San Valentino: cuori, e dolci tenerezze in ogni dove. A me è venuta in mente una delle coppie più belle, affiatate e luminose della storia della letteratura: i Nabokov. Tutti, o quasi, conoscono lui, Vladimir, come l’autore del celeberrimo romanzo Lolita (1955), dal quale Kubrick trasse nel 1962 l’omonimo capolavoro. Ma lo straordinario scrittore di origine russa aveva una straordinaria moglie, Vera, senza la quale la vita prima, e la sua opera poi, non avrebbero raggiunto i vertici di perfezione che hanno toccato. I due si erano conosciuti nel tardo pomeriggio di un giorno di primavera a Berlino, durante un ballo in maschera (1923). Dopo pochi giorni lui parte per la Francia, ma gli occhi azzurri di Vera, dietro la maschera di raso nero, gli sono rimasti impressi. Laggiù, mentre lavora come bracciante, dice che una falena gli è volata nell’orecchio, ricordandogli di lei…Vera ha già scritto tre volte, ma lui, neanche una parola. Ha rotto da qualche mese il fidanzamento con quella che credeva essere la donna della sua vita: la diciottenne Svetlana Siewert. Ma il ricordo degli occhi di Vera possono quel che dozzine di poesie disperate, e viaggi per l’Europa non avevano saputo lenire e curare. Vladimir, finalmente risponde. E lo fa con una lettera che è una dichiarazione d’amore per la vita:
“Non lo nascondo: sono così disabituato all’idea della gente – ti prego, capiscimi -così disabituato, che i primi minuti del nostro incontro mi sembravano uno scherzo, un travestimento ingannevole… Ci sono cose di cui è difficile parlare: si scuote il loro meraviglioso polline toccandole con le parole…Sì, ho bisogno di te, del mio racconto di fate. Perchè tu sei l’unica persona a cui posso parlare del grido di una nuvola, del canto di un pensiero e del fatto che quando oggi sono andato a lavorare e ho visto ogni girasole in faccia, mi hanno sorriso anche con i loro semi.”
Vladimir abbandonerà presto il progetto di cambiare continente e trasferirsi in Africa. Vera lo riporta a Berlino e due anni dopo saranno marito e moglie. Vera rimarrà sempre il personale, magico “racconto di fate” di Vladimir. Una poesia che illumina il quotidiano, ispira e nutre la sua scrittura. Una poesia che non tutti comprendono e approvano (d’altronde, non tutti credono alle fate, no?). Ma loro vivranno imperterriti il loro incredibile sodalizio per tutta la vita. Nel primo romanzo in inglese di Vladimir, un sibillino personaggio dice: “C’è solo un vero numero: uno”. E infatti i Nabokov appaiono e scompaiono sul teatro del mondo in coppia. La maggior parte delle persone non ha mai visto lui senza di lei. Erano inseparabili, le loro frasi si fondono nella realtà come nella pagina scritta: tenevano un diario insieme, le loro calligrafie (rabbia dei biografi) invadono l’una gli appunti dell’altro sino a confondersi persino nella firma, identica per entrambi (V. N). Lavoravano insieme (lui insegnava letteratura russa e lei era la sua assistente a Ithaca), insieme amavano e vivevano la letteratura, insieme giocavano a scacchi e insieme andavano a caccia di farfalle.*
Benchè lui affermasse di continuo l’eccezionale incommensurabile contributo della moglie alla sua opera di scrittore, Vera rimane volontariamente nell’ombra. Vera ha vissuto cinquant’anni accanto allo scrittore più dotato della sua generazione, è apparsa sempre vicina a lui riuscendo però a non rivelarsi mai (ha distrutto le sue lettere, confuso date e avvenimenti proprio per non essere rinchiusa in una assurda biografia da Mrs. Nabokov). Il pubblico, gli occhi estranei, hanno visto semplicemente una moglie molto presente… ma lei era una Musa. Era la poesia di Vladimir. Era la fantasia: una farfalla/arlecchino sfuggente dagli iridescenti colori. Lui lo sapeva. L’incanto è per due anime che si fondono. Per la moltitudine c’è la letteratura…
I Nabokov, Ithaca 1951. |
*Nabokov era anche un eccellente entomologo: nel 1940 gli fu affidato l’organizzazione della collezione di farfalle del Museo di Zoologia Comparata dell’università di Harvard. Specializzato sui Polyommantini della famiglia Lycaenidae, non ha mai accettato che la genetica potesse essere un modo valido per classificare gli insetti. Di questa sua visione “retrogada” ha parlato il paleontologo Stephen Jay Gould (lettura consigliatissima) nel suo ultimo saggio “I have Landed”dove ha osservato che tanto l’opera letteraria, quanto i lavori scientifici di Nabokov traggono tutta la loro forza dall’amore per il dettaglio, dall’osservazione acuta del reale, e dal fascino per la simmetria.
Ah, dimenticavo. Vladimir e Vera andavano sempre insieme a caccia di farfalle anche perché lei doveva scarrozzarlo in giro per boschi e praterie. Lui, genio sensibile della letteratura, era totalmente inadatto alla vita pratica, e non aveva mai imparato a guidare!
