Nel mese di marzo sono stata a Roma per qualche giorno (mi seguite su Instagram vero?). Gironzolando amabilmente nella città eterna (per l’ennesima volta) mi sono resa conto di come “essere una foodblogger” abbia un po’ modificato il mio modo di viaggiare. Naturalmente come #Betullablogazonzo cerco l’autenticità più sincera dei luoghi che attraverso, così come non mancano mai musei, mostre&Co. e tutte le cosette deliziose che vi racconto quasi sempre nella sezione Strada Panoramica (e che tantissimi altri vi raccontano generosamente). Ma oltre a tutto questo negli anni si è aggiunta una specie di bussola d’orientamento da foodie che mi guida in piccole grandi avventure. Non parlo di posti strepitosi in cui mangiare o di quelle “esperienze imperdibili per golosi”: cose tipo i Macaron di Ladurée a Parigi o la fetta di Sacher Torte al Caffé Vienna ve li consigliano praticamente tutti, dalle guide dedicate, alle recensioni di Tripadvisor, alla sezione travel/food di ogni rivista. No, le “scoperte” che ho in mente io invece sono quisquilie, sono una specie di poetica intimista delle piccole cose fatta di consigli per viaggiatori raccattati a destra e a manca. Li condivido qui, a metà tra il diario e il cahier de voyage, senza pretese di esaustività, senso o logica. Per tutto il resto chiedete a Google!
Alimentari cibo etnico:
NUOVO MERCATO ESQUILINO (EX PIAZZA VITTORIO)
Paese che vai, mercato che trovi. Come sapete i mercati rionali sono una calamita magnetica per me, io sento inevitabilmente l’obbligo morale di visitarne almeno uno, e di provare puntualmente il rammarico struggente di non poter viaggiare con una valigia/cella frigorifera per potermi portare a casa tutto ciò che stuzzica la mia (già sollecitata) fantasia culinaria. Di mercati a Roma ce ne sono tantissimi, (qui elenco e descrizione precisa). Io ho scelto questo per comodità (vicinanza rispetto alla zona albergo/stazione Termini) e perché volevo vedere un mercato davvero multietnico (sì, sono in fase di nostalgia acuta della mia vita parigina e del pittoresco quanto dangerous barbes rochechouart!). Quelli che un tempo erano i banchetti di Piazza Vittorio, si trovano ora nel caseggiato dell’ex Caserma Sani (si può accedere da quattro ingressi via Principe Amedeo, via Mamiani, via Turati, via Lamarmora,con due possibilità di parcheggio: quello sotterraneo sotto il mercato e quello accanto all’hotel Radisson). C’è una parte dedicata a stoffe, valige, scarpe (sinceramente molto plasticosa e poco interessante), e una parte molto più curiosa dedicata al cibo. Praticamente una babele di alimenti in esposizione (scaffali illuminati, freezer e cataste di cassette di legno…) e proveniente da ogni parte del mondo. Cibo multietnico, clientela multietnica, e condizioni igieniche multietniche. Ecco, a dirla tutta non credo che riuscirei ad andarci tutti i giorni per fare la spesa. Mentre invece è il posto giusto per una passeggiata bizzarra, e per trovare l’introvabile della cucina etnica (sia frutta e verdura che alimenti confezionati, spezie…). Guardate le foto qui sopra…quelle cose che fin’ora avevo solo letto in certi Cookbook le ho finalmente viste qui. 🙂
GRANDI MAGAZZINI PACIFIC TRADING
via Principe Eugenio 17, Roma.
Sul blog non ve ne siete ancora accorti, ma la cucina del #Betullablog recentemente sta andando alla deriva verso l’estremo oriente…Cucina di Cina e Giappone mi affascinano da morire, così ne ho approfittato per fare un giro in quello che è il più grande supermercato cinese di Roma. Dunque, di alimentari etnici ne ho visti e frequentati davvero tanti, questo però è in assoluto il migliore che abbia mai visitato. A parte il fatto che è davvero fornitissimo (di alcuni alimenti sono addirittura gli importatori diretti e unici per l’Italia), sono entusiasta per la pulizia meticolosa del negozio e per la gentilezza del personale. Ci si trovano davvero tanti prodotti, (non solo orientali, ma anche americani, messicani, indiani…), comprese attrezzature da cucina tipo i wok in ferro, schiumarole, cuociriso, porcellane…Gli scaffali sono zeppi, coloratissimi, quasi euforici, e il posto e la cassiera mi hanno ispirato talmente fiducia che mi sarei portata a casa una caterva di cose interessanti. Mi sono limitata a due bei pacchetti di celeberrimo The Matcha (100 g a soli 3,80 euro sono un affare) e a due stampi in plastica per sushi nigiri onigiri (li cercavo da un po’, ma on-line hanno prezzi assurdi -sui 10 euro- mentre qui li ho pagati appena 3,50 l’uno…deliziosi no? ). Insomma è un bel bottino, anche se limitato per via della valigia reale (non quella immaginaria che sarebbe molto molto molto più ampia…).
