Un autunno di tanti anni fa io e i miei fratelli abbiamo ricevuto in regalo da un’amica di famiglia una scatola per costruire una casetta di pandizenzero. Ikea non era ancora sbarcata in Italia, nessuno parlava dei mercatini di Natale e gli omini di pandizenzero erano praticamente sconosciuti. La signora gentile però arrivava direttamente dalla Germania, dove queste casette erano una delle attività famigliari tradizionali legate alle feste. Il kit conteneva tutte le parti della casetta in biscotto, e delle astruse istruzioni in tedesco e in inglese. Consapevoli della preziosa fragilità del dono la scatola è rimasta sul mobile della sala per parecchio tempo come una reliquia cui era moolto meglio che noi bambini non ci avvicinassimo. La mamma ci aveva detto che conteneva la casetta in biscotto a pezzi, per cui era meglio non sbattacchiarla troppo altrimenti non avremmo potuto costruirla. Finalmente a ridosso del Natale l’intera famiglia si è riunita in cucina per la costruzione. Mio papà, forte del suo corso d’inglese a fascicoli, traduceva le istruzioni. Mia mamma era, ovviamente l’addetta ai fornelli, e noi tre piccole pesti, avremmo, forse, in un secondo momento decorato la casetta. Le istruzioni però indicavano come “cemento” un caramello ambrato, che mia mamma ha rifatto per ben tre volte, senza ottenere un risultato degno di essere chiamato “caramel glue”. Oltre ad essere ustionante colava ovunque e non faceva l’unica cosa a lui richiesta: incollare le parti della casetta (forse la mia diffidenza verso le ricette sulle confezioni è nata qui). Prova dopo prova le pareti in biscotto hanno cominciato ad ammorbidirsi, finché con somma delusione i miei genitori hanno dichiarato che il tutto sarebbe stato mangiato nel latte come biscotti caramellati, e che la casetta era fallita. Sì, insieme alle meringhe del manuale di nonna papera, questa gingerbread house è stata una delle cocenti delusioni culinarie che hanno segnato la mia infanzia. Siamo rimasti tutti arrabbiati per anni con le istruzioni di quella scatola…soprattutto quando abbiamo realizzato che le casette di pandizenzero si possono montare con una più semplice ghiaccia reale a base di albume d’uovo e zucchero. In ogni caso, per sicurezza diciamo, mi sono tenuta alla larga da queste casette per i successivi 25 anni. Non ne ho voluto sapere fino allo scorso dicembre, quando in uno dei tanti adorati negozi di casalinghi non ho adocchiato questo kit per casette della Decora.
Siccome sulla scatola si parlava anche di casetta delle fiabe, io ho pensato subito ad Hansel&Gretel senza indugiare troppo sul ricordo triste della fallimentare gingerbread house! Immediatamente, tanto per superare il trauma con appena 25 anni di ritardo, mi sono messa all’opera… e prova dopo prova sono diventata una specie di muratore natalizio di casette. A suon di ghiaccia e caramelle gommose ho costruito una casetta per ogni componente della famiglia, e poi anche per gli amici. Forse sono più casette da fiaba, che vere e proprie gingerbread house…ma ai miei omini di pan di zenzero, e anche a chi li mangia, va bene così!
Il segreto, come già avevo capito tantissimi anni or sono è tutto nel realizzare un buon cemento. Poi, con pazienza e ingegno, la casetta acquista tridimensionalità e gioia (io ne ho persino fatte alcune con tanto di vetrate -fogli di colla di pesce- illuminate dall’interno con lucine a led)! Attenzione però, la valanga di video e tutorial a tema che si trovano on line sull’argomento, creano, a volte, una sorta di delirio di onnipotenza. Sarò onesta: se in vita vostra non avete mai cotto un biscotto, mai usato la sac-à-poche, e mai acceso il forno di casa, non sarà così facile costruire una gingerbread house. Essendo questa casetta un “biscotto che sta in piedi”, costruirla richiede un minimo di manualità con frolla, spessori e “cosedolci”. Se non possedete quest’esperienza minima cominciate con dei più semplici biscotti decorati! Altrimenti, soluzione veloce a mezza via, cercate le casette già pronte (si trovano da Ikea, e anche da Tiger…) e dedicatevi esclusivamente al montaggio e decorazione (con giaccia mi raccomando! ;-)).