Vera e Vladimir, estate 1941. |
Il dolce e delicatissimo amore dei Nabokov ha ispirato queste farfalle biscottate e rosa:
BISCOTTI alle MANDORLE (tipo zuccherini all’alchermes emiliani)
Ingredienti (per circa 25 biscotti):
125 g di farina
60 g di burro freschissimo a temperatura ambiente
60 g di zucchero bianco
30 g di farina di mandorle
la punta di un coltello di lievito per dolci
1 cuchiaino di estratto di vaniglia
la buccia di ¼ di limone non trattato
zucchero bianco e Alchermes q.b per decorare
Procedimento:
– In una terrina grattare finemente la buccia del limone non trattato. Aggiungere la farina setacciata, lo zucchero, la farina di mandorle, e il lievito in polvere. Unite il burro a dadini e cominciate a lavorare il composto (a mano o nell’impastatrice), per ottenere un bel sablé (sabbioso). Incorporare l’uovo intero e il cucchiaino di estratto di vaniglia. Mescolare bene fino ad ottenere un impasto omogeneo. Coprite la pasta con pellicola alimentare e fate riposare in frigorifero almeno due ore. Accendete il forno e portatelo a 180°(meglio statico). Stendete la pasta sulla spianatoia infarinata con un mattarello (spessore circa 4 mm). Modellate con i vostri taglia biscotti preferiti, e adagiateli abbastanza distanziati su una teglia coperta di carta da forno. Infornate e cuocete per circa 9 minuti. Fate raffreddare bene, poi spennellate con Alchermes puro e immediatamente appoggiateli in un piatto piano coperto di zucchero bianco. Fate asciugare bene. Questi piccoli sablés innamorati si conservano a lungo in una scatola di latta.
Sull’argomento:
-STACY SCHIFF, Véra Mrs Vladimir Nabokov, Fandango Libri, 2003.
-LILA AZAM ZANGANEH, Un incantevole sogno di felicità. Nabokov, le farfalle e la gioia di vivere, Ancora, 2011.
-NABOKOV VLADIMIR, Guarda, gli arlecchini!, Adelphi 2012.
Pinco Pallino dice
Wow! Che San Valentino origiale. Complimenti!
Francesca P. dice
Beh, venire qui perchè attratta dalle farfalle (simbolo di leggerezza, libertà, grazia, le adoro) e leggere di letteratura è una sorpresa bellissima… sei una grande, ecco, volevo dirtelo, in un mondo che sempre più mette da parte la cultura e la svilisce…
L'idea della gente… è un concetto su cui riflettere tanto, potrebbe essere un ottimo spunto anche per un futuro post… 😉
Cristina D. dice
Non me ne perdo uno dei tuoi post. Leggi molto tu, vero ?! Al liceo ho divorato i classici della letteratura. All'università avrei voluto iscrivermi a lettere per poi fare la ricercatrice…ed esser pagata per leggere. Le cose son andate diversamente. E pagine come questa tua in parte riaprono la ferita. Non smettere mai di regalarci questi post !
Betulla dice
Grazie Francesca…le tue parole sono bellissime e preziose (soprattutto quando mi coglie il dubbio di scrivere post lunghissimi che, penso, nessuno si leggerà)! Hai prorio ragione: "quanto ci condiziona l'opinione degli altri? A volte troppo, comunque rifletterò…
Betulla dice
Era per rimanere in tema con i cuoricini visti su tutti i vostri blog…
Betulla dice
Carissima Cri, ti ringrazio col cuore per le tue dolci parole…mi fa proprio piacere sapere che c'è qualcuno a cui piacciono le mie "pappardelle" tra letteretura e cucina!! A me piace immensamente leggere (soprattutto i classici), e la letteratura e la poesia sono una parte essenziale della mia vita (come la cucina)! Mi sono intenerita tantissimo quando parli della tua piccola"ferita"…perchè di solito succede il contrario: tanti pensano che sia uno "spreco" fare lettere all'università (o più in generale materie umanistiche), senza capire che dietro a un insegnante, dietro a un libro, o dietro a una traduzione c'è un percorso di studi e ricerche complesso e lunghissimo. Scrivo così perchè io Lettere l'ho fatta (e non senza difficoltà e "pressioni" per farmi desistere)….ma proprio per questo posso dirti che se la tua vita è andata diversamente la tua passione può essere nutrita e coccolata facilmente. Per fortuna la letteratura ha una dimensione di immediatezza e disponibilità che manca a tante altre discipline, ed è facile avvicinarsi a questo mondo anche fuori dall'ambiente "accademico"!! E poi, scusa, fai dolci che sono magie, sei una super mamma, e avresti voluto anche fare Lettere? Poi saresti stata perfetta no?
Ros Mj dice
Non posso esimermi da un commento, anche dopo la lettura di ciò che rispondi a chi ti scrive. Io amo i tuoi post, sono perfetti, ricchi di informazioni, colti, spesso anche poetici. E cucini benissimo, attingendo alla tua creatività. Io ho seguito le mie passioni con lo studio ma il mio rammarico è non aver potuto lavorare in un campo che mi fosse più congeniale. Nonostante la fama di "buffona sempre con il sorriso sulle labbra", qualcuno legge un po' di tristezza nei miei occhi, quando sono seduta ad una scrivania con tanti flaconi di creme (non alimentari) accanto a me. Quando passo sul tuo blog è un po' come se la porta sulla mia Isola che non c'è si spalancasse. Grazie, amica mia