Cari amici, oggi la mia “strada panoramica” fa tappa in Toscana, all’Abbazia di San Galgano e all’eremo di Montesiepi in Valle di Merse nel cuore delle colline senesi. Un luogo che si può definire leggendario, isolato e medievale non può che ammaliare la mia fantasia sino a diventare la meta di una delle mie avventurose “gitarelle della domenica”.
Dunque, tale Galgano Guidotto, nato a Chiusdino intorno al 1150, cavaliere al soldo del vescovo di Volterra, era un giovanotto dissoluto e licenzioso. Galgano era un gaudente incallito (qui lo vedete dormire tra i sacchi di lana per riprendersi dalle fatiche della bella vita), sino a che una notte gli appare in sogno l’Arcangelo Michele.
I genitori di Galgano, increduli per il repentino cambiamento del figlio, scelgono per lui una buona sposa, Polissena, che avrebbe dovuto distogliere il giovane dalla vita eremitica che andava ora professando. Per conoscere la dolce fanciulla, e obbedire alla volontà del padre, Galgano si mette in viaggio verso Civitella, paese natale della futura sposa. Il suo destriero però bizzoso e testardo, non ne voleva sapere di proseguire sul cammino. Galgano spazientito dall’atteggiamento del cavallo si affida a Dio con una preghiera. Ecco quindi che l’animale, finalmente quieto, conduce il cavaliere sulla collina di Montesiepi. Qui Galgano scende a terra, e si sottomette alle parole udite in sogno dall’Arcangelo: «hoggi diventi soldato di Giesù Christo e abbandoni il mondo frale. Seguimi dunque, e non temere, che hoggi entri ne la lista de valorosi de la sua milizia». Galgano prende la spada, simbolo del suo status di calvaliere e di tutta la sua vita passata, e guidato dalla fede la pianta nella roccia di Montesiepi: da strumento di morte, a terra come una croce, è ora il simbolo di redenzione e conversione.
La notizia dell’eremita di Montesiepi si diffuse rapidamente, tanto che intorno a Galgano si crea presto una comunità di seguaci desiderosi di vivere come lui una conversione radicale. Non mancano poi i fedeli, che attratti dalle gesta miracolose di Galgano, salgono all’eremo per chiedere intercessioni e guarigioni. Dopo poco Galgano si mette in viaggio per Roma: vuole incontrare papa Alessandro III e chiedere che la comunità religiosa di Montesiepi venga riconosciuta. Durante la sua assenza però, un gruppo di “invidiosi” sale all’eremo distruggendo il rifugio e spezzando la spada santa. I tre “invidiosi”, guarda caso tutti prelati dei dintorni, vengono immediatamente colpiti da “vendetta divina”: uno annega in un fiumicello, l’altro viene fulminato da una saetta a ciel sereno e il terzo è divorato da un lupo.
Al ritorno da Roma, con la benedizione papale, Galgano ritrova la sua spada intatta, conficcata nella roccia dove l’aveva lasciata, e può quindi proseguire il suo percorso sulla via della santità .
La morte lo coglierà in preghiera davanti alla sua spada oramai simbolo della croce. Correva l’anno 1181, l’anno di nascita di San Francesco.
La Rotonda o Eremo di Montesiepi, fu costruito subito dopo la morte di Galgano sopra alla capanna dove visse in santità l’ultimo anno della sua vita. All’interno dell’eremo, al centro della Chiesa a pianta circolare si può vedere ancora oggi la spada di San Galgano, infissa nella roccia da oltre 800 anni (la teca la protegge dalla stupidità umana e dai tentativi maldestri che più volte l’hanno danneggiata). Sopra alla spada la volta della Chiesa è una raffinatissima cupola di mattoni bianchi e rossi alternati in cerchi concentrici, che esaltano l’atmosfera mistica del luogo (tralascio letture esoteriche alla Giacobbo che vorrebbero fare di questa Rotonda un Graal rovesciato).
Le vite dei Santi, mi incuriosiscono sempre, ed anche se ho allungato un po’ questo post era necessario raccontarvi quella di San Galgano per comprendere la più famosa abbazia che sorge poco distante. Seguendo la volontà di san Galgano, la comunità monastica di Montesiepi, affiliata ai Cistercensi, diede inizio alla costruzione dell’imponente Abbazia nella pianura sottostante, che venne consacrata nel 1288. La posizione strategica della struttura, al centro di una pianura fertile, vicino alle risorse idriche e boschive, sulla via di comunicazione (la Maremmana), fece prosperare l’Abbazia per un centinaio di anni. Poi una serie di carestie, saccheggi di mercenari, e la Peste Nera, diedero inizio al declino irreversibile che costrinse i monaci ad abbandonare l’imponente edificio, e a trasferirsi nel più sicuro palazzo di San Galgano a Siena.
Ora veniamo alla domanda che si fa chiunque visiti questo luogo: perché l’abbazia di San Galgano non ha il tetto? La mia mamma, che parla volentieri per metafore e detti popolari, quando vuol indicare l’apoteosi di un evento catastrofico che si è abbattuto sulla casa dice sempre «mi han portato via anche le tegole del tetto»! Ecco, a San Galgano è successo esattamente così, cioè la situazione di decadenza era tale che nel 1550 il Commendatario Girolamo Vitelli decise di vendere la copertura in piombo del tetto dell’abbazia (forse l’ultima cosa monetabile rimasta dopo incredibili spoliazioni). Oggi l’abbazia San Galgano è un monumentale decadente guscio vuoto, scheletro pallido testimone di un passato glorioso e lontanissimo (senza i monaci i suoi più affezionati custodi sono i piccioni )!
Info pratiche:
L’abbazia di San Galgano e l’Eremo di Montesiepi si trovano a circa 20 km a sud di Siena nel comune di Chiusdino (dove ha sede anche il museo di San Galgano, il cui ingresso è incluso nel biglietto dell’abbazia). Accanto all’area si trova un grande parcheggio attrezzato, distante un centinaio di metri a piedi da entrambi i siti. L’eremo è tutt’ora una Chiesa: è aperto dall’alba al tramonto con una pausa all’ora di pranzo e non si paga alcun ingresso (consiglio di raggiungerlo dal sentiero pedonale sterrato che si trova sul lato sinistro dell’abbazia). L’abbazia invece ha degli orari variabili a seconda della stagione (li trovate qui), e per visitarla si paga un biglietto di 3,50 euro a persona (come detto comprende anche l’ingresso al museo di San Galgano nel vicino comune di Chiusdino). I due siti sono meta di un discreto flusso turistico, e specialmente in estate l’Abbazia è sede di concerti ed eventi (matrimoni), i cui introiti permettono la manutenzione ora gestita dal comune, per cui considerate che ci sono giorni in cui nella struttura ci sono operai al lavoro, che montano e smontano palchi, o sedie per la platea!
N.B: TUTTE le foto sono MIE e NON utilizzabili!
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