Cari Amici, con questo post inauguro la nuova sezione del blog “Strada Panoramica” dedicata ai viaggi (piccoli e grandi) e a tutte le mie personali esplorazioni del mondo (questi nutri-Menti -con o senza ricette- non hanno niente di logico, funzionale o utile…io sono per le strade con vista mozzafiato, curve e tappe infinite, e chi se ne importa se si allunga di 10 km o se si arriva tardi…). Tanto per cambiare volevo cominciare con qualcosa di significativo, ma tutti i miei file “travel” mi sembravano troppo lontani o troppo vicini nel tempo, oppure fuori stagione, caldi, innevati o acerbi. Poi qualche giorno fa sono uscita di casa con la reflex per incontrare un’amica che non vedevo da anni. Volevo immortalare l’incontro…e mentre tornavo a casa con la macchina fotografica al collo mi son trovata a pensare che potevo cominciare proprio dalla mia città: Torino…così, tanto per non dare mai per scontata la sua bellezza sorprendente, luminosa e austera.
Dovete sapere che io sono cresciuta sulle Alpi Marittime, in una casa isolata al limitare del bosco, con 3 oche guardiane, la mia pecora ArtemideDiana, un cagnetto codardo e bianchissimo e una fantasia sfrenata alimentata dalla natura straordinaria che avevo intorno. Detto questo, anche se sono circa 14 anni che io&Torino ci addomestichiamo reciprocamente, sono e sarò sempre una cittadina alla Marcovaldo (il celebre operaio di Italo Calvino). “Le stagioni in città” è il geniale sottotitolo del libro, perchè un animo un po’ contadino, ingenuo e sensibile, abituato al rapporto diretto e continuo con la natura cerca sempre lo stesso conforto, anche in un sistema urbano che lascia poco spazio all’avvicendarsi lento e confortevole delle stagioni. Infatti cosa facevo io quando ho iniziato l’università e dovevo andare dalla stazione a Palazzo nuovo? Passavo sempre da via Carlo Alberto. Motivo: il giardino meraviglioso, imponente e selvaggio di Palazzo Cisterna. Camminando accanto alla cancellata mi sembrava di essere a casa…vicina ai boschi delle mie montagne. E la fantasia tornava a galoppare, con storie di fantasmi, di amori antichi e di dame velate…Ecco, visto che questo giardino mi è stato amico quando ero ancora un’estranea per Torino, ho deciso di cominciare da lui e dal leone smorfioso che abita proprio lì davanti.
Quindi, di ritorno dal mio rendez-vous, sono andata apposta a fotografare questo mio angolino “comfort”. Mentre ero in via Carlo Alberto con reflex e naso all’insù un signore gentile mi ha detto: « vedo che lei fotografa le cose che nessuno guarda mai, se vuole può anche entrare in questi palazzi, c’è una mostra-percorso nei cortili di otto palazzi storici di Torino ».
In effetti ero talmente concentrata sul bel leone che vive sopra il portone di palazzo Birago di Borgaro, da non notare neppure la stranezza di una vecchia auto parcheggiata tra le colonne del passo carraio. Il signore anziano e gentile mi ha fatto vedere un pannello esplicativo della mostra, che si chiama “Arte alla Corti”, e si è prodigato in suggerimenti e consigli. A quel punto non me la sono sentita di dichiarare la mia acquisita torinesità, e l’ho assecondato: sono entrata in punta di piedi nel cortile juvarriano del palazzo, sede della Camera di Commercio: la vecchia auto parcheggiata male era in realtà un’installazione – Autoportrait di Daniel Glasser e Magdalena Kunz. Al suoi interno due manichini, che attraverso una proiezione video sui volti e la registrazione di voci, simulano i due artisti impegnati nella simbolica ricerca di una strada (ho apprezzato che almeno l’Arte cerchi di orientarsi con la cartina e non con il Tom Tom)! Poco oltre, la luce calda dell’autunno inondava le curve sinuose del cortile d’onore, che come una conchiglia accoglie una perla imperfetta e sbilenca: la riproduzione della casetta del film di Buster Keaton One Week del 1920. Ora, a parte che vi consiglio di dedicare 20 minuti della vostra vita a questo esilarante cortometraggio (lo trovate qui). A parte che tale la visione è ancor più consigliata se siete una giovane coppia e state mettono su casa, o se a breve dovrete montare un mobile Ikea…ecco dopo tutti questi “a parte” After Love, opera di Vedovamazzei (alias Simeone Crispino e Stella Scala), è una creazione deliziosa, che rende omaggio al celebre attore e regista americano riflettendo ironicamente sull’amore, sulla costruzione del rapporto a due (e probabilmente anche sull’efficienza dei kit prefabbricati!).
