In Piemonte questa è un’estate abbastanza piovosa, così tanto per fare il gioco della felicità di Pollyanna (quello di trovare sempre qualcosa di buono negli accadimenti della vita), mi sono resa conto che approfitto sistematicamente di ogni temporale serale per accendere il forno. Il risultato è che ad ore tarde, con il fresco notturno, l’odore di terra bagnata che entra dalla finestra (e magari mille bagliori di lampi in fondo al cielo) mi trovo ad assaggiare, ancora calde, le delizie che ho appena sfornato.
La ricetta dello scorso temporale arriva dritta dritta da un libro che non è solo una delle mie tante “buone letture”, ma è praticamente un compagno fedele, una specie di Bibbia. L’ho detto e scritto in più occasioni. La nostra società idolatra la cultura americana, e di riflesso anche la sua cucina. Nelle nostre librerie non si contano le pubblicazioni più o meno valide a riguardo. Io però rimango una gran sostenitrice dei libri vecchi bacucchi, quelli che in pieno old style attraverso la cucina ti fanno fare un viaggio completo nel Paese che rappresentano. “Joy of cooking” è così, un autentico concentrato di America, e anche un sogno americano in forma di libro. Insomma, volevo fare un post da tre righe nette, ma non posso evitare di raccontarvi prima una storia bellissima!
Nata nel 1877 in Missouri da una famiglia di origine tedesca, Irma Starkloff aveva studiato belle arti trascorrendo la giovinezza tra l’Europa e gli Stati Uniti, nell’atmosfera cosmopolita e raffinata dell’alta società del tempo (amava definirsi “an artist of life”). Moglie dell’avvocato e politico di St. Louis, Edgar Rombauer, Irma è una perfetta madre di famiglia e padrona di casa, capace di ricevere amabilmente gli ospiti e di intrattenerli con una vivace conversazione. La terribile crisi finanziaria del 1929 porta Edgar Rombauer al suicidio. L’uomo, già vittima di esaurimenti, si uccide nel febbraio del 1930 lasciando Irma sola a 52 anni, con una figlia prossima al matrimonio e con pochi soldi in banca. Irma però non si perde d’animo, e comincia ad escogitare un piano capace di aiutarla a sopravvivere e a tenerle compagnia durante la lunga elaborazione del lutto in una casa vuota, in mezzo ad un Paese devastato dalla Grande Depressione: vuole scrivere un libro di cucina! I dolci erano sempre stati il suo pezzo forte, grazie a loro ogni pasto si concludeva con complimenti e lodi. E proprio partendo dalle sue torte Irma ricostruisce, strato dopo strato, la sua esistenza in frantumi. Certo, inizialmente nessuno dei suoi famigliari sembra convinto che investire metà dei suoi averi nella pubblicazione di un libro fosse una buona idea. Ma poco a poco, assaggio dopo prova, il libro prende forma. “The Joy of Cooking” viene pubblicato in 3.000 copie autofinanziate nel 1931. L’autrice vaga di casa in casa, come un qualunque venditore porta a porta, pur di rientrare nell’investimento. La novità del testo nel panorama dell’epoca (rivoluzionario il concetto di Joy ai fornelli) unito ai grandi cambiamenti della società (ormai poche donne potevano permettersi una cuoca), attirano presto un vasto pubblico. Nel 1936 il libro era diventato così popolare da attrarre un vero editore, che applica alle ricette una sostanziale innovazione: gli ingredienti esposti all’inizio e le istruzioni “passo passo” (il cosiddetto “action method” che oggi vediamo in quasi tutti i libri di cucina). Da qui in avanti il successo del libro è travolgente e praticamente ininterrotto fino ad oggi, con oltre 18 milioni di copie vendute (è una specie di “Talismano della Felicità” americano, una preziosa eredità di famiglia, o un regalo benaugurante da madre in figlia o per le giovani spose). Irma muore nel 1962 a 84 anni celebrata come il simbolo di una Nazione che nel dramma personale e collettivo ha trovato la forza di rinascere (e spargere anche un po’ di gioia nelle cucine altrui). La figlia, Marion, insieme al nipote Ethan Becker hanno accolto l’eredità di Irma lavorano costantemente perché “The Joy of Cooking” rimanga al passo con i tempi (oggi “Joy of Cooking” è diventato “TheJoyKitchen” un bellissimo sito internet “di famiglia”e cucina!).
