“Lutèce”
Chapitre V
LECTURES GOURMANDES
La bellezza charmante delle librerie parigine è uno dei pochi luoghi comuni su Parigi a non essere davvero un luogo comune! Avete presente il topos sempreverde del “manoscritto ritrovato”? Quanti sono i romanzi che cominciano raccontandoci di un libro trovato per caso su una bancarella parigina (e da lì si innescano i più impensabili parapiglia)? Ecco…trovare l’impensabile è sicuramente un ottimo espediente narrativo, ma tutto sommato è un’avventura che accade a chiunque decida di vagare oziosamente tra le librerie della capitale francese (esiste un Flâneur della carta, dei libri, e delle bacuccate?). Da Parigi ci si aspetta sempre bellezza e meraviglia. Le metti in conto, sai che ci sono, te le aspetti. Non ci sono dubbi che la Tour Eiffel ti lascerà senza fiato, che il Louvre ti farà girare la testa, che all’Orsay ti innamorerai -di nuovo- degli impressionisti. Ma c’è un fascino tutto speciale, un brivido più sottile e impercettibile nell’andare per librerie a cercare ciò che non sapevi neppure di desiderare (è il concetto dell’Ignoto Ignoto superbamente indagato da Mark Forsyth).

In effetti sì, se fosse per me l’espressione “charmante come una libreria parigina” potrebbe stare in cima alla lista dei complimenti da rivolgere ad un essere umano pensante. Certo, non so quanto la lode verrebbe apprezzata. Né, immagino, riuscirei a spiegarmi meglio aggiungendo «profumi di carta e inchiostro, di Tempo, di polvere e di Storia»!


Però rimane il fatto che prendersi mezza giornata per vagabondare tra libri è una delle esperienze più belle che si possa fare a Parigi. L’offerta di librerie è davvero ampia, e per tutte le tasche: si va dai famosissimi bouquinistes (i venditori di libri usati nelle caratteristiche edicole -boîtes- di metallo verde lungo la riva destra della Senna) fino ad alcune delle librerie considerate tra le più belle del mondo (come “Shakespeare & Company”). A questo si aggiungono molte librerie iper specializzate che vendono solo libri a tema.

Per quanto riguarda la gastronomia, in Francia come in Italia la bolla di “passione per il food” degli anni passati si è decisamente ridimensionata. Quindi al momento le librerie culinarie interessanti sono due: la “Librairie Gourmande” (92-96 Rue Montmartre), e “Appétit” (ha una sede su la rive gauche: 12, rue Jean Ferrandi, e un distaccamento al 64 di Boulevard Haussmann, al settimo piano del magazzino Printemps Haussmann). Ciò non toglie che praticamente quasi tutte le librerie generiche abbiano un nutrito settore dedicato alla cucina (occasioni davvero ghiotte tra i libri usati si trovano “Gibert Joseph”, da “Boulinier” e da “Gonzague” tutti e tre i bd Saint-Michel).
Io in questo viaggetto ho deciso di visitare la Librairie Gourmande (anche per comodità, perché a piedi è abbastanza vicina a Dehillerin di cui vi ho parlato ieri): ben due piani zeppi zeppi di libri di gastronomia ed enologia (sia antichi che moderni). Insomma, il paradiso in terra per una come me. La mia missione era trovare un librino minuscolo intitolato “Le Carnet d’Anna” di cui avevo letto un bell’articolo sull’ultimo numero di “Fou de Cuisine”.
“Fou de Cuisine” è una rivista francese dedicata alla “culture chef-fe” (ha anche una gemella “Fou de Pâtisserie” ugualmente interessante sulla pasticceria). Entrambe queste riviste arrivano tranquillamente anche in Italia tra l’edicola internazionale (a Torino le prendo sempre alla Libreria Luxemburg in via Accademia delle Scienze 3), e io le leggo puntualmente con gran gusto. Come detto sul numero di luglio-agosto di “Fou de Cuisine” veniva raccontata con cura la nuova edizione di “Le Carnet d’Anna”, raccolta di ricette di una cuoca autodidatta pubblicata la prima volta nel 1938, appena dopo la morte della donna. Ora il volumetto è ricomparso grazie a Èduard de Pomiane e io sono entusiasta di averlo trovato, come speravo, alla Librairie Gourmande (è stato stampato in soli 800 esemplari e a me è capitato il n. 124/800). Le voci femminili della cucina sono rare, specialmente quelle del passato, per cui sono molto curiosa di leggere di Anna cuoca (nelle ricette) e di conoscere anche l’Anna privata (nei suoi commenti e alle sue annotazioni a margine). Ovviamente sarei rimasta tutto il giorno tra gli scaffali, andando avanti imperterrita ad aprire ogni libro, se non addirittura pregando a mani giunte la proprietaria per essere assunta come “swiffer vivente di libri”, figura professionale altamente qualificata in grado di eliminare la polvere dai libri sfogliandoli dolcemente (e leggiucchiandoli appena appena). L’intensità del mio trasporto emotivo per questo regno goloso è facilmente deducibile dal fatto che non esistono nel mio telefono foto dei suoi interni. A che scopo fotografare il paese dei balocchi se posso viverlo? Spiacente ma me ne sono dimenticata: ero troppo occupata a leggere tutto il leggibile, a valutare i pesi e a scegliere tesori da portarmi a casa in valigia! Ad un certo punto comunque i brontolii da dinosauro dello stomaco della Dolcemetà hanno rotto l’incantesimo e mi hanno fatta rinsavire. Cibo chiama cibo! Così dopo tutto quel gran leggere di leccornie, siamo usciti per andare a mangiar pranzo! (Se non facesse venir fame non si chiamerebbe Librairie Gourmande no?).

Arrivo al fondo di questo post di ghiotte letture parigine raccontandovi di un acquisto molto sobrio fatto da “Gonzague” mentre Ladolcemetà era distratto da alcune telefonate di lavoro. 😉 Io lo so che dopo la storia dello spadino-spiedino con fagiano di ieri non vi stupite più di niente, però questo libro assurdo a forma di bottiglietta di Orangina con dentro ben trenta ricette (anche salate) per usare l’Orangina in cucina, mi sembra la più degna, spumeggiante conclusione a questo mio squinternato Feuilleton. Sono convinta che ci siano tante Parigi, forse una per ogni viaggiatore che la visita. Io spero tanto di avervi fatto sorridere facendovi vedere qualcosa della mia!
N.B: come sempre TUTTE le foto sono mie, sono protette da diritto d’autore, e non è possibile utilizzarle senza permesso. Preciso che ogni marchio o attività citata in questi post NON è frutto di alcuna collaborazione. I miei NON sono “consigli commerciali”, ma semplicemente racconti, quindi beneficio della soggettività e quando considero una cosa o un posto “bellissimi” esprimo un’opinione personale NON necessariamente adatta al resto dell’umanità.
Ma quanti spunti meravigliosi! Ora come potrò mai fare a meno del Carnet d’Anna?