Prima di darvi la ricetta ecco qualche consiglio:
-Questo non è il vero e proprio impasto del gingerbread (che si prepara con la melassa), ma è una semplice e solidissima pasta frolla. Io a volte faccio la casetta con una frolla più pallidina, aromatizzata con vaniglia (e magari poca buccia di limone), oppure la coloro un po’ per farla assomigliare al vero e proprio gingerbread. In questo secondo caso io utilizzo lo zucchero a velo integrale di canna e aromatizzo con mezzo cucchiaino di spezie per “pain d’épices”. Attenzione a non usare zucchero integrale di canna troppo grezzo: quelli che contengono pepite di melassa non vanno bene, perchè tendono a “bollire” in cottura facendo scoppiare la frolla in più punti.
-per non sfinirmi io solitamente faccio tutte le parti in frolla della casetta un giorno, poi le lascio raffreddare una notte intera, e la monto in giorno successivo. Prima di muoverla, cioè di regalarla ad amici e parenti spostandola e trasportandola a destra e a manca, la faccio asciugare – di nuovo- una notte intera a temperatura ambiente. Sì, non è affatto un dolcetto veloce!
-il mio divertimento, oltre alla ghiaccia, sono le caramelle! In realtà non sempre sono l’alimento più sano della terra, perchè tra coloranti e ingredienti strambi davanti a certi pacchetti ci sarebbe da scappare a gambe levate. Ma è Natale, siamo tutti più buoni, e chiudo volentieri un occhio, anzi entrambi, per dare alla casetta quest’atmosfera incantata … (specialmente le strisce frizzanti e innevati sul tetto no?).
-Le prime casette le ho realizzate sopra dei rettangoli di polistirolo ricoperti di carta alluminio. Poi ho trovato dei comodi vassoi in plastica bianca idonea al contatto alimentare (sono più rigidi e funzionali). E in altri casi ho utilizzato delle tavolette di compensato che mi ha ritagliato mio fratello (anche queste coperte di carta alluminio). In sostanza meglio plastica e legno, mentre boccio polistirolo e vassoi in carta perchè sono un po’ troppo deboli.
– Generalmente viene detto di realizzare le parti in frolla, decorarle, poi montarle. Io alla fin fine ho capito che preferisco cuocere il biscotto, montarlo e decorarlo una volta costruita la casetta (anche perchè la mia decorazione, come detto, è costituita principalmente da caramelle attaccate alla frolla con la ghiaccia)! L’unica eccezione sono le vetrate /fatte appunto con un rettangolino di colla di pesce (che a rombi, pare il vetro antico di una cattedrale gotica). Queste vetrate le incollo ovviamente prima di montare le pareti.
-se volete fare una casetta con le lucine procuratevi una catena di lucine a led alimentate a batteria (sono molto economiche). E incollatele con un pezzetto di nastro adesivo al piano, prima di iniziare a costruire la casetta.
Gingerbread house
Per la frolla:
500 g di farina 00
250 g di burro fresco
200 g di zucchero semolato (integrale di canna se volete la casetta di colore più scuro come le classiche gingerbreadhouse)
2 tuorli
i semi di una bacca di vaniglia o 12 gocce di estratto naturale
Per la giaccia:
1 albume di uovo fresco
1 cucchiaio di succo di limone
200 g di zucchero a velo
i semi di mezza bacca di vaniglia o 2 gocce di estratto naturale
marshmallow, zuccherini, smarties, codette, caramelle o a piacere…
Procedimento:
1.Setacciare la farina in una terrina, aggiungere lo zucchero, i pezzettini di burro mou (cioè a temperatura ambiente), e i semi di vaniglia. Con la punta delle dita, o nell’impastatrice lavorate l’impasto fino ad avere un composto sablé (consistenza sabbiosa). Infine aggiungete i tuorli e impastare rapidamente fino a ottenere una frolla compatta (il calore delle vostre mani unirà il tutto). Avvolgere con della pellicola per alimenti e lasciar riposare almeno un’oretta al fresco. Trascorso questo tempo dividere l’impasto in 4 panetti circa. Stenderli con un mattarello direttamente sulla carta da forno (devono avere lo spessore di circa 6 mm, tranne il tetto che io faccio a 4 mm). Ritagliare con le apposite forme tutte le parti della casetta (prima pareti e tetto, poi nei ritagli porte, finestre e volendo, se li avete omini e donnine di pandizenzero). Cuocere in forno caldo a 160° statico per circa 12/15 minuti.
