Come ho già raccontato in più occasioni mi piace moltissimo curiosare nei mercatini delle pulci e del piccolo antiquariato. In uno di questi giretti senza meta l’estate scorsa ho trovato questo vecchio volume un po’ malandato. Non so se mi abbia attirato di più la copertina azzurra in stoffa o il fatto che fosse dedicato a Cuneo, comunque senza troppe esitazioni l’ho comprato per pochi euro. A casa ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che questo non è che uno dei ben 32 volumi della collana La Patria, Geografia dell’Italia, che lo scrittore Gustavo Strafforello ha pubblicato a partire dal 1890 per celebrare le bellezze e la prosperosa industriosità dell’Italia. Sul retro della copertina in stoffa è stampigliato in oro il prezzo di 7,5 Lire, che con un convertitore storico dovrebbero essere pari a circa 31,75 euro moderni (quindi non economico).

Visto il titolo io mi aspettavo un testo prettamente dedicato alla geografia, invece l’opera somiglia molto di più ad una specie di guida turistica, dove per ogni paese vengono riportate le caratteristiche principali, qualche nota di economia e le attrazioni “degne di menzione”. Non è che il nostro Strafforello fosse proprio un narratore brillante, ma vista la veneranda età dello scritto (ha ben 130 anni) riporto qui interamente la parte dedicata a Valdieri (seguiranno in un post successivo Entracque e Andonno) come curiosità inerenti alla mia cara Valle Gesso. Una sorta di “come eravamo” saltata fuori all’improvviso da un cumulo di scatoloni di uno svuota cantine… In un primo momento avevo pensato di tagliare le parti più soporifere del testo, alla fine però l’ho lasciato integro, sia perché non è un libro facile da trovare (in tutto il Piemonte è disponibile solo nella biblioteca del seminario vescovile di Alba) sia perché rileggendolo mi sono resa conto che sapere qualcosa su Valdieri del 1891, o su come funzionavano all’epoca le cure termali (compresa la straordinaria novità delle “stufe”, che poi sarebbero quelle che oggi chiamiamo saune) potrebbe avere un suo fascino bacucco. In fondo il 1891 è così lontano da noi, che a pensarci mentre scrivo mi gira la testa. Quante cose dovevano ancora succedere mentre il Gustavo compilava diligente e meticoloso queste pagine? Il cinema era poco più che un’idea, nessuno aveva ancora usato un telegrafo senza fili né Marconi aveva brevettato la radio, le poche auto viaggiavano senza targa e senza tachimetro, la linea ferroviaria Cuneo-Nizza era ancora allo studio, non si conosceva la radioattività, il più grande di tutti i detective letterari, Sherlock Holmes, non sapeva ancora di esserlo (l’esordio di Sir Arthur Conand Doyle “Uno studio in rosso”1887 aveva avuto scarso successo), mentre la regina del giallo Agatha Christie spegneva la sua prima candelina. Aveva appena un anno anche la festa dei lavoratori del primo maggio, mentre Francis Scott Fitzgerald, Palmiro Togliatti, Joan Miró, Sandro Pertini, Eugenio Montale, Totò, Garcia Lorca, Fred Astaire, Ernest Hemingway, Alfred Hitchcock,Walt Disney, Gary Cooper, Marlene Dietrich, Marguerite Yourcenar, George Orwell…il Genoa, il Milan, la Juventus, e persino la FIAT non avrebbero visto la luce che nel decennio successivo. E questo solo per citare malamente la manciata di anni più prossimi alla pubblicazione, perché pensando a cosa sono state le due guerre per il Novecento, mi auguro di cuore che questo libro sia caduto addormentato in uno scaffale di legno scuro di un salotto buono per un centinaio di anni per poi risvegliarsi solo negli anni Venti del 2000 tra le mie mani. In realtà, viste le sue condizioni dubito che abbia davvero attraversato indenne un secolo così sofferto, in ogni caso mi piacerebbe tanto crederlo, e ad oggi l’arzillo vecchietto azzurro ha ancora qualcosa di interessante da raccontare.
Per “alleggerire” un po’ la prosa del Gustavo ho distribuito nel testo alcune mie foto dei luoghi significativi da lui citati così come sono oggi, mentre ho linkato argomenti che ho già approfondito con appositi post.
<< Mandamento di VALDIERI (comprende 3 Comuni, popol.6578 ab.). – Montuoso e vastissimo territorio, costituito generalmente da rocce calcaree e calcareo-schistose, e famoso per le sue produzioni minerarie e le sue acque salutifere. Stendesi sulle due rive del Gesso nella valle omonima; viene percorso dalla strada provinciale che da Valdieri mette a Borgo San Dalmazzo e da tre vie comunali, l’una tendente verso levante a Roaschia e Roccavione, l’altra, verso mezzodì, al comune d’Entracque; la terza, verso libeccio, a varie borgate, al real castello, allo stabilimento termale e al Nizzardo.



