qui oggi nello stesso (piuttosto decadente all’esterno) edificio sono ospitati il Museo di Anatomia Umana «Luigi Rolando», e il famigerato Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» (che sotto un cielo nero di tuoni e fulmini significa semplicemente aspettarsi di vedere scendere dalle scale Frankenstein, moderno Prometeo o almeno Mary Shelley!).
Bhe, vi dico subito che io ho visitato solo quello della frutta, perché gli altri due musei, visto il soggetto, sono troppo anche per il mio amore per l’Ottocento.
Bene, questo museo della frutta è l’insieme di tante storie, da quella del quartiere San Salvario al centro della ricerca botanica settecentesca, a quella della dinastia di vivaisti piemontesi Bourdin, ma l’anima del museo è senza dubbio la collezione di oltre mille « frutti artificiali plastici » modellati a fine Ottocento da Francesco Garnier Valletti.
Chi non ricorda ciotole ricolme di frutti finti nel salotto buono di qualche vecchia zia (sempre “le buone cose di pessimo gusto” dell’amica di nonna Speranza)?. Ecco i numerosissimi “pomi” qui esposti sono la versione nobile, pregiata e perfetta di questo genere di oggetto (stavo per scrivere desueto, ma in realtà la frutta finta ha sempre il suo appeal, e il suo mercato come dimostra questa foto di frutta di plastica scattata la settimana scorsa alla Rinascente di Torino).
Oltre all’allestimento d’epoca, quello che mi ha colpito tantissimo è la figura di Francesco Garnier Valletti, un po’ scienziato, un po’ artista e un po’ confettiere, che ad un certo punto della sua vita, dopo anni e anni di ricerche, riceve in sogno la ricetta per creare frutta finta perfetta, talmente simile a quella vera che nelle esposizioni universali di mezzo mondo il divertimento era mescolare questi pomi artificiali a quelli veri lasciando i visitatori esterrefatti!


Autodidatta di genio Francesco Garnier Valletti sommava su di sé una saggezza popolare da Ancien Régime, l’arguta osservazione del reale e una cultura scientifica, quasi positivista. Esperimento dopo esperimento questi saperi lo conducono ad una tecnica tutta particolare, di cui diventa l’eccellente, ultimo, esponente (non ha rivelato ai posteri la sua formula magica, o il suo patto con il diavolo). Cere, resine, argilla, alabastro e acquerelli concorrevano a creare copie di frutti fedeli nella forma, nella coloritura, al tatto, e persino nel peso, calcolato esattamente. Così al termine della sua lunga esistenza, rimangono invenduti 1200 frutti, 600 varietà di uve, innumerevoli album con preziose annotazioni scientifiche, e anche un corposo manoscritto di rimedi naturali. Il tutto, per volontà della figlia, diventa questa straordinaria “esposizione pomologica”.

Perché straordinaria? Perché oltre ad ammirare ad arte dei frutti finti, questa esposizione è un catalogo prezioso di varietà botaniche dimenticate, scomparse o ormai rare. Qualche esempio? La “bigia” di Giaveno, la “contessa” di Saluzzo, “court perdu Napoléon”, “reinette grand ville”… insomma, in mancanza di foto&C. questa collezione è un modo per curiosare nella biodiversità del passato.
Ovviamente come dicevo prima non nego la componente inquietante e gotica del luogo, ma soprattutto di questo figuro torvo e solitario, geloso dei suoi segreti fino a portarli nella tomba nella tomba pur di non regalarli ai propri allievi.
Colpo da maestri, a questo punto, è inserire tra le vetrine dell’esposizione un bel video di Vittorio Gassman che recita la musicale poesia “L’elogio del verme solitario” di Ernesto Ragazzoni. L’ho ascoltata, credo, almeno dieci volte, e quasi l’ho imparata a memoria…emblema di un’arte visionaria, che senza condivisione e confronto rimane purtroppo fine a se stessa.

E sempre in tema di segreti, visto che non è buona cosa averne troppi, ve ne spiffero uno speciale: nel video si vede Gassman che scuote una pera ascoltandone il misterioso ticchettio, da qui lo spunto per recitare la poesia sul “verme solitario”, che è un po’ la follia di Francesco Garnier Valletti. Una delle custodi del Museo, forse preoccupata dal temporale, o dalla possibilità che l’unica visitatrice potesse incontrare Frankenstein, è venuta a cercarmi tra le vetrine per assicurarsi che la mia visita procedesse al meglio. Ne ho approfittato per quattro chiacchiere, e la gentilissima signora mi ha svelato che il ticchettio dei frutti è dovuto in realtà ad una minuscola strisciolina di carta che Francesco Garnier Valletti usava firmare e sigillare come un’anima nelle sue creazioni…
La prossima volta che andate a bere il caffè dall’amica di nonna Speranza, provate con nonchalance a scuotere i pomi finti del centrotavola … magari Francesco Garnier Valletti aleggia nel salotto buono della prozia e voi non lo sapete!
P.s: il fatto che nessuno abbia ereditato trucchi e arte di Francesco Garnier Valletti è visibile anche a occhio nudo. Le vetrine dei marciumi (le malattie della frutta) e dei funghi contengono i lavori della sua scuola di allievi, ma nessuno, chiaramente, ha raggiunto il livello del maestro.


Museo della Frutta « Francesco Garnier Valletti »
Via Pietro Giuria 15 – Torino
Tel 011 6708195
Aperto dal lunedì al sabato – dalle 10:00 alle 18:00. Domenica chiuso, mercoledì ingresso gratuito.
Non so se sono più ammirata, divertita, o invidiosa di questo sapere! ???