L’ultimo libro natalizio che condivido con voi è dedicato al Natale provenzale. La Provenza ha un grande appeal estivo…negli ultimi anni sempre crescente, ma sinceramente oltre ai bellissimi e molto instagrammabili campi di lavanda in fiore c’è taanto di più. E soprattutto la Provenza esiste anche in inverno, e ha tradizioni e una cultura straordinarie che meritano sempre di essere approfondite e accolte. Tra tutti i Natali del mondo quello provenzale è forse quello che sento più vicino…forse per l’affinità e il legame fortissimo di Valdieri con tutto quel che c’è oltre la vetta delle Alpi Marittime, e questo vale naturalmente anche per il discorso gastronomico.
Il libro si intitola “Les 13 desserts en Provence” di René Husson Philippe Galmiche (Ed. Fleurines, p.191, 13 euro), e a parte la copertina bellissima (si tratta della riproduzione di una stoffa del museo “Souleiado” di Tarascon) contiene ben 120 ricette. Ma come la Provenza è molto di più che spighe viola verso l’orizzonte, così questo libro è molto più che un elenco di ricette. Tra le sue pagine, nei racconti, nei disegni come nei dolci…si trova tutta la douceur, la ferveur et le climat de bonheur des Noëls en Provence. Un inno alla convivialità più semplice, golosa e sincera…fatta di dolci, ma anche di leggende antiche, di doni e di usi che si ripetono nel tempo confermando la bellezza mite della terra degli ulivi, delle cicale, della luce, di Daudet, di Mistral e di Jean Jono…
Una delle più suggestive tradizioni riportate dal libro riguarda il grano di Santa Barbara, seminato nel cotone o nella garza in tre coppette il 4 dicembre. Gli autori spiegano che in tutta la regione le bustine di grano si trovano in vendita dai panettieri, in farmacia, al mercato…e il ricavato è devoluto a migliorare le condizioni ospedaliere dei bambini ricoverati. In mancanza di queste bustine io sono andata dal “granatin”, che in Piemonte è il venditore di granaglie per animali da cortile, piantini e attrezzi per orto e giardinaggio. Il granatin prima mi ha guardata di traverso, poi mi ha dato il grano per polli, che mi ha assicurato «non essendo trattato germoglierà» …però non mangiarlo ha aggiunto. «Non sono una gallina!» ho risposto io «e poi questo grano è per Santa Barbara, mica per me!». Insomma, a parte la ricerca ridicola di “grano da seminare, ma non da mangiare”, alla fine è bellissima questa cosa di vedere i germoglietti crescere e diventare verdi alti e sottili fino a decorare con un bel nastro rosso la tavola di Natale.
« Blé bien germé, prospérité toute l’Année » dice il proverbio. In realtà ho scoperto dopo che nelle nostre case moderne e molto calde il grano germina molto più rapidamente, quindi venti giorni dal 4 dicembre al Natale sono troppi. Su numerosi siti francesi ho letto che conviene o seminarlo dopo, una decina di giorni a ridosso del 25 , oppure tenerlo al fresco, su un balcone o su un davanzale riparato (qui vi ho fatto vedere tutte le fasi e si ottiene comunque un centro tavola bellissimo e originale)!
CORONCINE ALL’ANICE
(liberamente ispirate a “Les 13 desserts en Provence”)
Premetto che ho letto per tre volte tutta la ricetta da capo a piedi, e poi ho iniziato a confrontarla con altri testi di cucina provenzale che ho in casa. La quantità di zucchero per 250 g di farina è veramente bassa…però anche altri volumi sui dolci hanno confermato queste coroncine con un quantitativo di zucchero modesto. Ora io comunque vi consiglio di spennellare di acqua le coroncine e di tuffarle nello zucchero prima di cuocerle…ma sappiate che rimarranno comunque un biscotto poco dolce, di quelli che piacevano ai nostri nonni (magari fumatori vista l’anice), che tendenzialmente li bagnavano in un bel vino liquoroso o in un rosso robusto. Se volete dei biscotti un po’ più moderni salite tranquillamente a 120 g di zucchero… mentre se amate i dolci poco dolci, o i “sapori bachucchi “seguite la ricetta, come ho fatto io la prima volta, e sicuramente non rimarrete delusi. Ah dimenticavo…essendo senza burro, queste coroncine all’anice durano davvero tantissimo tempo ben chiuse in una scatola di latta. Ovviamente se non amate l’anice in grani sostituitela con l’aroma liquido, oppure con la vaniglia (aumentando anche la dose di scorza di limone grattugiata…).
Ingredienti:
250 g di farina
1 cucchiaino o più di anice verde in grani (sostituibile con aroma liquido)
70 g di zucchero semolato
mezzo sacchetto di lievito chimico vanigliato per dolci in polvere (8 grammi)
2 uova
la scorza di un 1 limone trattato
3 cucchiai da minestra di olio d’oliva ( o di semi)
3 cucchiai da minestra di vino bianco
Procedimento:
In una grande ciotola setacciate la farina, il lievito e mescolate. In un’altra ciotola rompete le uova, aggiungete lo zucchero e sbattete con una frusta sino ad ottenere un composto spumoso. Incorporate questo composto di uova e zucchero alla farina con l’aiuto di una forchetta. Unite poi l’olio, il vino bianco, l’anice verde in grani (o l’aroma), la scorza grattugiata di un limone. La pasta sarà piuttosto molle: copritela con una pellicola e mettetela al fresco per circa 1 ora. Trascorso questo tempo accendete il forno impostandolo a 170°, poi rovesciate la pasta sulla spianatoia infarinata e realizzate tanti salamini di circa 1 cm di diametro lunghi 15 cm. Confezionare quindi delle coroncine di almeno 3 cm di diametro (bagnate le estremità e sovrapponetele per “incollarle” bene). Spennellare ogni coroncina con acqua fredda e tuffatela delicatamente in un piattino colmo di zucchero semolato. Posizionate le coroncine su una teglia rettangolare coperta di carta da forno e cuocete a forno caldo per circa 18/20 minuti (sorvegliate attentamente che non coloriscano troppo).
Paola Bortolani dice
le faccio! grazie per il racconto