Valdieri (3120 ab.) -Siede nel punto più centrale della Valle Gesso, a sinistra di questo torrente ed alle falde di un monte che lo ripara dai venti nordici. È a libeccio di Cuneo, da cui dista 19 chilometri. L’abitato si estende sulla falda a monte della strada che trascorre toccandone il lembo inferiore. Sono notabili la parrocchiale dei Santi Martino e Lorenzo, riccamente fregiata di bei marmi, e il santuario della Madonna della Neve sul rialto del Colletto. Congregazione di carità. Cereali, meliga, segale, patate, castagne; molti boschi di faggi, larici, pini, abeti; abbondanti pascoli, molto bestiame specialmente il lanuto; copiosa caccia di pernici, fagiani, camosci e marmotte. Cave di marmo bianco, bardiglio e bigio. Il bardiglio è adatto a qualunque lavoro, e talmente solido che può resistere a enormi pesi, impiegato così per colonna come architrave. Miniere di ferro epatico, piombo solforato; cave di tufo calcareo, calce carbonata ferrifera, amianto bianco, asbesto.


Valdieri fa bella mostra di sé, e per la salubrità dell’aria, l’amenità dei dintorni, pieni di vaghe prospettive, di selve, di grotte, di laghi, di deliziosi passeggi e boschetti, e principalmente per l’eccellenza dei bagni e la meravigliosa virtù tonica delle acque saponacee di Santa Lucia, molti traggono a passarvi la estiva stagione.
Si arriva al rinomato stabilimento termale di Valdieri, varcando il Gesso sopra un solido ponte in pietra e vi si sale dal piazzale per ampia gradinata e vasto peristilio che occupa il centro di un lungo prticato di quasi 100 metri, chiuso in parte da vetrate. Quivi la valle presenta uno scavo tricorne costituito dall’incontro delle due valli superiori della Valletta e del Valasco che riunite scendono a formare questo ramo del Gesso. Nel centro la strada si allarga in ampio piazzale limitato su un lato dal torrente, fiancheggiato sull’altro dal grandioso edifizio dello stabilimento e contornato da eleganti e graziose palazzine di foggia svizzera. Lo stabilimento cinto dai monti il Matto, la Stella e il Colle di san Giovanni, è capace di alloggiare 500 persone e contiene 250 camere, e una vastissima sala da pranzo; un caffè con bigliardi; un casino per lettura, giuoco, musica e ballo; ufficio postale e telegrafico. Nelle palazzine possono prendere alloggio intiere famiglie le quali vogliono far casa da sé.


Valdieri è fra le stazioni termo-minerali e climatiche una delle più elevate di Europa (1376 metri sul livello del mare) e va noverata fra le più anticamente conosciute e maggiormente celebrate. I principi Sabaudi, magnanimi sempre in quanto possa essere utile ai loro popoli, concorsero più volte a migliorare ed ampliare quelle salutari terme, e Vittorio Emanuele II pose, il 10 luglio 1857, la pietra fondamentale del nuovo grandioso edificio, il quale sorse per iniziativa e cura di una società di facoltosi torinesi. Sette sorgenti d’acqua salina solforosa, due d’acqua solfatoiodica. altre due sorgenti di natura non bene determinata. Nove sono qui le sorgenti d’acque termali e due di fredde. Le principali sono: S. Lucia (38°), S.Martino e S.Lorenzo (69°), L’Acqua magnesiaca (35°), l’Acqua vitriolata (28°) e l’Acqua dei polli (63°) contengono solfato di soda (0.035-0.096 al litro) e un po’ di magnesia. Queste acque sono in genere salutari pei casi di debolezza, per le malattie calcolose, anemie, paralisi, affezioni cutanee.

