
Per essere sincera non so praticamente nulla sull’etimologia del nome di questo dolce. In casa mia, però ho sempre sentito usare “servai” come aggettivo per animali (selvatici) o persone (schive e riservate). Così, ogni volta, mi immagino questa torta timidissima, e vergognosa della sua rusticità in mezzo alle chiacchiere altezzose (a base di panna montata) delle colleghe da pasticceria.
La ricetta tradizionale (tipica delle vallate occitane) sarebbe di una banalità disarmante: sfoglie di pasta di pane intervallate da confettura, il tutto cotto nel forno a legna (dopo il pane). Io, però, ho deciso di aiutare le torta “Servaia” a vincere la sua proverbiale timidezza raffinandone un po’ l’impasto (più simile ad una brioche), pur mantenendo il suo carattere asprigno e montanaro con la confettura di prugne.
TORTA SERVAIA (torta selvatica)
N.B: per questa torta ho usato una teglia rotonda con lato apribile (22 cm di diametro). Serve poi un pennello da pasticceria.
Ingredienti:
225 g di farina 00 (+quella per la spianatoia)
75 ml di latte tiepido
30 ml di olio di semi di girasole
70 g di burro
50 g di zucchero bianco (+ 1 o 2 cucchiai per decorare la torta)
15 g di lievito fresco
1 uovo
1 vasetto di confettura (prugne, fragole….)
-mezzo cucchiaino di sale fino
Procedimento:
-In una terrina capiente setacciare la farina, unirvi poi lo zucchero e il mezzo cucchiaino di sale e mescolare bene. In un tazza mescolare il latte (a temperatura ambiente, o appena intiepidito) con il lievito. Fare un buco al centro della farina e versarci il composto di latte e lievito. Coprire con un canovaccio e lasciare in un luogo caldo per circa 15 minuti (o comunque fino a quando il lievito non si sarà “attivato”producendo schiuma).
-In una terrina piccola sbattere l’uovo con i 30 ml di olio di semi(due cucchiai circa). Aggiungere al misto di farina e lievito e mescolare il tutto fino ad avere un composto abbastanza appiccicaticcio e omogeneo.
– Rovesciare su una spianatoia infarinata e finire di impastare a mano. Rimettere la “palla” di impasto nella terrina, coprire e lasciare lievitare per circa 1 ora.
-Trascorso questo tempo dividere l’impasto in 4 palline, e ricavare da ognuna un disco di pasta delle dimensioni della teglia che intendete usare. Accendere il forno e portarlo a 180° (ventilato).
-Fondere il burro in un pentolino. Con un pennello ungere la tortiera. Disporre il primo disco di pasta sul fondo della tortiera, spennellarlo con burro fuso, cospargere con un velo di confettura di prugne (deve essere circa 1/3 dell’intero vasetto). Proseguite con gli altri due dischi di pasta (sempre ben spennellati di burro e spalmati di confettura). Quando arrivate all’ultimo disco spennellate di burro e cospargete così la sommità della torta con 1 o 2 cucchiai di zucchero semolato. Infornare e cuocere per circa 40 minuti.
Servire a fette, appena tiepida (magari con un bel bicchierino di Genepy).
Magari si chiama servaia proprio perché è una preparazione semplice e alla buona 😉
Buonissima la tua versione 🙂
Un abbraccio
Ottima questa versione "brioche". Secondo te, non è superfluo sottolineare che la preferisco a quella tradizionale ;-)? in bocca al lupo per in contest!! Bacino e buon fine settimana!!
E' molto particolare questa torta…ma si sente il sapore della brioche ? E' morbida? dalle mie parti si fa un dolce molto simile soltanto che nella pasta non si mette il lievito e viene pìu squadrata…
Ma dimmi una cosa…dove stai, visto che nomini il genepy?
Siii, mi identifico con la "torta servaia"
Ciao
Sempre particolari le tue ricette. Mi piacciono i collegamenti che fai sempre alla storia, o alla letteratura o alle tradizione.
Ciao Betulla, buona domenica :))
Una torta particolare,ma sicuramente ottima!!!Buona serata!
Le torte timide, così come le persone che arrossiscono o mostrano le loro fragilità, mi sono simpatiche… le inviterei a cena, parlando di rossori e pudori… 🙂
Cara Marina…
la pasta "brioches" si sente moltissimo…il tutto rimane come una mega brioche da tagliare a fette!! (specifico che non è dolcissima, soprattutto con la marmellata di prugne!)
Ah…dimenticavo, parlavo di Genepy perchè sto sui monti: in un minuscolo paesino sulle Alpi Marittime (provincia di Cuneo)! Anche se in realtà la mia geolocalizzazione è mooolto più complessa e mobile!
a prestissimo
Anche io…infatti ogni tanto mi inselvatichisco, getto il pc alle ortiche e rimango sui monti felicemente dis-connessa (mettendoci una settimana a rispondere ai commenti-sig!).
dai, in fondo ci vogliono bene lo stesso…anche schivi e meditabondi!!
Grazie Cara Cristina, la Storia e le Storie mi affascinano sempre…anche quando stanno rintanate in un nome!!!
Dolce Francesa…abbiamo in comune molte cose…compreso l'amore per le belle parole e le piccole sfumature della vita!
eh sì, a un certo punto mi sono detta: non c'è ragione per continuare a farla "semplicemente" con la pasta del pane: miglioriamola un po'! e questo è il risultato!
Esatto Elisa…penso anch'io che si chiami così per la sua rusticità!!Golosa però!
particolare ma sorprendente!Grazie