Come ben sapete amo moltissimo i dettagli minuscoli e insignificanti, quelle cosette che non nota nessuno, ma che per me fanno la differenza. Sono la chiave di lettura del mio mondo, e anche uno spunto sempre valido per cominciare a raccontare una storia. Il micro particolare di oggi ha la forma di una stellina. Si trova sulla testa una delle due statue in bronzo che decorano la cancellata di Palazzo Reale a Torino (un tempo questa struttura divideva lo spazio pubblico di piazza castello, da quello privato della corte che risiedeva a palazzo). Ad essere sinceri non la si nota quasi mai, perchè se a colpo d’occhio si vede che i cavalli hanno posizioni diverse, lo sguardo è rapito da mille altre fascinazioni: il verde della cancellata, le meduse dorate, il rigore elegante del palazzo sullo sfondo, le geometrie della piazza e le sue incantevoli proporzioni.
I due cavalieri in bronzo sono Castore e Polluce, celebri fratelli gemelli della mitologia classica. Come dicevo sono gemelli, ma si narra che Leda, la loro madre, li avesse concepiti separatamente, unendosi nella stessa notte prima con Zeus e poi con suo marito, il re spartano Tindaro: dall’unione con il dio sarebbe nato Polluce, immortale come il padre; da quella con Tindaro il mortale Castore. I dioscuri (letteralmente figli di Zeus), in virtù della loro doppia natura (divina e umana) hanno partecipato sempre in coppia ad un gran numero di imprese epiche, e con il tempo sono diventati delle specie di “protettori” invocati da quanti, sul campo di battaglia o in mare, si trovassero in pericolo. I marinai li identificavano con i cosiddetti “fuochi di sant’Elmo” ‒ le manifestazioni luminose di elettricità atmosferica che talvolta di notte apparivano sugli alberi delle navi. Qualcuno li vedeva attraversare in volo il cielo per accorrere in aiuto delle imbarcazioni durante le tempeste, e altri li identificavano con le stelle la cui apparizione annunciava la calma sul mare.
Nessuno sa spiegare perchè a Torino, dove neanche c’è il mare, Castore e Polluce sono stati posti a simbolica guardia della monumentale cancellata di Pelagio Palagi. Correva l’anno 1811, il 7 luglio era andato a fuoco il “Pavaglione” seicentesco in legno, che oltre a dividere lo spazio pubblico di piazza castello, da quello privato della corte che risiedeva a palazzo reale, serviva per l’ostensione della Sindone.
Dopo oltre vent’anni e diversi faraonici progetti sottoposti alla committenza reale non si era ancora trovato un degno sostituto del “Pavaglione”. Nel 1834, oggi diremmo per questioni di budget, si ridimensionò drasticamente la visionaria proposta del Palagi, concentrando l’attenzione sui due pilastri centrali, sormontati dal gruppo equestre dei Dioscuri (il costo era così ridotto a poco più di un decimo di quello previsto inizialmente). Lo scultore Abbondio Sangiorgio viene incaricato di tradurre i disegni di Pelagio Palagi nei modellini in gesso che daranno origine ai bronzi. I lavori procedono lentamente, tanto che l’inaugurazione ufficiale avviene soltanto il 5 giugno 1847. Fu, naturalmente, un tripudio, magnificato dalla stampa e dai letterati locali. Ma il successo dell’opera non rivela le ragioni che condussero Carlo Alberto alla scelta di questo tema mitologico per coronare la monumentale cancellata. In mancanza d’altro non si può che pensare, come suggerisce il sito del comune, che i Dioscuri, eroici, a cavallo di destrieri inquieti furono probabilmente scelti e collocati sul varco d’accesso, “a simbolica protezione di Palazzo Reale e della dinastia sabauda, che in quegli anni fra le molte fazioni avverse si appresta ad unire l’Italia sotto la sua egida”.*
Avevo cominciato questa storia con una stella, quella che sul capo di Polluce (a destra guardando Palazzo Reale) indica la sua immortalità, poi rinnegata per seguire anche nella morte il destino del fratello. Quando li guardo, eroici semidei, in groppa a destrieri inquieti, penso sempre che in questa Torino senza mare, e senza più Savoia da proteggere, i Dioscuri siano comunque pronti a cavalcare il cielo verso i naviganti in difficoltà di questi tempi moderni! Ci spero insomma…
Buona domenica cari Amici, spero di avervi fatto fare una curiosa passeggiata nel cuore e nella Storia di Torino!
p.s: naturalmente questa bizzarra presenza si presta bene a letture esoteriche, di cui Torino è ammantata. Per dovere di cronaca riporto che c’è chi vuole Castore e Polluce a sentinella del confine di una città divisa tra magia bianca e magia nera. Ma essendo avvezza a tali pratiche preferisco cercare nella mia città altri tipi di magia e misteri…
*Faccio notare che a Roma due statue antiche dei Dioscuri si trovano alla balaustra alla fine della cordonata della attuale piazza del Campidoglio (provengono dal Circo Flaminio), mentre altri due Dioscuri si trovano nella piazza del Quirinale come ornamento della fontana e dell’obelisco al centro della piazza (questi provengono dalle scomparse Terme di Costantino). Gli studiosi vedono in questa statuaria romana, cui aggiungono il Marco Aurelio della piazza del Campidoglio, e i lavori neoclassici dei contemporanei Antonio Canova e Bertel Thorwaldsen, i riferimenti a cui Palagi e Sangiorgio si ispirarono per realizzare i due gruppi monumentali torinesi. Insomma il tema dei Dioscuri era ben presente tra i riferimenti della cultura dell’epoca, che nutriva un particolare interesse per il mondo greco/romano, inoltre sia l’architetto Pelagio Palagi che lo scultore Abbondio Sangiorgio avevano esperienza diretta della realtà archeologica di Roma.
Come sempre TUTTE le foto sono mie, non è permesso usarele in alcun modo senza chiedere, pena, ovviamente un bel mal di mare perpetuo! 😉
Giovanni Forestieri dice
Curioso e interessato di aver letto il suo racconto sulla storia dei due Dioscori posti sulla cancellata, i quali pensavo fossero normalissime statue. Complimenti e Grazie!
Domenica Madonia dice
Grazie per queste informazioni.
Wanda Massari dice
Buongiorno!
Son partita dai biscotti di Ildegarda di Bingen e,passo passo, ho scoperto un mondo meraviglioso ricco di tanta bellezza e tante informazioni.Complimenti!
Wanda Massari
Betulla dice
Grazie di cuore…anche per avere trovato il tempo di scrivermi questo pensiero gentile!
LUCIANO TOSO dice
Molto interessante.
Grazie.
Marina Caracciolo dice
Vorrei far osservare che le due statue, da sempre chiamate i Dioscuri, sono in realtà, a vederle bene, un uomo (quello a sinistra guardando la cancellata) e una donna (quella a destra). Quindi io azzardo l’ipotesi che essi non rappresentino affatto i figli di Zeus e di Leda, fratelli di Elena, bensì siano ancora una volta una raffigurazione allegorica dei due principali fiumi della città: il Po e la Dora. Anche perché i Dioscuri poco hanno a che vedere con Torino, mentre i due fiumi, sì!…
Franco Blandino dice
Qualcuno sostiene che il cavallo di una delle 2 statue si regge su un piede solo, mentre l’altro sfiorerebbe soltanto il basamento… leggenda metropolitana? Grazie per la risposta