Approfitto di questo uggioso martedì grasso per accogliere un nuovo abitante sulla mia isoletta dei dolci perduti: i pet d’nona. Chiariamo subito, pet in piemontese significa “scoreggia”, quindi, come spesso accade per i cibi sempliciotti e popolari, queste belle frittelline hanno il nome poco edificante di “scoregge della nonna”. Perché poi della nonna proprio non so dirvelo: sarà per la sofficità dell’impasto, o perchè spariscono silenziosi in bocca? Fatto è che questi dolci carnevaleschi sono probabilmente le frittelle più tradizionali (e purtroppo dimenticate) delle vallate alpine del cuneese. So che esistono versioni al limone, ma io, nei miei estenuanti giri fanciulleschi da mascherina (facevamo una cosa simile a “dolcetto o scherzetto” andando di casa in casa) li ho sempre assaggiati semplici o alla cannella. Ah, per la cronaca, la questua delle maschere non era sempre così ricca e gustosa, il più delle volte ricevevamo un uovo a testa, anche se il memorabile premio di “ taccagno d’oro” lo vinse un vecchietto che ci regalò ben 100 lire (da dividere tra 4 bambini). Avevo 10 anni, era il 1992, già allora con 25 lire non si comprava neanche una caramella gommosa…
PET D’ NONA
Ingredienti:
200 ml di acqua
130 g di farina 00
50 g di zucchero di canna
50 g di burro
2 uova
i semi di mezza bacca di vaniglia
un pizzico di sale
zucchero a velo e cannella in polvere
olio per friggere (io arachidi)
Procedimento:
In una pentola unire l’acqua, lo zucchero, il burro a pezzetti e la polpa della bacca di vaniglia. Portare a ebollizione il composto, poi aggiungervi poco a poco la farina setacciata. Mescolare bene con una frusta, facendo molta attenzione per evitare la formazione di grumi. Togliere la pentola dal fuoco e mescolare ancora sino ad avere un composto ben sodo. A questo punto unire le uova incorporandole una per volta.
In una padella antiaderente bassa e larga scaldare due dita di olio per friggere e farvi cuocere il composto (prenderlo o a cucchiaiate, tipo “quenelle”, oppure utilizzare la sac à poche, come ho fatto io). Friggere i pet d’ nona per qualche minuto rigirandoli dolcemente. Scolarli su carta scottex da cucina, spolverizzarli di zucchero a velo (e/o cannella), e mangiare caldissimi.
Marzia dice
Questa me l’ero persa! Bellissimi i pet ‘ed nona 😀 a casa nostra si sono sempre preparate delle risole piegate in tre con tanta scorza di limone e zucchero bianchissimo fra gli strati…e poi le classiche bugie ripiene! Da noi si diceva “andare a raccogliere” e ai tirchi si riempiva la cassetta della posta di schiuma verdolina 🙂 un vecchino così però non l’ho mai incrociato! Ahahah un abbraccio, Betullina!
Marzia dice
Ecco, ho scritto il nome in un piemontese proprio poco filologico…entusiasmo da tastiera 😉
Michele dice
Per dovere di cronaca e per riprendere le antiche tradizioni ti devo dire che dalle mie parti ( Barge e Bagnolo P.te) la mia mamma ha spesso cucinato i pet ed Madama.
Fatti con patate e uova.
Betulla dice
Davvero molto interessante la variante con patate nell’impasto! Grazie mille per la segnalazione!