Esattamente di fronte, dall’altra parte della strada ho potuto per la prima volta entrare nel giardino di Palazzo Cisterna. Una piccola galassia di opere di undici artisti diversi ha popolato questo misterioso giardino. Come ho detto ho sempre guardato con grande desiderio gli alberi altissimi di questo spazio di bosco nel cuore della città…tante, tantissime volte avrei voluto andare ad abbracciarli (sì io sono una che abbraccia indistintamente umani e alberi), o sedermi ai loro piedi per guardare il cielo e pensare 5 minuti in santa pace. Insomma, poter girovagare incantata tra questi giganti grazie ad “Arte alle Corti” è stata una sorpresa bellissima! E per una volta ho sentito l’arte contemporanea meno distante dal mio modo di essere: queste opere sono talmente amalgamate con l’atmosfera surreale del giardino da sembrare parte di esso da sempre.
Di certo i terribili lupi/uomini affamati, di Jelena Vasiljev (artista Serba profondamente colpita dalla tragedia del proprio paese) non mi avrebbero suggestionata allo stesso modo in un ambiente chiuso! Lo stesso dicasi per gli Uomini Blu di Richi Ferrero, o per l’agave gigantesca, quasi tentacolare di Nicola Bolla. La natura lussureggiante sostiene e armonizza le riflessioni che queste opere impongono al visitatore… o distrae i distratti, perché quando sul sentiero ho trovato un ippocastano mi sono persa a pensare a una studentessa in medicina parigina, che mi aveva convita della superstiziosa efficacia delle castagne d’india portate addosso per evitare il raffreddore.!Ne ho messa qualcuna in tasca, e ho proseguito verso i gorgoglii lenti di una bellissima fontana post-industriale: una vasca di 15 metri in cui damigiane trasparenti traboccano acqua tinta di rosso… Sicuramente i significati sono altri, ma il Marcovaldo che è in me, tra le foglie secche e la luce di ottobre, ha visto in quest’installazione una scombinata, allegra vendemmia cittadina (con tanto di Vespa esageratamente sovraccarica).
Insomma, le mie strade panoramiche sono fatte così, di memoria, di libri, di voci, di meraviglie, di scoperte, e di invisibili incanti! Sono i miei piccoli grandi viaggi mooolto sentimentali, spero piacciano anche a voi…e spero di avervi fatto vedere un pezzetto di Torino con occhi un po’ diversi!!!
“Arte alle Corti” è una mostra-percorso gratuita che si sviluppa all’aperto nelle corti e nei giardini di otto grandi palazzi della città di Torino (fino al 10 novembre 2015).
Maggiori informazioni su: http://arteallecorti.it
P.S: TUTTE le foto SONO MIE, (anche se non ce lo scrivo sopra) se qualcuno pensa di prenderle senza chiedermelo incapperà nella notissima “Maledizione delle Torte Mosce”. Ovvero, lievitati spiaccicati PER SEMPRE! Io l’ho detto, poi non venite a piangere sui tortini schiacciati!
Betulla carissima,
sei davvero innamorata di Torino, anche se non sei torinese verace. La tua bravura descrittiva surroga la mancata veracità. La tua passeggiata è, comunque, oltre che fortemente sentimentale, dettata anche da una spiccata nostalgia dei tuoi boschi e, forse, della tua infanzia. In qualsiasi modo sia essa è fortemente evocativa e, pertanto, mi complimento con te.
Caro Francesco, sono lenta come se i commenti fossero lettere e io avessi bisogno di una certa “quiete da scrivania sgombra”per rispondere: ma alla fine eccomi qui, a dirti che le tue parole mi fanno davvero piacere…e in fondo hai ragione, oltre a Marcovaldo c’è sempre un po’ di nostalgia dei miei boschi nelle mie passeggiate verdi! Grazie di cuore!
Che giardino meraviglioso!!!!