SELLI INTERNATIONAL FOOD STORE
Via dello Statuto, 28, Roma.
L’accoglienza la fa il profumo pungente delle spezie … e subito dopo mi sono persa a studiare i sacchi di legumi, riso, cereali da tutto il mondo. Impegnata a passare in rassegna tanta meraviglia ho colto -casualmente eh?- la conversazione di una signora molto elegante alla cassa «vengo da Ostia apposta per il suo Pepe nero! Così la mia Cacio&Pepe è imbattibile! ». Ora, vuoi non inserirti con nonchalance in mezzo ai discorsi altrui? Così è cominciata una bella chiacchierata con il gentilissimo signore alla cassa, che mi ha spiegato che se all’ingrosso sono disponibili moltissime varietà di Pepe Nero, lui seleziona esclusivamente Pepe Nero Thellycherry, un pepe dai grani grossi, dall’aroma resinoso con la piccantezza è intensa e persistente. Non che il Thellycherry sia introvabile, anzi, quello che non trovate altrove è l’ottimo prezzo: 25 euro al kg (sappiate che mediamente veleggia sui novanta/cento). Ecco perché la signora elegante arrivava da Ostia: qualità+buon prezzo = cliente fedelissimo!
Con queste premesse non potevo non fare man bassa di ottimo pepe indispensabile per riprodurre a casa la buona cucina romana!
Nota di merito anche alle numerosissime spezie (dal fieno greco, ai sacchettini di foglie di curry…). Questo è davvero un indirizzo prezioso…(e l’eccellenza della drogheria è testimoniata dal continuo, ininterrotto via vai di persone che entrano nel negozietto dagli spazi angusti…).
Pasticceria:
REGOLI
Via dello Statuto, 60, Roma.
Uscita da Selli, mi sono incamminata in via dello Statuto verso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Sulla strada la vetrina della pasticceria Regoli è assolutamente senza fronzoli e senza lustrini. Infatti io non sapevo nemmeno che fosse così famoso e celebre. Molto semplicemente ho visto un vassoio ricolmo di invitanti maritozzi e mi sono lasciata tentare. Che dire l’esperienza è corroborante: le pezzature sono abbondanti (scordate la pasticceria mignon) e comunque adatte a chi se ne va a zonzo per giornate intere ;-). Io mi sono limitata al maritozzo (1,80 euro), anche se pare che la crostatina alle fragoline di bosco (fotografata perché ugualmente tentatrice) sia altrettanto paradisiaca.
Drogheria/Torrefazione:
CASTRONI
Via Nazionale, 71, Roma.
Premetto che Castroni è un po’ ovunque a Roma (consultate il loro sito per trovare un punto vendita comodo per voi). Io sono stata in quello di Via Nazionale, e ci ho passato un tempo non confessabile. Caverna di Alì babà sarebbe il nome corretto di questo posto, che oltre a essere una antica torrefazione propone un assortimento di tutti quei prodotti che ogni gourmet sogna di avere a disposizione nella sua dispensa (oli, vini, sali, cibi etnici, tè, bevande e liquori da tutto il mondo e dolciumi di ogni genere). Cose da perderci la testa, specialmente se come ogni foodblogger che si rispetti passate ore in compagnia di libri di cucina che parlano di melassa, burri, americanate, golden syrup, erbe assurde e altre amenità che volenti o nolenti dovete classificare come ingrediente introvabile. E invece Castroni ce l’ha!
Io qui mi sono concentrata sulle erbe secche, che apprezzo particolarmente in cucina (esempio: il Cerfoglio, che in Francia è favorito rispetto al prezzemolo – impossibile fare la Bernese senza di lui- ma in Italia lo si trova abbastanza raramente). In conclusione vi assicurò che un buon caffè vi farà passare la vertigine da caverna di Alì Babà!
Libri:
BORRYBOOKS
atrio Stazione Termini, Roma.
Come sapete la mia creatività in cucina si nutre anche di libri, che adoro, colleziono e leggo in abbondanza. Di conseguenza apprezzo particolarmente le librerie con un settore food infinito, ben fornito e vario. Da tanti anni ormai quando passo da Roma Termini una tappa da BorryBooks è sempre messa in conto: libri per tutti i gusti, novità editoriali, classici, manuali tecnici, e piccole/grandi perle dell’editoria legata al cibo! I love…
Cibo:
MERCATO CENTRALE
Stazione Termini, via Giolitti 36, Roma.
Io amo questo genere di posti dove si possono mangiare molte cose diverse, tutte di qualità, e in maniera easy e disinvolta (si acquistano cibo e bevande e poi ci si siede dove si vuole). L’offerta è davvero ampia e interessante, con un’occhio di riguardo alla tradizione laziale. Non ci si annoia, anche per 10 pasti consecutivi c’è modo di mangiare sempre cose diverse a un buon prezzo. Io ho adorato la panetteria di Bonci (la focaccia taggiasche e mandorle è insuperabile), e la pizza di Pier Daniele Seu (straordinaria, semplicissima e davvero digeribile). La mia dolce metà invece si è concentrata su cose più sostanziose tipo carciofi alla giudia (corner dedicato), supplì, trapizzini & Co. Ci è piaciuto tutto, anche il gelato e il vino… (certo, all’inizio abbiamo strabuzzato gli occhi quando ci hanno proposto un bicchiere di Barbera, ma dopo aver specificato che volevamo un giusto accompagnamento per i cibi romani siamo stati egregiamente soddisfatti e ben guidati nella degustazione).
