Cari amici, oggi vi parlo di un luogo davvero speciale nel cuore de #LaMiaTorino: il Giardino della Principessa di Palazzo Madama. La scorsa settimana, per una strana congiuntura astrale mi sono trovata a compiere gli anni in totale e assoluta solitudine. Niente di grave, perchè i festeggiamenti con dolcemetà e famigliari erano solo rimandati…ma sotto sotto non ero molto contenta di compiere 35 anni sola soletta. Così ho pensato bene di ovviare la crisi da bambina cinquenne facendo qualcosa di speciale che non ho mai trovato il tempo di fare: mi sono presa il pomeriggio per visitare con tutta calma il Giardino della Principessa di Palazzo Madama. Dunque, Palazzo Madama è il bellissimo “castello” situato al centro dell’omonima piazza, centro strategico dalla bellezza mozzafiato della città di Torino. La storia dell’edificio, e quella dello straordinario museo che ospita la trovate un po’ ovunque nel web, quindi io passo direttamente a questa isoletta verde ricostruita con cura nel fossato del palazzo.
Come sapete sono una grande amante di alberi, boschi &C., ambienti che cerco avidamente pur vivendo in città (avete presente Marcovaldo di Calvino? Ecco io gli somiglio parecchio). Detto questo quello che mi ha ammaliata di questo luogo è il fatto di entrare in un castello nel centro dei mille intrecci cittadini di strade, tram e chiasso, e subito dopo, attraverso scale, torri e porticine, di trovarmi in mezzo alla natura. Magia: questo rigoglioso giardino è un vero, inaspettato, locus amoenus!
Per ricrearlo sono state seguite le indicazioni contenute in antichi documenti custoditi all’Archivio di Stato della Città di Torino, che tra il 1402 e il 1516, annotano le spese sostenute via via per la manutenzione del castello e delle fortificazioni cittadine. Il giardino attuale, rispetta infatti la tradizionale suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) con tanto di arredi tradizionali (falconara, porcilaia, recinto delle galline), e piante e specie vegetali, che seppur non citate descritte dalle fonti, erano certamente presenti nei giardini medievali dell’epoca.
L’Orto (hortus) oggi come allora è organizzato in grandi aiuole rettangolari nelle quali vengono coltivati legumi, ortaggi, erbe aromatiche e medicinali, praticamente tutto il necessario per i pasti quotidiani preparati nelle cucine del castello.
Il Bosco e Frutteto (viridarium) dal latino “viridis” (verdeggiante), ripropongono invece le aree verdi con piante ad alto fusto, che un tempo si trovavano spesso fuori dalle mura del castello (nella stessa zona trovano posto la porcilaia, la falconara, la colombaia e i mulini). Secondo le fonti archivistiche a Torino la zona del viridarium era molto vasta, tanto che arrivava a impegnare contemporaneamente anche cinquanta giardinieri. Oltre a castagni, noci, salici, pruni, sorbi, ciliegi, ulivi e palme – tutti citati nei documenti antichi – parte di questo spazio riservata alla vigna del principe, che produceva il vino per la mensa del castello.
Il Giardino del principe (iardinum domini) era lo spazio privato dei principi, che questi utilizzavano per la lettura, la conversazione, il riposo e il gioco (in realtà nel medioevo questo “giardino personale” si trovava sul limite meridionale della città, vicino alla cinta muraria e alla Porta Fibellona). Secondo quanto tramandatoci da numerose miniature del Quattrocento il Giardino del principe doveva essere coperto da un fitto prato “millefleurs”. Immancabile una bella fontana, ricca di rimandi alla letteratura cortese, così come i sedili in laterizio rivestiti d’erba e una serie di vasi in maiolica decorata con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana…
Devo dire che è davvero un luogo incantevole, sia per trascorrere qualche momento di stupito raccoglimento nella natura, sia per imparare qualche cosa di nuovo su specie vegetali ormai marginali, sull’ecologia urbana, e sul valore della bio-diversità. Il Giardino di Palazzo Madama accoglie e affascina i suoi visitatori con un percorso che somiglia ad una vera e propria esplorazione (la natura ha sempre una potenzialità didattica infinita, ma in questo giardino è davvero ben strutturata). Insomma, sarà per la poesia delle piccole cose (una famigliola di funghi tra le aiuole), sarà la voce della fontana, sarà per il magnifico nespolo (il mitico “puciu moi” de #Ilboscoincucinacontest), saranno le chiacchiere di una dolcissima giardiniera, sarà il mio amore per la miniatura, ma per qualche ora in questo giardino mi sono sentita davvero una principessa del Quattrocento. E così, innamorata, e rapita dal luogo e da un tempo lontano, ho compiuto felice i miei 35 anni.
E visto che per fortuna l’età che avanza non cancella la mia fantasia nè la mia stupidità, concludo con un pensiero dedicato a uno dei film che più hanno segnato la mia infanzia. Vi ricordate La Spada nella Roccia della Disney? A un certo punto Merlino trasforma il suo protetto Semola in un pesciolino e, a scopo didattico (erano tempi duri), gli fa esplorare le meraviglie del fossato che circondava il castello. La lezione è particolarmente sigificativa (memorabile la canzonzina “Su e giù, giù e su”, che poi è una gran filosofia di vita), anche perchè ad un certo punto Semola diventa il bersaglio di un cattivissimo Luccio (iconica asprezza della catena alimentare -sig). Ebbene, visitando il Giardino della Principessa nel fossato di Palazzo Madama, io finalmente mi sono resa conto di cosa doveva vedere quel terribile Luccio alzando gli occhi al cielo dal suo melmoso fossato… 😉
Roberta massa dice
Come sempre leggere dei tuoi “girovagando” mi rende felice, ciò che descrivi è sempre in sintonia con il mio essere sognante e amante della natura, dell’infanzia passata ma sempre presente nel mio quotidiano.