Fin’ora la specialità delle Terme di Valdieri furono le muffe, tanto celebrate nei tempi antichi, bene studiate dai compianti Delponte e Garelli e più particolarmente in questi ultimi anni dal prof.Perroncito e dai dottori Lace e Varalda. Esse si applicano calde sulle parti del corpo, mentre misurano la temperatura di 50-52° C. e vi si lasciano così lentamente raffreddare. Queste antiche Terme però stanno ora per acquistare una importanza grandissima di fronte agli stabilimenti balneari d’Italia. Esse, favorite dall’altezza e dalla posizione, se costituirono per l’addietro il ritrovo di molti che convenivano per la cura delle rinomate muffe, d’or innanzi formeranno centro d’attrazione di bel numero tra coloro che abbisognano di un più rapido mezzo di rinnovamento dell’organismo. alludo alle stufe che il cav.Sogno con coraggio ed intraprendenza lodevolissimi seppe far costrurre, dietro consiglio ed eccitamento di molti, tra i quali i prof. Bizzozero e Perroncito, sotto la guida ed i suggerimenti del solerte dott. Lace, direttore sanitario, e specialmente del distinto dott. Marchisio che tanto nome seppe acquistarsi in questa specialità. Le stufe testè inaugurate, e messe a disposizione dei sofferenti e dei medici che volessero sperimentarle, sono camere scavate nella viva roccia del monte, cosiddetto il Matto, circondate e percorse da cinque copiose sorgenti d’acqua minerale da 60 a 65 gradi centigradi, in guisa che l’ambiente presenta una temperatura costante da 46° a 56° ed anche di più, se occorre. Chi vi entra dentro per l’operazione deve spogliarsi nell’ antistufa da 36° a 44° e starvi qualche minuto. Solo dopo questa breve preparazione passa nella vera stufa. In questa rimane 3, 4, 5, 6, 8, 10 minuti, secondo la sua forza di resistenza ed a seconda che l’aria calda ed umida dell’ambiente apre più o meno presto i pori della sua pelle per dar esito ad un sudore straordinariamente copioso, che trasina con sé i principii morbosi dell’organismo. Si calcola che in pochi minuti si possono perdere parecchie centinaia di grammi di sudore e si comprende ciò quando si pensa che al 3°, 4°, 5°, o 6° minuto, il sudore cola a rigagnoli su tutta la superficie del corpo. Di qual potenza sudorifera godono queste stufe! L’operazione delle stufe non può durare più di 3, 4, 6, 8 minuti, Grondanti sudore da tutte le parti del corpo, nell’antistufa si coprono con coperta di lana e ben preservati dall’aria fresca si è portati in camere destinate per la reazione. Dentro il letto ben caldo e coperti a dovizia si continua a sudare abbondantemente una, due, tre ore; vi si dorme sopra, dopo si va a passeggio. Così si conta una stufa che si ripete per due, tre, quattro, sei, otto giorni, lasciando l’intervallo di uno o due giorni dopo la 3ª o la 4ª stufa. Annessa alla stufa vi è una grande sala destinata all’idroterapia, che riescirà non impari agli ultimi progressi della scienza medica, D’or innanzi coloro i quali avranno bisogno di una cura più blanda e, diciamolo pure, più gentile, troveranno nelle muffe quanto di meglio possono desiderare. Quegli altri invece che vorranno procedere più rapidamente e guarire di pseudoanchilosi, di torpori muscolari, ingrossamenti cronici, di artriti croniche, ecc., avranno nella combinazione delle stufe colle muffe un tonico che non ha riscontro in nessuna farmacopea e che solo a Valdieri in sì larga misura può offrire ai suoi ospiti.
Avendo nel 1856 offerto il municipio di Valdieri a Vittorio Emanuele II la privativa di caccia, nella parte più montuosa del territorio, il sovrano fece costruire alcuni anni dopo una elegante palazzina ed altre abitazioni per le partite di caccia. Si reca annualmente a queste cacce anche il nostro sovrano regnante Umberto I.


Cenni storici. – Il nome di Valdieri ebbe origine dalla voce teutonica Wald, che significa bosco. Dicesi che i religiosi di San Benedetto dissodassero questa valle, fondando l’abitato di Valdieri nel secolo XII. I suoi bagni ebbero rinomanza anche presso gli antichi, quindi decaddero e non riebbero fama che sotto il duca Emanuele Filiberto, che fece studiare queste acque da un comitato di medici, dopo che n’ebbe avuta guarigione Violante, vedova di Filiberto II.
Uomini illustri. – Qui nacquero uomini illustri, fra i quali il medico Bartolomeo Fornero e due Ferrero, l’uno celebre letterato, l’altro teologo.
Coll. elett. Cuneo I – Dioc. Cuneo – P2T. >>.
il testo tra virgolette è tratto dall’opera di Gustavo Strafforello, “La Patria, Geografia dell’Italia, Cuneo”, Parte Prima, Alta Italia, Mandamenti e Comuni del circondario di Cuneo, pp.48-51.

Grazie, confesso che non ne sapevo nulla! Molto interessante e … bisogna andare!