RISTORANTE MUSEO ATELIER CANOVA TADOLINI
Via del Babuino 150/A, Roma. Tel: 0632110702
Sedersi a mangiare in questo ristorante è un’esperienza mistica, una di quelle cose meravigliose e curiose da fare una volta nella vita. Dai piatti sul tavolo alle pareti gli occhi si riempiono continuamente di bellezza, di dettagli e di deliziose bizzarrie (modelli preparatori di opere celebri, sculture in marmo ed in bronzo, esercitazioni anatomiche, strumenti del mestiere custoditi -per caso e fortuna- secondo l’affascinante disordine che fu dello studio di Canova e del suo allievo prediletto Adamo Tadolini). L’Atelier di Via del Babuino è appartenuto alla famiglia Tadolini per quattro generazioni ( tutti scultori), poi un eccellente restauro conservativo -che ha mantenuto inalterata l’atmosfera del luogo- ha trasformato questo posto in un caratteristico ristorante. Io ho assaggiato solo i “tonnarelli cacio e pepe” e li ho trovati davvero buoni e ben fatti.
Caffè:
CAFFé di SANT’EUSTACHIO
Piazza Sant’Eustachio,82 00186 Roma Tel.06/68802048
Devo dire la verità, se non mi ci avessero portata di peso, tra impalcature sulla facciata, scritte gialle, edere finte e folla in movimento non sarei mai entrata in questo bar. Sono convinta che a Roma sia veramente difficile trovare un locale in cui servono caffè pessimo, però a quanto pare questo di Sant’Eustachio è il migliore della città. Dunque, la macchina del caffè e il relativo barista sono oscurati alla vista del cliente. Il caffè è coperto da una sofficissima schiumetta e a differenza del resto del mondo è già zuccherato. Io l’ho adorato…sarà perché da piccola mia mamma ogni tanto ci coccolava con una speciale crema di caffè& zucchero sbattuti (che credo sia la stessa cosa che faccia il barista dietro il suo paravento). Anche questo va assaggiato…
Spirito:
PALAZZO MASSIMO & TERME di DIOCLEZIANO
Il biglietto è unico… e naturalmente non è il caso che proprio io vi racconti le immense meraviglie racchiuse in questi luoghi. Li cito però perchè Roma, come tutte le metropoli è caotica rumorosa e affaticante. Nei miei viaggi ho sempre un occhio di riguardo per i luoghi che ritemprano lo spirito, per gli spazi verdi rigeneranti e capaci di dare la carica per fare ancora un po’ la turista, per vedere qualcos’altro, e per immagazzinare nel cuore altra bellezza. Ecco quindi perché cito gli affreschi del ninfeo sotterraneo della Villa suburbana di Livia Drusilla, moglie di Augusto. La bellezza dell’affresco è davvero incredibile, metafisico ed etereo come un giardino di primavera (o tanto per fare paragoni tra mimesis, come le ninfee di Monet al Musée de l’Orangerie di Paris – stessa emozione)!
Per quanto riguarda invece le Terme di Diocleziano (immenso complesso per cui rimando a pagine più titolate e precise di me), mi ha colpito il silenzio e il brusio sereno dell’acqua. Le panchine nel giardino del chiostro, di fronte all’antica fontana a coppa fanno dimenticare di essere nel cuore della città, e anche nel XXI esimo secolo. Il tempo si ferma, e Roma davvero, si fa eterna.
Simona dice
straordinario il tuo reportage, almeno so che è vero, spesso vedi post su vari luoghi e lo senti a naso quanto siano fasulli. Mi capisci credo.
Non amo Roma (sarò una delle poche immagino) ma amo molto come descrivi ciò che vedi e gusti ed è un vero piacere leggerti 🙂 buona serata
Betulla dice
Cara Simona, quanto hai ragione! Cerco sempre snotizie e racconti sui luoghi che voglio visitare e troppo spesso ho l’impressione che tutti vedano le stesse cose perchè nella top ten di tripadvisor&Co.La mia idea è proprio all’opposto: nessuno va a Roma per vedere un mercato multietnico, però potrebbe inciamparci per caso e apprezzarlo tanto quanto monumenti e coseassolutamenteimperdibili! Insomma, quello che mi hai fatto è un grande, grandissimo complimento! Grazie di cuore…Per quanto riguarda Roma ti capisco benissimo…il mio è luungo rapporto di un odio/amore, e dico sempre che Roma è bella nonostante sè stessa!Mi sono impegnata però in questo post a mettere solo il meglio…A presto!