Sono sempre molto sentimentale nella scelta delle mie letture. Questo libro se ne stava solitario e mesto su uno scaffale di un mercatino dell’usato. Mi sembrava così fuori luogo in mezzo a una folla di libri-ciarpame recenti, lucidissimi e colorati, che il suo dorso classicheggiante in carta color crema mi ha ispirato un’immediata simpatia. Sapeva d’antico solo a guardarlo. Aprendolo, oltre a un delicatissimo profumo di cipria, ho trovato il segnalibro di stoffa logoro sulla pagina di questo racconto dedicato a una bambina trasognata che perde il tempo (e lo ritrova) guardando gli alberi e i fiori del proprio giardino. L’ho letto d’un fiato, lì in piedi tra la polvere e il chiasso del mercatino. Conoscevo soltanto l’Ada Negri poetessa, sempre presente sulle antologie e sui sussidiari del secolo scorso (il mio babbo era un maestro elementare e io adoravo leggere i suoi vecchi libri dismessi). Era come se la proprietaria precedente del libro mi avesse suggerito questa buona lettura insieme ad uno sbuffo di talco raffinatissimo… Chi consiglia le Prose di Ada Negri al giorno d’oggi? Nessuno… eppure quell’ozio estivo infantile, creativo e curioso di cui parla il racconto è il miglior augurio di “vacanze” che io abbia letto negli ultimi tempi. Una scrittura a tratti datata, colta, piena di incisi e ricercatezze che mi ha fatto riflettere sulla serenità gioiosa di osservare la natura. Una contemplazione silenziosa che ha poco a che fare con il nostro modo pieno, esagerato e assurdo di intendere le ferie, ma che io invece vi auguro di tutto cuore per questo ferragosto 2022.
Buone Vacanze! 😉
“LA COCCOLA DI GINEPRO”
Oggi ho spiccata una coccola grigiognola, quasi azzurra, dal ginepro che sta dietro al gruppo di pini neri: c’è rimasto attaccato un rametto con le foglie. Bizzarre, le foglie del ginepro; quasi brutte: paion fatte di corda, o di pizzo grossolano a rete.
La coccola io l’ho scalfita con l’unghie, per goderne l’aspro aroma resinoso. L’amarezza, e, direi, la crudeltà di quel sentore m’ha fatto rivivere nella memoria un altro ginepro, lontano nel tempo.
Lontanissimo nel tempo, il ginepro all’ombra del quale si rifugiava, per ore e giorni, una bambina quasi adolescente, che non voleva mai essere veduta! Le piacevano, chissà perché, le fronde simili a pizzo ruvido di refe, che a sole tramontato prendevano colore di ardesia; e la tristezza dell’albero, e il suo tronco fatto di vari piccoli tronchi emergenti dalla stessa radice; e le bacche dure, bluastre, con le punte erette come dita d’una mano che faccia dei segni.
Molte ne raccoglieva; e s’arrischiava a mordicchiarle, nemiche quali erano del palato. Mordicchiava anche l’erba salina, la salvia, i petali degli aster e dei convolvoli; e quanto di vegetale le capitava sottomano. Avrebbe mangiato anche il terriccio, se non fosse stato il ribrezzo dei vermiciattoli.
Nessun lavoro le garbava fare: preferiva starsene in giardino a vedere e ascoltar passare il tempo, nel graduale trascolorar della luce, e in un aereo battito di polso, che soltanto alla sua sensibilità (ma questo ella non sapeva) era dato avvertire.
Ignorava, naturalmente, che il suo corpo e il suo viso avevano un poco dell’asciuttezza, dell’asprezza, della verdezza elegante, che le facevano esser care le coccole di ginepro.
Ero io quella bambina.
Fiorivano nel giardino, in tre stagioni dell’anno, certi umili fiori a doppia campanella, carnosi, di gambo fiacco, di molte tinte: che gli uguali non ho veduto più. Li dicevano «i fiori del perfetto amore».
Formavano siepe, a nord, certi arbusti con rami armati di lucentissime foglie color luna, dagli orli verdi, a dure punte spinose. Una varietà d’agrifoglio credo: che uguale non l’ho trovata più.
Chi sa se c’è ancora il giardino del ginepro, dei fiori del perfetto amore, e dell’agrifoglio color luna?
E la bambina quasi adolescente, che si pungeva apposta le mani con le spine dell’agrifoglio, per sentire com’è fatto il dolore: che sminuzzava fino a ridurli in polvere i fiori dell’amor perfetto, per vedere dov’è nascosto l’amore: che mordicchiava le coccole di ginepro senza sapere che le rassomigliavano, e credeva che l’intera esistenza si potesse trascorrere contemplando il cammino del sole, quella bambina dove sarà?
Morta non è, se io son viva.
Nella sua carne acerba, nel suo attento spirito si venne foggiando, a suo tempo, una donna che fu successivamente altre donne, uguali e diverse fra loro; l’ultima non è sicura di rimanere l’ultima.
Ma la bambina del ginepro dove sarà?
ADA NEGRI, Prose, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1954.
N.B: come sempre tutte le foto sono mie!
Susanna dice
Grazie!
Nemmeno io conoscevo l’Ada Negri scrittrice.
Hai fatto bene a regalartelo.
Betulla dice
L’Ada Negri scrittrice è stata davvero una curiosa scoperta! Il volume è una miscellanea interessante di lavori diversi: contiene, novelle, bozzetti, orazioni, un romanzo e alcuni ritratti di donne. Ieri sera mi sono letta le vite di Caterina da Siena e di Santa Teresa di Lisieux. Anche se già conoscevo bene le vite di queste figure mi è piaciuto tantissimo “ascoltarle” ancora una volta raccontate da Ada Negri. Insomma questo libro è una lettura inaspettata, ma molto gradita. Sono felice che anche tu abbia apprezzato la delicatezza de “la coccola di ginepro”. A presto, e grazie di cuore per avermi scritto!
Thea dice
Grazie per questo delicatissimo momento
Betulla dice
Carissima Thea, sono davvero felice che anche tu abbia apprezzato la bellezza di questo raccontino così semplice eppure profondo. L’incontro casuale con questa scrittrice è stato così dolce e sorprendente che non potevo non condividerne qui almeno un pezzettino come augurio per chi mi legge da tanto tempo e con tanto affetto. Buona estate, spero piena di alberi e di fantasticherie. A presto!
Roselva dice
Grazie Beatrice per questo prezioso regalo estivo.Il racconto profuma di finezza e di semplicità della vita di un tempo quando il rapporto con la natura era scandito da ritmi lenti,semplici,gioiosi. In copertina ho notato il bel disegno del Duomo di Pavia,città molto amata da Ada Negri Qui scrisse “Giardini nascosti” la mia poesia preferita studiata a scuola e che amo ripetere quando passeggio tra i vicoli della mia Pavia che mi ha vista studentessa,fidanzata e insegnante..
Betulla dice
“Assai più belli
i bei giardini, se nascosti: tutto
mi pare più bello, se lo vedo in sogno.”
Ma grazie a te cara Roselva per aver colto i miei intenti e condiviso qui i tuoi ricordi così cari e intimi legati a Pavia e a questa dolce poetessa. Ti abbraccio!