Ogni anno l’8 marzo cerco un fiore di cultura, arte o poesia da regalare a me stessa. Questa volta, per fare di necessità virtù, il fiore è stato completamente virtuale: mi sono iscritta a un gruppetto di lettura dedicato a Emily Dickinson, una delle poetesse più famose del mondo, regina indiscussa del minuscolo, dei giardini dello spirito e della luce delle parole. Così sono giorni che mi porto dietro in ogni angolo della casa il Meridiano delle sue poesie, tutto fiorito di segnalibri turchesi, a indicarmi i componimenti che ogni lunedì, per tutto il mese di marzo, commenterò insieme alle nuove compagne di avventura.
Qualche sera fa, spulciando un po’ la bibliografia dedicata all’opera ho trovato un suggerimento monto interessante: un libricino di cucina venduto nella casa natale della poetessa come mini guida. In tre clik sono finita sul sito della casa museo, che effettivamente ha una bella paginetta dedicata all’argomento: spiegano quanto Emily amasse la cucina, stanza cuore della casa, e come spesso impastasse pane, biscotti di pan di zenzero e torte per coccolare famigliari e amici. Si sono conservate addirittura sue poesie scritte sul retro di ricette, o sull’involucro del cioccolato.


Come ha scritto Marisa Bulgheroni, curatrice del Meridiano, Emily, «erede della vocazione familiare all’abisso, rinuncia totalmente alla dimensione pubblica». Ebbene sì, il caso ha voluto che appena prima che le misure sanitarie di contenimento del coronavirus trasformassero tutti noi in reclusi, 32 fanciulle sconosciute scegliessero all’unanimità di leggere l’opera di una donna che ha vissuto più nelle sue parole che nella vita vera. In ogni caso questo suo legame con la cucina mi ha fatto un’immensa tenerezza, esattamente la stessa tenerezza che ho provo quando al supermercato vedo gli scaffali della farina completamente vuoti. Il primo pensiero è per gli ingredienti base, per quel che ci permette di fare tutto, dalla pasta, al pane, alla pizza ai dolci…pensiamo alla farina, a impastare, magari per passare il tempo, ma soprattutto, credo, per coccolare chi abbiamo vicino. Anche io mi sono messa a fare il pane. Come scriveva Emily: “Love’s oven”. Coraggio amici, teniamoci caldo il cuore (con pane e poesia).
«Impasta il pane in cucina..e intesse raggi di sole nella sua poesia ».
p.s: la ricetta è delle mitiche Sorelle Simili ed è tratta dall’adorato Pane e Roba Dolce di cui vi ho già parlato per Streghe e Angelica. È un pane a impasto diretto, quindi in due orette al massimo tra impasto, lievitazione e pieghe, e avete queste biove calde e fumati pronte. La ricetta ve la trascrivo tale e quale come si trova sul libro. Il passaggio sulla seconda lievitazione delle chioccioline di pasta sul canovaccio secondo me è un po’ confuso. Ma guardate le foto che vi ho fatto e capirete in un lampo come vanno fatte lievitare.
BIOVE
Non è necessario programmarlo in anticipo, poiché, essendo un impasto diretto, potete decidere di farlo anche all’ultimo momento. È veloce da fare e può accompagnare l’intero menù.
Ingredienti:
500 g di farina 00
280 g di acqua circa
20 g di lievito di birra
20 g di strutto (io burro)
10 g di malto d’orzo (io un cucchiaino di miele)
8 g di sale
Procedimento:
– Fare la fontana, amalgamare al centro tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Lavorare e battere per 8-10 minuti, coprire e fare lievitare 20 minuti.
– Dividere l’impasto in due e formare due palle, poi due filoni che spianerete con il mattarello in due rettangoli piuttosto sottili.
– Arrotolarli per il lato lungo, poi adagiarli verticali davanti a voi e fare una lunga pastella sottile, larga cm 6.
– Arrotolare la pastella tenendo le dita sui lati per impedire che si formino le punte.
– Mettere sul tavolo un pacco di farina, coprirlo con il lembo di un canovaccio molto infarinato, disporre su di esso il pezzo appena formato con la falda sotto e una estremità (la chiocciola) appoggiata al pacco, sollevare il canovaccio e disporre il secondo pezzo punta contro punta, sollevare il canovaccio e usare un altro pacco di farina per fermare i pezzi che così lieviteranno solo in orizzontale.
– Coprire e lievitare per 30-40 minuti.
-Sollevare delicatamente i pezzi, tagliarli a metà, tagliando la chiocciola con una spatola di plastica o in legno, metterli sulla teglia con il taglio verso l’alto e incidere con una lametta a circa 1 cm di profondità. Infornare a 200-210° per 25-30 minuti.
Anch’io in questi giorni ho fatto spesso il pane e conosco il ricettario delle Sorelle Simili.
È un ritorno al passato che fa bene al cuore.
Grazie per averlo ricordato.
Una realizzazione davvero ad opera d’arte ^_^ Voglio riprovare a fare queste biove con il lievito madre..ti farò sapere ^_^