2. Come dicevo io preferisco farle riposare una notte intera. Quando le sagome di frolla saranno ben fredde preparare la ghiaccia. Cominciare con una prima dose (non raddoppiatela perchè mentre decorate lei si secca, quindi meglio farne un’altra in un secondo tempo). In una ciotola mettere l’albume d’uovo, e il cuchiaio di succo di limone. Cominciare a montarlo con le fruste elettriche e quando sarà semi montato (dall’aspetto schiumoso), unire poco per volta lo zucchero a velo setacciato. Continuare a sbattere sino a che si otterrà una ghiaccia della consistenza desiderata. Io la faccio sempre abbastanza dura, ma influisce sia la grandezza dell’uovo che la qualità dello zucchero a velo utilizzato (dipende dal contenuto di amidi).
Preparate una sac-à-poche con un beccuccio fine o una matita per pasticceria.
3. Montare la casetta: partite da uno delle due pareti più piccole (quelle appuntite a forma di casetta). Sporcate con la ghiaccia il lato inferiore di una di queste e appoggiatelo velocemente sul piano già preparato con carta alluminio. In questo modo avrete sul piano la traccia su cui fare un bel cordolo di ghiaccia sul quale appoggiare la prima parete. Io per sicurezza metto un po’ di cemento sul piano e un poco anche sul bordo delle pareti biscottate. Fatto ciò potete appoggiare la prima parete sulla ghiaccia )premete ma siate delicati, è sempre frolla!), e appoggiatela ad un bicchiere o a un vasetto ben lavato.
Proseguite ora con la parete laterale, e appoggiate anche lei ad un bicchiere (per esperienza fate solo attenzione a non attaccare bicchiere e casetta con la ghiaccia, altrimenti cadrà tutto al momento di separarli!). Proseguite con le altre due pareti. E prima di continuare fate asciugare un poco in modo che la ghiaccia – esattamente come il cemento- “prenda bene” (asciugandosi aderisce). A questo punto occorre posizionare le due parti del tetto. Se la cottura è andata bene, e le due sponde sono regolari non darà un problema: ovviamente anche qui abbondate di ghiaccia sui bordi delle pareti. Aiutatevi comunque con il solito bicchiere. Posizionatelo esattamente sotto lo spiovente del tetto in modo che aiuti a sostenere il peso della sponda, e lasciatelo lì sino a che la ghiaccia non sarà ben asciutta.
Quando l’intera casetta sarà costruita, lasciatela riposare almeno un paio d’ore in modo che diventi ben solida.
4. A questo punto decorate a vostro gusto e fantasia, aiutandovi con le infinite e coloratissime caramelle gommose che si trovano in un qualunque alimentari.
Le casette durano a lungo, anche 20 giorni, ma è meglio conservarle nella credenza (al riparo di umidità) o sotto una campana di vetro per dolci).
Come vi ho detto esistono tantissimi video e ricette passo passo, magari più dettagliati di questo post, ma io comunque spero di avervi dato qualche buona idea anche al di là del Natale… 😉
Che lavorone ? ma il risultato è davvero perfetto! Complimenti!
Sono contenta che tu abbia superato il trauma della casetta e delle istruzioni su carta. Oh forse da quel “trauma” bisognava passare per imparare….
Questa casetta è davvero carinissima. Un abbraccio a te!