Io ne ho due copie (sempre sobria), una del 1997, e una in più volumi con fotografie pubblicata agli inizi degli anni duemila (quella curata dal nipote che presenta leggere varianti e ammodernamenti delle ricette della nonna). Entrambe sono state acquistate a pochissime sterline da venditori inglesi di libri usati attraverso amazon (opzione “libri in altre lingue”). Sono arrivate via posta praticamente intonse (una conteneva addirittura lo scontrino d’acquisto), e devo dirvi con tutta sincerità che fanno parte dei libri di cucina più amati e usati in casa Betulla. I miei gusti sono quanto di più distante si possa immaginare da una certa cucina moderna americana, quella esageratamente grassa e zuccherosa di tantissimi libri e altrettante trasmissioni tv (da Buddy, il boss delle Torte, Man Vs Food a PioneerWoomen …), ma le ricette di JOC dimostrano chiaramente che l’America non è tutta lì! Questi muffin ne solo la prova…impossibile trovare una ricetta tanto equilibrata e riuscita (ho addirittura aggiunto io una cucchiaiata di zucchero in superficie). C’è, purtroppo da considerare che, essendo un libro di cucina americano, le misure sono espresse in volume (cup, teaspoon, tablespoon…) e non in peso. In ogni caso o ci si attrezza con i relativi orpelli misuratori, o ci si impratichisce in conversioni. Io, pur dotata delle suddette adorabili carabattole, alla fine preferisco la solida certezza dei grammi. Sul sito di Laurel Evans, Un’americana in cucina ho trovato un sacco di informazioni utilissime, sia sulle conversioni, che sugli ingredienti stessi. Mentre queste due pagine violacee (qui & qui) hanno contribuito a farmi uscire dal torpore temporalesco quasi autunnale per mettermi in cucina alla ricerca del “bluebarry muffin” perfetto (le foto sono state fatte ai muffin residui il mattino dopo il temporale, con il sole)!
Prima di passare alla ricetta ancora una curiosità: queste in foto sono le copie di Joy of Cooking (una era stata un apprezzatissimo dono di nozze) appartenute a Julia Child, altro astro della cucina in America di cui vi ho parlato qui. Julia si è sempre detta fedelissima fans del libro tanto che incontrò Irma a Parigi negli anni Cinquanta, e le due rimasero in contatto epistolare nei decenni successivi (l’incontro è rappresentato anche nel film Julie&Julia). Dell’edizione del 1975, Julia Childe disse «la numero uno della mia lista … l’unico libro di tutti i libri di cucina in inglese che avrei avuto sul mio scaffale – se potessi averne uno solo ». Nel 2001, Ethan e Susan Becker hanno chiesto il suo aiuto per la revisione dello schema generale, del contenuto e di alcuni capitoli per l’edizione del 2006 “Anniversary of the Joy of Cooking” su cui stavano lavorando.
Blueberry or Cranberry muffins (Joy of Cooking Cookbook)
Nella ricetta che segue ho convertito le dosi in grammi, ma ho cercato di mantenere lo spirito del libro (che non elenca prima gli ingredienti, ma ti dice man mano come procedere). L’unica mia aggiunta ispirata a numerosi siti americani, è il cucchiaio di zucchero di canna mescolato con cannella per spolverizzare la superficie, aroma che esalta incredibilmente il sapore del mirtillo! (le foto del “passo passo”questa volta sono tutte insieme in fondo).
Per circa 12 muffins
preriscaldare il forno a 180° (ventilato)
In una ciotola mescolare:
220 g di Farina 0*
3 g di sale fino
70 g di zucchero
10 g di lievito chimico per dolci
In una seconda ciotola battere rapidamente 2 uova grandi
poi unire:
180 g di latte fresco intero
60 g di burro fuso
la scorza di mezzo limone grattugiata
-Rovesciare la ciotola dei liquidi sulle polveri, dare pochi colpi di cucchiaio, e appena prima che il composto sia omogeneo aggiungere 200 g di mirtilli freschi e 50 g di cranberry secchi** a pezzettini leggermente infarinati (volendo potete teneterne circa 50 gr da appoggiare sulla superficie del muffin crudo come ho fatto io). Finire di mescolare rapidamente, ma con delicatezza per non schiacciare i mirtilli.
-Con l’aiuto della pinza dosatore per gelati trasferire il composto negli appositi pirottini di carta per muffin (in questo modo i dolcetti saranno tutti uguali). Sistemare ogni pirottino nelle cavità dell’apposita teglia per muffin. In una tazza mescolare un cucchiaio di zucchero di canna grezzo con della cannella in polvere (un pizzico secondo i gusti), e spolverizzare appena la superficie di ogni muffin.
-Infornare e cuocere per 18/20 minuti.
*In genere in Italia per i dolci usiamo la farina 00, ma siccome nella ricetta originale americana è indicata la “all-purpose flour” la farina che ho indicato è la 0. Noi tendiamo a classificare e a usare le farine in rapporto alle lievitazioni (o meglio al maggiore o minore contenuto di glutine), mentre qui il discorso è più legato il grado di raffinatezza.
**I cranberry (mirtilli rossi) essiccati si trovano negli alimentari e nei supermercati in comode bustine nel reparto frutta secca.
zia Consu dice
Hanno un aspetto davvero irresistibile ed in perfetto american’s style ^_*