Ho sempre conosciuto Pocapaglia solo di nome. Un po’ perchè da piccola ogni volta che passando tra Alba e Bra si vedeva l’indicazione stradale “POCAPAGLIA” qualcuno in macchina diceva: l’asino fischia il padrone raglia! Immancabilmente e malignamente. Ma i bambini adorano gli scioglilingua, le cantilene con ritmiche assonanze. Oltre alle scemate, naturalmente. La fama di Pocapaglia nella mia mente però, era dovuta soprattutto a uno dei racconti contenuti nella mitica raccolta “Le Fiabe Italiane” di Italo Calvino: La barba del conte. Questo librone, in edizione rilegata, ha avuto un’influenza speciale sulla mia infanzia. É sempre stato nel ripiano più alto della libreria dei mie genitori, e anche quando non consultato direttamente, vigilava sornione su tutte le storie che venivano raccontate a noi tre enfant terrible la sera sul tappeto. (Sarà per quello che ancora oggi non faccio altro che raccontare storie e ascoltare incantata chi lo sa fare molto meglio di me?). Bhe, fatto sta che La barba del conte ha uno di quegli incipit indimenticabili:
Pocapaglia era un paese così erto, in cima ad una collina dai fianchi così ripidi, che gli abitanti, per non perdere le uova che appena fatte sarebbero rotolate giù nei boschi, appendevano un sacchetto sotto la coda delle galline.
Dato però che il librone conteneva proprio l’immagine di una gallinella…io ho sempre pensato che fosse lei, una delle galline di Pocapaglia con il sacchetto dietro la coda.
Divago, ma forse neanche troppo…perchè Pocapaglia è davvero un paesino bizzarro. La barba del conte, potete leggerla con gusto e facilmente senza che io la riporti qui per intero… sappiate solo che Masino, il protagonista, come un novello Achille, era stato reso invincibile da un bel bagno nel vino arroventato – siamo piemontesi lo Stige ci fa un baffo! Insomma…la raccolta di Calvino merita sempre una bella lettura…non foss’altro per conoscere qualche cosa di incredibile sulle tradizioni del proprio territorio.
Ma ora veniamo davvero a Pocapaglia…finalmente a 33 anni suonati ho visto questo fantomatico paesino arroccato sulle colline roerine (in provincia di Cuneo, nel Basso Piemonte). Qui vedete qualche fotografia della mia gita. Entusiasmante direi…perchè si tratta della classica gitarella estiva a due passi da casa, che alla fine ti regala quel relax rigenerante più profondo del viaggione nel grande mondo.
Tutto il paese è accoccolato intorno all’imponente castello (che purtroppo è visitabile solo in occasioni rarissime), di cui qui vedete l’ingresso maestoso (pare che Juvarra abbia tratto qui ispirazione per gli stipiti interni di Palazzo Madama a Torino). E qui c’è la prima bella sorpresa di Pocapaglia. Ho sempre creduto che nella mia vita avrei dovuto visitare Pantelleria, Salina o Lampedusa per vedere finalmente i capperi in fiore. E invece qui a Pocapaglia, in una bella giornata di luglio ho scoperto che i muraglioni del castello sono invasi da ciuffi verdeggianti di capperi.
Una meraviglia incredibile. Sarei stata ore a guardare e a fotografare queste spettinate delicatezze… inaspettate, fuori luogo e caduchi (ogni fiore vive un solo giorno). Non sono riuscita a scoprire nulla sul quando e sul perchè i capperi abbiano colonizzato in massa i bastioni di questo palazzo fortificato, l’unica cosa che ho capito, documentandomi meglio, è che se pur non così rara nel nord d’Italia (abbondano sui muri del Castello sforzesco, sulla cinta muraria di Bologna, e persino tra i sassi di alcuni castelli del Trentino), questa pianta vegeta egregiamente proprio tra le pietre dei muri che riescono a garantirle temperature miti e un livello costante di umidità.
Che dire…così inebriata dal profumo intensissimo dei fior di cappero, che mai avrei creduto di respirare nel cuore del Piemonte, è iniziata la mia scarpinata tra le rocche di Pocapaglia. Il paesaggio qui è mozzafiato! Se la giornata è limpida si vedono in maniera eccellente tutte le Langhe, sino alle prime cime innevate delle Alpi.
La caratteristica della zona però è il fenomeno geologico delle Rocche, ovvero l’erosione millenaria dei terreni sabbiosi che nel tempo ha creato guglie calanchi, e anfiteatri davvero pittoreschi nelle dolci colline del Roero.
Le Rocche che circondano Pocapaglia sono percorse da una ricchissima rete di sentieri, e sul sito dell’Ecomuseo delle Rocche potete vedere le mappe dei diversi percorsi a tema. Io naturalmente (per affinità femminile, e di poteri magici) ho scelto l’anello della sfortunata Masca Micilina, altra figura tradizionale del luogo veramente interessante (la masca in piemontese è una specie di strega…ma la sua storia è talmente lunga che devo rinviarla per forza ad un’altro post). Vi consiglio comunque di fare un salto direttamente nella sede dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero a Montà (Piazzetta della vecchia segheria 2/b, Montà CN, +39 0173 97 61 81 –Da Martedì a Sabato: 9.30 – 12.30 Mercoledì e Giovedì: 9.30 – 12.30 / 14.30 – 17.00 Domenica (da Aprile a Ottobre): 10.00 – 12.00 info@ecomuseodellerocche.it ), dove potrete trovare una cartina dettagliata e consigli utilissimi per escursioni e trekking in questo territorio dalla natura selvaggia e incantevole.
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